LONDRA – Ancora una volta i calci di rigore sono stati amici dell’Italia, che si è aggiudicata Euro2020 espugnando Wembley Stadium contro i padroni di casa dell’Inghilterra. Finisce in trionfo la cavalcata azzurra nel torneo continentale che porta a 34 il numero di risultati utili consecutivi messi in fila dai ragazzi del Ct Mancini. L’ultima risale a tre anni fa, il 10 settembre 2018, quando il Portogallo ci estromise dalla Nations League con un 1-0 firmato da André Silva. Numeri da paura per la Nazionale italiana che con il successo agli Europei si porta al quarto posto nel ranking FIFA.

DONNARUMMA, 9: nei 134′ precedenti la lotteria dei penalty viene chiamato in causa praticamente solo da Stones, con un pericoloso colpo di testa smanacciato in corner. È ai rigori che si scatena Gigione, prima su Sancho, dove intuisce e nega la gioia al neoacquisto del Manchester United e poi neutralizza il tentativo dagli undici metri del giovane Saka portando l’Italia sul tetto d’Europa. Un’altra sontuosa prestazione da parte dell’ex Milan, che a soli 21 anni si conferma uno dei migliori portieri al mondo.

DI LORENZO, 5,5: il terzino del Napoli è chiamato ad affrontare l’ennesimo osso duro sulla fascia dopo Alaba, Doku ed a completare il quadro il ‘Red Devil’ Luke Shaw, un brutto cliente che beffa subito il laterale destro azzurro, il quale stringendo su Harry Kane si perde “Shawberto Carlos” (così ribattezzato dai tifosi inglesi), che arriva come un treno ed insacca già al 2′ di gara.

BONUCCI, 8,5: ci pensa Leonardo Bonucci a pareggiare i conti, con una zampata in mischia che al 67′ ridà speranza a tutto il popolo italiano. Il centrale difensivo bianconero è il giocatore più anziano in assoluto ad inscrivere il proprio nome fra i marcatori di una finale di un Europeo. Ammonito giustamente per un fallo ai danni del funambolico Sterling. “Bonny” a 34 anni e 73 giorni sta rivivendo una seconda gioventù dopo il flop con la maglia del Milan, dove stava perdendo delle certezze e che infatti deciderà di salutare dopo una sola stagione, tornando nuovamente alla Juventus. Va a calciare il terzo rigore e non delude, confermando così una partita dispendiosa e di grinta, due fattori in comune con l’amico e compagno di reparto Chiellini.

CHIELLINI, 8: è un Giorgione che continua a splendere, anche all’ultimo appuntamento contro gli inglesi, che si fa trovare pronto a dare tutto. Kane è un altro cliente scomodo dopo Arnautovic, Lukaku e Morata per “King Kong” che insieme al pacchetto arretrato schierato dal nostro cittì riesce ad annullare la stella del Tottenham. Deve spendere un cartellino giallo nelle battute finali della gara, quando Bukayo Saka stava per involarsi pericolosamente verso Donnarumma. Ma dalla diga azzurra non si passa e il capitano lo tira giù senza complimenti. Un intervento che ha fatto innervosire l’Inghilterra e sopratutto il pubblico locale, che non solo ha fischiato l’inno avversario in tutti gli appuntamenti casalinghi disputati, oltre ad aver calpestato la bandiera tricolore prima del calcio d’inizio e puntato un laser verde sugli occhi di Schmeichel nel match precedente contro la Danimarca, senza citare la rissa fra tifosi al gate dell’aeroporto di Londra, ma che ora ha la faccia di chiedere pure di poter rigiocare la gara, per un presunto rosso non mostrato al numero 3 italiano. Un trend che ha trovato riscontro già in Francia, dove la sportività di accettare la sconfitta (in quel caso con la Svizzera) è la stessa, pari a zero.

EMERSON, 5,5: parte molto timido e fa trovare scoperta la fascia dove Trippier si infila e serve Shaw per il vantaggio iniziale. Rimpiazzare l’infortunato Spinazzola è difficilissimo, Palmieri ci deve provare, ma in fase offensiva non si fa quasi notare. Col passare dei minuti aumenta di intensità, però manca l’intesa con Insigne e quando va al cross è troppo impreciso. Soffre molto, tuttavia, come gli altri compagni, dà l’anima in campo.

→ (dal 118′) FLORENZI, S.V.: entra in campo a partita praticamente finita.

VERRATTI, 6,5: partita cominciata piuttosto male e poi continuata in salita per la mezzala del Paris Saint Germain che deve soffrire un po’ come tutta la squadra. Ma poi sale esponenzialmente di livello dopo l’urlo liberatorio al gol di Bonucci. Ha a che fare con due giganti in mediana avversaria che infatti gli rendono la vita difficile più del solito, ma ci mette voglia e grinta. Esce acciaccato negli sviluppi del primo tempo supplementare.

