LECCE (di Gavino Coradduzza) – Quella di Agrigento non è una vittoria procurata da occasionali colpi dei singoli; alla luce di quanto si è visto in campo, quel tempo e quel modo, anche di vincere, sembrano appartenere al passato: il Lecce pare aver indossato una nuova divisa, forse non bellissima, ma assiduamente concreta e matura, evoluta e consapevole… Il buon segnale arriva certo dal gol di Curiale (facile facile quanto si vuole, ma si è vere punte quando ci si fa trovare a presidiare, dunque ad esserci, quelle posizioni che consentono di realizzare, altrimenti il gol resta una chimera). È un ottimo segnale anche il gol di Moscardelli, così come il Diop che si procura e trasforma un calcio di rigore. Da cosa è scaturito tutto ciò?
La vera, importante, novità è proprio quel che il Lecce ha fatto vedere nella trasferta siciliana, punteggio ed episodi a parte. Cosa ha fatto vedere? Ha dimostrato che si vince con l’organizzazione… perchè questa a me pare la vittoria della organizzazione di squadra. Una quindicina di minuti di leggera sbavatura nel corso della ripresa, frutto più della reazione nervosa dei siciliani che di vero e proprio “ammainare” dei giallorossi, niente tolgono alla complessiva aderenza dell’intera squadra al pensiero organizzativo di Braglia. Questo è pertanto un successo della squadra, intendendo per squadra tutto ciò che è compreso tra il più alto dirigente ed il più umile dei collaboratori; passando ovviamente per organico e staff tecnico. Dico questo per sottolineare che, con molta probabilità, il Lecce di Agrigento è finalmente sbarcato nella dimensione giusta per il campionato in cui milita: il Lecce è diventato “squadra”, a prescindere dal tasso di superiore qualità di alcune sue pedine inclini (ancora nel recente passato) a sostare davanti allo specchio, intenti a rimirarsi.