Lecce 2019 cartelli
Lecce 2019 (foto Michel Caputo)

LECCE (di Massimiliano Cassone) – “Non ci sono perdenti. Tutte le città porteranno avanti i loro progetti con la loro creatività”, ha affermato Steve Green, presidente della giuria che ha scelto tra le sei candidate, la prossima Capitale Europea della Cultura per il 2019.

“È stata occasione importante per il Paese – ha detto il ministro Franceschini – Il meccanismo di selezione ha spinto a programmare un insieme di eventi e di recuperi. Ora lavoreremo per cercare di avere tra le altre città una Capitale italiana della Cultura”.

Tante belle parole, tanti bei progetti, ma la realtà è amara per Lecce, per il Salento e per tutte le persone che vedevano nell’anno 2019 un trampolino di lancio verso il riscatto di questo estremo lembo d’Italia.

Perrone Michel caputo
Paolo Perrone, Sindaco di Lecce

Paolo Perrone, sindaco di Lecce, ha scelto Facebook per le sue prime dichiarazioni a caldo: “Non sempre le cose vanno come vorremmo. Non sempre la vita si conforma a ciò che riteniamo giusto per noi. È stato un bel sogno, Lecce 2019, ma non si è avverato come avremmo desiderato. E però un fatto resta: siamo riusciti a sentirci uniti come non mai, siamo riusciti a sviluppare, in nome di questa battaglia, un senso d’identità e di appartenenza che forse non avevamo mai provato. Siamo riusciti a dare alla nostra meravigliosa città quel ruolo che le spetta e le spetterà sempre, non solo nel 2019: lo status visibile e riconosciuto di capitale internazionale dell’arte, della cultura e del buon vivere. E mi sento privilegiato ad aver rappresentato l’energia e l’entusiasmo straordinario che ho avvertito intorno a questa bella avventura. Insomma, abbiamo tutti insieme scritto comunque un capitolo esaltante della storia di questa città; abbiamo capito che il futuro è comunque nelle nostre mani, e che lavorare tutti insieme per costruire un domani migliore per tutti, senza differenze ideologiche, si può e si deve. È obbligatorio. Perché questo patrimonio di valori altissimi non vada disperso mi farò dunque io stesso, per primo, garante; di quest’avventura fantastica resterò sempre grato a tutti voi, donne e uomini del Salento che avete partecipato all’impresa. Grazie, grazie a tutti: nel mio cuore per sempre. E tanti auguri a Matera, città bella e antica con la quale – ne sono certo – potremo lavorare proficuamente per raccontare una storia vincente e inedita per il nostro Sud”.

La realtà parla chiaro, i 13 voti a disposizione dei giudici sono stati suddivisi così: 7 per Matera, 3 per Ravenna, 3 per Siena e zero voti per Lecce. La sconfitta è cocente, è enorme e non può essere chiamata con un altro nome. Inutile usare sempre toni politicamente corretti, di fronte a delle delusioni così grandi bisogna soltanto analizzare i motivi, perché il danno sia di visibilità, che economico è di dimensioni rilevanti.

Matera, Michel Caputo
Matera (foto M.Caputo)

Inutile continuare a fare i “radical chic” della situazione e tentare di imborghesire le idee altrui; questa è una sconfitta, la sconfitta di un progetto che non ha convinto. E bisogna capire cosa non abbia funzionato. Il progetto? Oppure la tela di relazioni politiche che hanno soffiato come un vento forte nella direzione di Matera spingendola verso questa eclatante vittoria?

Innanzitutto bisogna fare i complimenti a Matera ed al suo staff: hanno puntato su ciò che erano, su quel che sono e su quanto posseggono; non hanno tentato di “reinventare” nulla. E va bene così. Ma subito dopo bisogna addentrarsi nell’analisi.

L’idea del direttore artistico Airan Berg, nato a Tel Aviv, non ha convinto i giudici? E se come dice il Ministro Franceschini, ora, tra le cinque città rimaste potrebbe essere scelta una Capitale della Cultura italiana, bisogna capire subito il perché dei zero consensi ottenuti, altrimenti Lecce rimarrà ancora al palo. Eppure, Berg aveva accompagnato sul podio la piccola cittadina austriaca di Linz nel 2009, quindi parliamo di un professionista che conosceva già parte del percorso da affrontare. Forse a Lecce, appunto, non c’era nulla da reinventare ma soltanto un patrimonio artistico e culturale da valorizzare. Col senno del poi però è facile ragionare eppure va fatto per cercare di smussare gli angoli su cui si è andati a sbattere.

Oppure, la seconda ipotesi è che Matera abbia avuto degli sponsor politici così influenti da permetterle di avere questa meravigliosa opportunità. E non è certo un “peccato” se così fosse ma soltanto una via praticata sul lungo percorso per arrivare alla meta. E perché, ci teniamo ad evidenziarlo, Matera ha le basi per essere la Capitale Europea della Cultura e queste basi sono state valorizzate al meglio, senza di queste non sarebbe bastato nessun tipo di favore. E perché la funzione della politica deve essere anche questa.

Il presidente della Regione Basilicata è Marcello Pittella, fratello di Gianni, pilastro del Parlamento Europeo, vicepresidente vicario e capogruppo dell’Alleanza dei Progressisti e dei Democratici; entrambi figli “d’arte” di Domenico Pittella già senatore. Gianni Pittella è colui che ha portato 234.011 preferenze al Pd nell’ultima tornata elettorale europea, in più è un amico fidato di Matteo Renzi.

COSA HA PERSO LECCE? – Il premio ricevuto subito dopo la proclamazione è di un milione e mezzo di euro. Poi ci saranno i finanziamenti. Il budget stanziato nei vari anni è abbastanza diverso: si va dai 20 milioni di euro per Cork, Sibiu, Vilnius e Tallin, ai 34 milioni di Genova fino ad arrivare ai 100 milioni per Istanbul e Liverpool; in media, quindi, Lecce ha potenzialmente perduto l’opportunità di usufruire di una pioggia di milioni di euro, di cui si “bagnerà” Matera.

Lecce2019 3CONCLUSIONI – Ora, a Lecce, bisogna fare fronte comune e stare sereni, cercare di essere meno altezzosi e ripartire dal “fare” politica. Una politica che guardi alle difficoltà dei propri cittadini e dell’Ambiente. Una politica che si guardi meno allo specchio e capisca che Lecce è culla di cultura. A Lecce non c’è nulla da inventare ma c’è tantissimo da salvaguardare in modo orgoglioso. La vera utopia da inseguire e cercare di fare diventare realtà non è quella di voler “reinventare” quel che non si è ma di essere ciò che si è sempre stati. Se i giudici non hanno assegnato nemmeno un voto al nostro capoluogo significherà pur qualcosa che bisogna ammettere senza paura: non è stata valorizzata l’identità della città.

In chiusura, occorre onestamente dire che Bari è più vicina a Matera che a Lecce; Lecce è sempre più sola di fronte a scelte politiche che la svantaggiano continuamente… Infine, un ringraziamento allo staff di Berg ed al direttore stesso va fatto. Comunque sia andata, hanno lavorato duro, forse percorrendo una strada sbagliata, ma hanno creduto nelle loro idee e le hanno portate avanti. A tutti i ragazzi leccesi che ieri al Must e non solo hanno fatto un tifo quasi da stadio e poi hanno dovuto ingoiare amaro va il nostro in bocca al lupo più grande. Con l’auspicio che nessuno dimentichi mai più che Lecce è simbolo di cultura, così come il Salento è storia.

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