LECCE (di Massimiliano Cassone) – Sono stato sempre un sognatore ed ho sempre immaginato un mondo senza ingiustizie; mi rendo conto che sarebbe stato più semplice desiderare una strada d’asfalto diretta che solcasse tutti i mari ed arrivasse da Lecce a New York. E, tra il serio ed il faceto, pubblicherò un documento che si commenta da solo. Andiamo per gradi e partiamo dall’ultimo sogno: è accaduto (forse) questa notte.
Mi sono ritrovato in un campo di concentramento, correva l’anno 2050. Un campo di concentramento moderno, modernissimo, immaginate che si dormiva in casse di legno che sembravano “cofani sacri” e non c’erano nemmeno le camere a gas, un lusso praticamente. Era un luogo particolare; io ero vecchio e senza denti (i capelli quelli li avevo già persi da giovane), non so come mi trovassi lì, non me lo sapevo spiegare e nessuno me lo diceva o riusciva a spiegarselo, forse il mio compito era quello di documentare ciò che vedevo con l’ultimo inchiostro d’una penna ormai “passata” nel dimenticatoio di chi la verità non vuole leggerla. In questo campo c’erano degli Ultras, dei “ragazzotti” un po’ sopra le righe che amavano il Borghetti e cantavano sempre, rincitrullendomi ancor di più di quanto lo fossi.
Uno di loro mi disse che preparavano la sfida della domenica, quando chiesi di quale sport, mi rispose sorridendo: “Di uno sport che non esiste più”. Rinchiusi in questi recinti (presenti in diverse città del mondo) preparavano delle sfide che la domenica si ritrovavano ad affrontare, con altri “matti” come loro, a colpi di slogan e sfottò, a volte offendendosi goliardicamente. Erano consentiti anche i fumogeni, cose dell’altro mondo se pensiamo a tutti i “miliardi” di morti che hanno provocato i fumogeni nel mondo. La gara terminava con un terzo tempo, tutti amici e poi tutti a mangiare insieme prima di rientrare nei recinti.
Ad uno di loro chiesi che fine avesse fatto il calcio, non ricordavo nulla più; mi rispose: “Il calcio? Si gioca in stadi dove il biglietto costa quanto lo stipendio medio d’un operaio. C’è poca gente, solo i ricchi possono permetterselo… il resto, se ti piace e puoi permetterlo lo vedi nelle tv a pagamento”. Lo guardai, non risposi e mentre loro continuavano a “slogheggiare” (passatemi il neologismo ma è solo un sogno) mi sono risvegliato accorgendomi di stare invecchiando.
Dopo avervi tediato con il sogno visionario, di chi la sera prima aveva mangiato una pizza alla diavola con patatine e peperoni per secondo, voglio porre alla vostra attenzione un documento: è un biglietto di una partita di calcio, precisamente Paganese – Lecce. In quell’occasione, 23 tifosi del Lecce, dopo aver assistito alla gara senza creare nessun tipo di problema, si videro notificare il DASPO. Trattammo la questione in quest’articolo.
I 23 ragazzi furono raggiunti da un funzionario della Questura che, in modo civile ed educato, li fece entrare nello stadio procurando lui stesso, dopo aver chiesto 10 euro ed un documento, i biglietti. Andò tutto bene… tranne l’indomani quando, come regalo, i ragazzi ricevettero la notifica della diffida. Un fatto questo che parrebbe irreale o surreale o irrazionale, decidete voi il termine giusto, io sono un po’ confuso per colpa di questo biglietto che vi faccio vedere… Ho colorato di giallorosso il nome e cognome di uno dei “daspati”, noi ci teniamo alla privacy, ed ho cerchiato con lo stesso colore la dicitura “omaggio”.
E già, questo biglietto costato 10 euro con il quale il ragazzo ha vinto un DASPO, era addirittura un biglietto omaggio. Non sappiamo nulla degli altri 22 ma, se così fosse anche nel loro caso, caspita che fortuna: per 230 euro qualcuno avrebbe “venduto” 23 DASPO… Nemmeno in tempo di saldi si potrebbe essere più fortunati. Non voglio e non vogliamo né giudicare, né accusare: noi portiamo alla luce una notizia, raccontiamo una storia, sempre in buona fede come speriamo siano tutti i protagonisti della vicenda, perché noi crediamo in un mondo in cui siamo tutti “fratelli”… poi però mi blocco un attimo e provo paura: forse anche Abele sognava un mondo così…