PERUGIA (di Luca Manna) – Esiste un confine sottile fra cuore e ragione, una piccola linea che delimita il passaggio fra il sentimento e la razionalità. Capita però delle volte che una delle due cose prenda il sopravvento sull’altra e si creino situazioni che non vorremmo e che, a volte, possono portare a conseguenze incontrollabili e che inimmaginabili… o forse sì. Il Lecce viene da un pareggio importantissimo nell’attesissimo match contro il Catania, una partita nella quale ha ritrovato finalmente un Via del Mare pieno di gente e di passione e che, nonostante la mancata vittoria, ha permesso alla squadra di Liverani di mantenere 4 punti di vantaggio sugli etnei e di ricevere a fine partita un calorosissimo applauso da tutto lo stadio accompagnato dal coro della Curva Nord: “Siamo sempre con voi, non vi lasceremo mai!” Un coro che ha un significato importante, che nasconde dentro di sé la maturità di una tifoseria capace di accettare un pareggio importante in una partita che tutti avrebbero voluto vincere, perché consapevole del valore intrinseco di quel risultato.

Siamo usciti tutti dallo stadio bagnati di pioggia, ma felici perché la classifica dice che il Lecce è primo e con un margine di quasi due gare di vantaggio, ma soprattutto perché il clima respirato è stato di quelli da “vecchi tempi”, quelli in cui sembra che il vento soffi nella direzione giusta. Siamo usciti dallo stadio da primi in classifica, ma sono bastate poche ore, una sola notte e questa sensazione di pace e fiducia ha lasciato subito il suo posto alla paura, alla rabbia, alla confusione; il tutto perché il calciomercato di gennaio sembra essere diventato oramai l’ennesimo ostacolo sulla strada per la Serie B, più che l’occasione per rendere il Lecce ancora più forte di quanto non sia già.

Proprio una settimana fa scrivevo di come si stesse affrontando questa sessione del mercato di riparazione con grande intelligenza, alla luce dell’acquisto di Matteo Legittimo e della trattativa per il giovane Ransford Selasi, ma è evidente che la situazione ripresentatasi da lunedì mattina in poi abbia capovolto tutto, non tanto dal punto di vista tecnico, ma in maniera pesante dal punto di vista ambientale.

Non è e non sarà mai mia abitudine giudicare l’operato della società, così come in una situazione al limite come questa non è mio compito giudicare positivamente o negativamente le due fazioni pro Strambelli o contro Strambelli createsi nella tifoseria leccese. Però è mio diritto e, forse mio dovere poiché scrivo su una testata giornalistica libera, esprimere quel che è il mio pensiero, sottolineando che il giorno dopo qualsiasi decisione venga presa, il Luca tifoso continuerà a tifare per il Lecce in maniera incondizionata.

Fabio Liverani ha chiesto un trequartista e, oramai sicuramente, aveva indicato due profili su tutti dopo aver analizzato tutti i fattori e le possibilità del mercato: Lucas Chiaretti e Nicola Strambelli. Meluso si è messo al lavoro per accontentare il proprio mister, subendo però dopo molti tentativi il rifiuto da parte del brasiliano del Cittadella. Nel frattempo, il nome di Strambelli ha iniziato a provocare quello di cui tutti siete a conoscenza e che non c’è bisogno che vi descriva e, in vista della partita di Catania è stato, forse volutamente, messo in naftalina. Appena archiviata però la pratica etnea è tornato in auge e, tra indiscrezioni giornalistiche e pubblicazioni sui social del calciatore, sembra che la conclusione della trattativa sia oramai ad un passo; sembra, appunto, perché nessuna comunicazione ufficiale ancora è stata rilasciata da parte di nessuno dei protagonisti di questa paradossale storia.

Insomma, Strambelli sembra essere vicinissimo ad indossare la maglia giallorossa, ma il suo eventuale arrivo ha già creato una situazione alquanto significativa: è riuscito a dividere a metà la tifoseria, a spaccarla in maniera netta fra chi si professa machiavellico e affinché si raggiunga il fine sarebbe disposto a perdonare il mezzo e chi, invece, non perdona, minacciando addirittura di abbandonare lo stadio o di strappare l’abbonamento, e sente tradito il suo orgoglio e la dignità della maglia che ama. Una divisione netta, totale, in alcuni casi anche verbalmente violenta.

striscione strambelliResterebbe poi da capire se tale presa di posizione di molti tifosi sarà pure accompagnata da un clima di tensione allo stadio, magari con contestazioni nei confronti anche della società che, non lo merita, ma già viene tirata in ballo come “traditrice” e se tutto questo caos mediatico non influisca sulle certezze di un gruppo che sembra coeso e forte come non mai e magari potrebbe iniziare a vacillare.

Ecco allora che la paura inizia a prendere il sopravvento, ecco che la ragione anche di chi cerca di essere sempre equilibrato, rispettoso e razionale all’eccesso inizia a farsi sopraffare dal sentimento, dalla sensazione che il terreno sotto i piedi inizi a scricchiolare.

Sono grato a Liverani per averci restituito passione, gioco, punti e sogni; sono grato a tutto lo staff dell’US Lecce per quanto stanno costruendo in questi anni e per i loro enormi sacrifici e, proprio perché sono affezionato a tutti loro, sento di chiedere una volta per tutte col cuore in mano se ne valga davvero la pena.

Presidente, mister, direttore: ne vale davvero la pena? Un club dev’essere indipendente e sforzarsi di tralasciare condizionamenti esterni, ma è giusto alterare in questo modo un equilibrio che così tante soddisfazioni ci ha dato finora? È corretto mettere a rischio l’entusiasmo e l’unione di intenti che si è creata fra tutte le componenti intorno al Lecce per il raggiungimento dell’obiettivo? Siamo sicuri che stiamo parlando di un giocatore imprescindibile, garanzia di successo, garanzia di vittoria per il quale sia lecito rischiare di spaccare la tifoseria e magari beccarsi fischi ed insulti perché tanto da solo ci farà vincere il campionato?

Certo, il calcio non dovrebbe essere questo, ma uno sport nel quale chi investe ha il diritto di non farsi condizionare da fattori “esterni”, ma il calcio deve essere pure uno sport nel quale chi decide di deridere pubblicamente, continuamente e anche privatamente una tifoseria ed una città si deve poi assumere le responsabilità di quel che fa e cercare coerentemente anche di declinare qualsiasi invito ad indossare quella maglia, anche se fosse la sua più grande occasione professionale.

Caro mister, lei non ha idea di quanto io la stimi e ammiri ciò che sta facendo sulla nostra panchina, ma la sua situazione di romanista alla Lazio non ha nulla a che vedere con quanto Strambelli si è permesso di fare e dire nei nostri confronti e lei è intelligente abbastanza per capire quanto grosso sia il rischio che il giocattolo così bello improvvisamente si rompa.

Immutato resterà il mio amore, la mia stima e la mia passione. Mai contesterò il mio Lecce primo in classifica, ma non potrò non condannare chi lo farà nel caso in cui Strambelli dovesse indossare la nostra maglia. Perciò, con scoramento noto che siamo sì primi in classifica, ma sembra di non esserlo affatto…

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