→ (dal 96′) LOCATELLI, 5,5: dà più freschezza a metà campo, potendo tenere testa anche sul piano fisico a Phillips che è più stanco. Poteva però sfruttare meglio qualche ripartenza concessa dai “Three Lions“, che un po’ cotti preferiscono giocarsela in difesa a caccia di qualche errore degli italiani per poter ripartire magari in contropiede, ma senza risultati. Questa volta decide di non presentarsi dal dischetto ai rigori.

BARELLA, 5,5: il centrocampista nerazzurro gioca 50′ sulle tracce del più ispirato Declan Rice. Come di consueto, si danna tantissimo, ma in una finale talvolta non basta, soprattutto quando serve una fitta rete di passaggi per entrare in zona gol. Il Mancio lo intuisce e lo sostituisce alle battute iniziali del secondo tempo.

→ (dal 54′) CRISTANTE, 6,5: concede a Verratti e Jorginho un tipo di gioco più propositivo, pareggiando i centimetri in altezza col centrocampo inglese. Fa legna in mediana e spizza in mezzo all’area il cross tagliente di Berardi, dando vita così all’azione della rete azzurra.

JORGINHO, 6: peggiora la situazione già sconfortante del gol avversario accasciandosi a terra per una botta ad un ginocchio fortunatamente curata dallo staff medico italiano. Torna in campo e cresce pian piano insieme ai suoi compagni. Rischia l’espulsione per un fallaccio su Grealish, ma il fischietto olandese Kuipers è clemente e sventola lui solamente il giallo. Sbaglia il match-point del quinto calcio di rigore a cui Pickford dice di no, aiutato dal palo che mette fuori il pallone respinto.

CHIESA, 8,5: il figlio d’arte deve uscire in lacrime per una distorsione alla caviglia che gli rovina la gara e che smuove dalla panchina l’amico e compagno di club Bernardeschi. Per l’ennesima volta si conferma il top player tra gli azzurri, l’unico a provarci seriamente nella prima frazione di gioco concludendo di poco a lato, a portiere battuto. Nella ripresa impensierisce Pickford che risponde mettendo in calcio d’angolo una conclusione da distanza ravvicinata.

→ (dall’86’) BERNARDESCHI, 6,5: appena entrato, si va a piazzare in attacco giocando da falso nueve al posto di Chiesa. Calcia praticamente addosso a Pickford una punizione dai 30 metri circa. Poco altro per lui eccetto il rigore centrale che spiazza comunque l’estremo difensore inglese.

IMMOBILE, 5: altra gara difficile per l’attaccante della Lazio, che sul piano delle energie dà tanto, ma lì davanti continua a non lasciare il segno. La prestazione scialba ed opaca, disputata sempre sul filo dell’off-side, porta il C.T. Mancini a toglierlo dal rettangolo di gioco per Berardi, schierandosi di fatto senza punte centrali, come accaduto contro la Spagna una settimana prima.

→ (dal 54′) BERARDI, 6: Mimmo ha una gigantesca occasione una decina di minuti dopo il gol di Bonucci. Scatta oltre Shaw, anticipa l’estremo difensore avversario, che cerca di impedirgli di calciare al meglio, con la palla che finisce alta sopra la traversa. Il tentativo dagli 11 metri però è impeccabile.

INSIGNE, 5,5: Walker lo limita parecchio e la Nazionale si affida molto più su Chiesa, che ha le giuste doti per rendersi più pericoloso negli ultimi venti metri. Tavolta entra in confusione con Emerson Palmieri, col quale non ha lo stesso feeling maturato con l’indisponibile Spinazzola in questo Euro2020.

→ (dal 90′) BELOTTI, 5: entra per spostare Bernardeschi nel ruolo di mezza punta, ma non riesce a contribuire più di tanto alla causa azzurra, finendo anche lui diverse volte oltre la linea del fuorigioco. Fallisce il secondo rigore, incrociando sulla sinistra ma facendosi parare il penalty del possibile 2-1.

C.T. MANCINI, 7,5: la difesa a 3 di Gareth Southgate forse sorprende il Commissario Tecnico marchigiano che vede partire impacciati e sotto di una lunghezza al 2′ i suoi ragazzi. Ha però fiducia nei propri uomini, dal primo all’ultimo, ed il risultato, seppur sofferto e guadagnato al fotofinish, gli dà ragione. Disse di essere in lizza per la vittoria finale con la sua Nazionale e così è stato. Riporta l’Europeo a Roma dopo 53 anni. Grazie, Roberto!

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