LECCE – Roberto D’Aversa, allenatore del Lecce, ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni della Lega Serie A, in cui ha parlato della sua nuova sfida in giallorosso a 360 gradi, a meno di un mese dall’esordio in campionato al “Via del Mare” contro la Lazio di Maurizio Sarri. Queste le parole del tecnico abruzzese riguardo la sfida contro i biancocelesti: “Già alla prima partita in casa contro la Lazio vogliamo sfruttare al meglio il nostro fantastico pubblico. Lavorare in una piazza come quella di Lecce significa avere un vantaggio, un aiuto. Chiaramente dobbiamo essere noi ad entusiasmare il pubblico, le immagini dei tifosi a Monza per il match salvezza sono ancora nitide, speriamo di replicarle, magari tra le mura amiche“.

Il mister ex Sampdoria e Parma, fra le altre, ha poi commentato il ritorno in panchina dopo un anno di assenza dalle scene: “Un anno lontano dal campo non è stato semplice. Tra campo e panchina venivo da 27, 28 anni in cui sono stato sempre impegnato. L’aspetto positivo è che mi sono goduto la mia famiglia, ma dopo un anno e mezzo anche loro non vedevano l’ora di vedermi tornare in campo. Non si tratta di dover dimostrare qualcosa dopo le esperienze di Parma e Sampdoria, ma di lavorare al meglio per far sì che il mio club ed i miei ragazzi raggiungano l’obiettivo. Ho avuto la possibilità di andare in Inghilterra a seguire gli allenamenti del Tottenham, ma anche quelli di Gian Piero Gasperini. Ho studiato l’inglese perché nel calcio è importante ed infatti a Lecce è necessario per venire incontro ai ragazzi che impareranno l’italiano, ma con i quali è giusto trovarsi subito in sintonia. Obiettivo salvezza? La Serie A è un campionato difficile. Lì dove siamo stati a raggiungere un risultato dando il 100% dobbiamo anche essere consapevoli che per confermarsi servirà andare oltre quella soglia, dando di più. Sono salite due squadre prestigiose come Genoa e Cagliari, quindi servirà qualcosa in più. Vogliamo raggiungere l’obiettivo, cercando magari di far divertire il nostro pubblico. Per riuscirsi servirà il gruppo e scendere in campo da squadra vera. Serve esperienza, che non vuol dire per forza avere l’età media più alta, ma freschezza e fame. Non bisogna mai sentirsi appagati ma vogliosi di fare bene attraverso il lavoro di ogni giorno“.

D’Aversa ha inoltre parlato della questione modulo e del progetto giovani, al centro della chiesa al Lecce: “Non bisogna stravolgere quello che si è fatto l’anno scorso dato che numeri e moduli sono importanti, ma a contare davvero è l’interpretazione che si dà agli stessi ed il modo in cui si scende in campo. L’atteggiamento che si ha quando si ha la palla o no. Il 4-3-3 si può utilizzare in modo diverso, con un play basso o con un vertice alto. Questo cambia anche a seconda degli interpreti che hai Per quanto riguarda i giovani mi auguro che il binomio D’Aversa-giovani possa funzionare, come magari ha funzionato altre volte grazie al lavoro fatto in quella direzione. Ripetersi significherebbe poi aver lanciato giovani per la Serie A, ma anche fare il bene per la sostenibilità economica del Lecce”.

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