LECCE (di Giovanni De Leonardis) – L’Olimpico di Roma ospita il “lunch match” tra Lazio e Lecce, con i laziali in cerca della quinta vittoria consecutiva dopo le tre in campionato ed il superamento del turno di Coppa Italia nel derby capitolino infrasettimanale. Mister D’Aversa non può disporre di Banda, Rafia e Touba, impegnati in Coppa d’Africa, oltre all’infortunato Sansone. Così Oudin a destra, Krstovic al centro e Almqvist a sinistra formano il tridente d’attacco. Kaba, Ramadani e Gonzalez costituiscono la linea mediana mentre Gendrey, Baschirotto, Pongracic e Gallo sono a difesa della porta di Falcone. Mister Sarri non rischia Immobile dall’inizio e schiera un “falso nueve”: Felipe Anderson al centro con Isaksen e Zaccagni a comporre il tridente d’attacco. Arbitra Maria Sole Ferrieri Caputi della sezione di Livorno.

Già dalle prime battute le squadre esercitano un pressing alto, così da rendere difficoltoso il fraseggio degli avversari che ricorrono pertanto ai lanci lunghi. Al 12.mo proprio una verticalizzazione di Oudin libera in area Krstovic il cui tiro, da posizione defilata, viene parato da Provedel. Un minuto dopo è la Lazio a rendersi pericolosa con Isaksen che tira da pochi passi ma il suo esterno destro viene rinviato da Falcone.

Da sottolineare che l’estremo giallorosso, romano di nascita e dichiaratamente romanista, per tutta la durata della partita è stato bersagliato dai fischi laziali ogni qualvolta entrava in possesso di palla.

Le due squadre, a causa dell’aggressività degli avversari, hanno difficoltà a creare gioco, e quando il pressing della Lazio viene meno, il Lecce si accontenta di tenere palla nella propria metà campo. Al 23.mo Romagnoli deve sostituire Patric, infortunato ad una spalla. Al 33.mo Almqvist mette un traversone in area, la palla giunge a Kaba il cui tiro costringe Provedel in angolo. Dal conseguente corner, Pongracic impatta bene di testa ma la palla termina a lato. Non accade più nulla fino all’intervallo, con il Lecce apparso in buon controllo della partita.

Al rientro dagli spogliatoi, Sarri schiera Pedro per Isaksen. La Lazio appare più determinata, aumenta il ritmo, e va vicina al vantaggio prima con Pedro e poi con Zaccagni. In entrambe le occasioni i tiri terminano di poco alti sulla traversa. Si tratta del preludio del gol laziale che giunge dopo 4 minuti, precisamente al 58.mo: Luis Alberto serve in area Felipe Anderson, colpevolmente lasciato senza marcatura; il brasiliano ha tutto il tempo di controllare la palla, prendere la mira e superare Falcone con un destro forte e preciso.

Il Lecce prova a reagire ma non crea pericoli. D’Aversa sposta Oudin a sinistra e riporta Almqvist a destra, nel suo ruolo naturale. Al 65.mo inizia il valzer delle sostituzioni: Vecino e Lazzari sostituiscono Luis Alberto e Pellegrini. Poco dopo il Lecce non sfrutta due ghiotte occasioni per pareggiare. La prima capita sulla testa di Krstovic, servito da un preciso cross di Almqvist. Incredibilmente da breve distanza il montenegrino non inquadra la porta. La seconda capita a Kaba cui giunge un traversone di Gallo ma il tiro da buona posizione in area termina fuori.

D’Aversa immette forze fresche dapprima con Strefezza e Blin per Kaba e Gonzalez e poi, al minuto 84 (forse un po’ tardi), passa al 4-4-2 inserendo Dorgu e Piccoli per Gallo e Oudin. Nel frattempo, Immobile rileva Zaccagni. Il Lecce generosamente si riversa in attacco ma senza molte idee. La porta di Provedel non corre pericoli e dopo quattro minuti di recupero la signora Ferrieri Caputi (non impeccabile la sua direzione) decreta la fine delle ostilità.

I giallorossi ancora una volta hanno fornito una prestazione ambigua. Un buon primo tempo, migliore di quello della Lazio, con un pressing efficace e qualche pericolo portato alla difesa laziale. Nel secondo tempo invece hanno avuto il demerito di concedere campo agli avversari, abbassandosi troppo. Così, alla prima disattenzione difensiva, incassa il gol e poi non riesce a sfruttare quel paio di occasioni per agguantare il pari. Un film già visto. Certamente a favore della Lazio ha giocato la qualità dei cambi: Sarri ha mandato in campo, nell’ordine, Romagnoli, Pedro, Vecino, Lazzari e Immobile. D’Aversa, che non dispone di altrettanta qualità, ha cercato di ravvivare la manovra con le sostituzioni, ma forse avrebbe potuto fare ricorso anticipatamente al doppio attaccante.

Inizia quindi con una sconfitta il girone di ritorno, sconfitta che è necessario archiviare al più presto perché domenica arriva la Juventus, e due eventuali passi falsi in avvio di girone non costituiscono certo un buon viatico per il prosieguo del campionato.

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