LECCE (di Pierpaolo Sergio) – Quando si dice “Non vedere la porta neppure col binocolo…” È proprio una frase che ben si addice all’attuale situazione del Lecce che si lecca le ferite dopo la quinta sconfitta consecutiva e altrettante partite senza andare in gol. Un’involuzione evidente, innegabile e, a quanto pare, anche dello stesso mister Marco Baroni, finito nel mirino delle critiche di larghe fasce della tifoseria giallorossa per scelte di formazione, gestione dei cambi ma, soprattutto, ferrea applicazione del modulo 4-3-3.

Gli ultimi sorrisi risalgono alla ormai lontana trasferta in casa dell’Atalanta, quando i salentini furono capaci di imporsi 2-1 sui bergamaschi meritandosi elogi e applausi per il gioco proposto, sia pure sempre poco spettacolare ma almeno concreto. Un Lecce che allora pareva toccare con mano una storica salvezza in largo anticipo e che, al contrario, da quel momento ha inziato una sorta di corsa del gambero. Cinque gare ed altrettante sconfitte maturate tutte alla stessa maniera, ossia con una squadra svogliata, slegata, stanca e spuntata più del solito.

Tra infortunati di lungo corso che limitano le già scarse scelte dell’allenatore ed una condizione psico-fisica che non si capisce come mai si faccia fatica a rendere per lo meno appena accettabile, i giallorossi non sono più capaci di tirare nello specchio delle porte avversarie, né di recuperare il golletto che puntuamente incassano. Un crollo mentale, prima ancora che di forma scadente, coinciso con le indiscrezioni di mercato che inevitabilmente vanno a incidere sulla psicologia di elementi ancora acerbi e troppo giovani, oppure consapevoli che tra un paio di mesi la loro avventura in questo club sarà probabilmente finita.

Un vero peccato, perché i 27 punti finora conquistati col sudore e con un atteggiamento improntato alla fedele applicazione del motto di Alexandre Dumas del “tutti per uno, uno per tutti” rappresentano un tesoro da preservare con unghie e con denti. A undici giornate dalla fine del campionato si sta giocando col fuoco, confidando fin troppo sugli 8 punti di vantaggio accumulati sulla zona retrocessione.

Alla società, in particolare al presidente Saverio Sticchi Damiani ed al direttore Pantaleo Corvino, spetta il compito di dare una scossa a questo gruppo perché la politica della carota senza bastone ormai non dà più frutti e non si può sperare in eterno nella buona sorte che vede le ultime tre in classifica marciare ad un’andatura da retrocessione certa. Il calendario non aiuta certo il Lecce, ma solo quel Lecce ammirato contro le big del torneo nel girone di andata può andarsi a prendere quella manciata di punti che mancano per cantare vittoria e brindare ad una permanenza che comunque avrebbe i connotati del miracolo calcistico, vista la caratura tecnica di questa rosa allestita all’insegna della creatività e delle ristrettezze finanziarie. Le lezioni del recete passato insegnano che nessuno si può sentire salvo senza lottare e senza sudarsi il risultato. Che il bel sogno, insomma, non si tramuti in incubo per ignavia, testardaggine o presunzione.

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