LECCE (di Pierpaolo Sergio) – Conferenza piena di spunti quella di Fabio Liverani che oggi pomeriggio, nella sala stampa dello stadio “Via del Mare“, è tornato a parlare degli episodi che hanno condizionato la sfida con la Lazio, ma ha anche spaziato su altri temi quali il calciomercato futuro della formazione giallorossa, senza tralasciare il caso-VAR che sarà discusso martedì prossimo a Roma e la questione della battuta del calcio di rigore tra Mancosu e Babacar.

Il tecnico ha così commentato la sconfitta contro i biancocelesti di Inzaghi: “Della gara salvo l’aver giocato a viso aperto contro una squadra costruita per grandi obiettivi. Abbiamo creato tanto, dimostrando personalità e voglia di far male all’aversario. Ci è mancato il colpo del ko, come nell’occasione di Mancosu; è ovvio che ci sono stati errori individuali, alcuni anche di facile lettura, come sui primi due gol della Lazio. Concedere qualcosa alla Lazio era inevitabile, ma abbimo avuto tantissime occasioni per restare in partita. Poi l’episodio del rigore ha cambiato tutto“.

LA QUERELLE BABACAR/MANCOSU– “A volte si creano dei casi che non esistono. Ho già spiegato che nello spogliatoio c’è scritto tutto: chi batte i rigori, chi le punizioni e così via. Poi è chiaro che bisogna capire se c’erano altri motivi per lasciare la battuta a Babacar. Non posso seguire tutto dalla panchina. Loro sanno cosa voglio. Punto. Se io ho il pallone tra le mani e lo cedo vuol dire che io capitano ho preso la decisione di non calciare. Non mi piace che si cerchi un capro espiatorio per la sconfitta. Io faccio un altro discorso: sia che si vinca, sia che si perda, ciascuno ha una percentuale di responsabilità. Se Mancosu è il rigorista, spettava solo a lui il compito di calciare. Ciò che ho detto negli spogliatoi non lo saprete mai. Ognuno ha un carattere, una sensibilità. Ma dico solo che, con me, sono tre anni che Mancosu è il capitano ed il rigorista. Dopo il fischio dell’arbitro lui aveva il pallone in mano e credevo che calciasse lui. C’era un po’ di manfrina davanti al Quarto Uomo con la panchina della Lazio che diceva che non fosse rigore e mi sono spostato perché credevo di essere più utile lì. Ma io non faccio il babysitter di giocatori di 30 anni, che sono professionisti da 20. Io faccio l’allenatore, do delle regole e le faccio rispettare. Probabilmente c’è da fare ancora di più. È stato un errore ma ci sono stati anche altri errori durante la partita e vorrei che si chiudesse qui il tutto per non farne una telenovela. Mi auguro e sono certo che entrambi abbiano capito qual è la strada da percorrere. Babacar, fino al rigore, aveva giocato una gara positiva”.

IL CASO VAR-Qual è il mio pensiero sull’episodio della non ripetizione del nostro calcio di rigore? La stessa del presidente. Tale e quale“.

CAPITOLO INFORTUNATI– “C’è Falco che dopo un contrasto di gioco accusa una distrazione del collaterale del ginocchio sinistro già interessato l’anno scorso. È un infortunio un po’ particolare, fastidioso e, avendo a disposizione una settimana di riposo per via della sosta, abbiamo già iniziato le cure intense mattina e sera. A metà della settimana prossima ci sarà un nuovo controllo. Farias prosegue l’iter già intrapreso dopo la lesione alla coscia, mentre Tabanelli non ha riportato alcuna lesione, ma l’infiammazione di una vecchia cicatrice e dalla prossima settimana sicuramente si riaggregherà alla squadra. Infine c’è Dumancic che è quasi al rientro“.

IL CAGLIARI ALL’ORIZZONTE– “Arriverà un Cagliari in forma? Ormai ci siamo abituati ad affrontare avversari che sono al top. Ci è capitato col Milan che aveva cambiato allenatore, con l’Atalanta che era alla prima nel nuovo stadio, con la Lazio che veniva da tre vittorie di fila in campionato e, dopo la sosta, affronteremo un Cagliari che ad oggi gioca il calcio di maggior qualità. Ma se guardiamo troppo agli altri c’è il rischio di non concentrarci su noi stessi. La crescita nostra è la cosa più importante e finora ci sono giocatori che sono cresciuti a livello tecnico, fisico e caratteriale. Dobbiamo solo continuare a migliorare, soprattutto nella mentalità“.

IN ATTESA DEL MERCATO– “Nonostante gennaio sia ancora lontano, con il direttore Meluso e con la società parlimo ogni giorno. Loro sanno ciò che ci serve. La Mantia? Ho aspettato Andrea, come ho aspettato che si sbloccasero Lapadula e altri. Io faccio scelte tecniche e tattiche che garantiscano equilibrio alla squadra. Con lui c’è stato un percorso di grande crescita, lo stimo, poi è ovvio che faccia delle scelte. Lui ha risposto alla grandissima, ha segnato il primo gol in A, non gli posso rimproverare nulla. A gennaio non faremo stravolgimenti, magari qualche accorgimento dove siamo un pochino in difficoltà per finire la stagione. Se poi ci sono calciatori che hanno bisogno di andare altrove a giocare con più continuità è un discorso che faranno con la proprietà e col direttore sportivo, io posso solo dare un giudizio tecnico e di caratteristiche di elementi che potrebberio migliorare la rosa“.

BENZAR E IMBULA NON CONVINCONO-Personalmente mi aspettavo di più da entrambi. Hanno avuto problemi di diversa natura, sia di inattività come Imbula, che fisica come Benzar. Il calcio italiano sicuramente ha creato qualche problema di adattamento in più. Ci metto anche un po’ di mia responsabilità perché ho bisogno in quei reparti di qualcosa di diverso dalle loro caratteristiche. Per tutte queste ragioni non li abbiamo potuti sfruttare per come pensavamo che potessero essere utili“.

DIFFERENZE TRA SERIE A E SERIE B-Verticalizziamo di meno e ci affidiamo ai lanci dalle retrovie? Va capito che la Serie A non è copme la B dove puoi permetterti di giocare a due, tre tocchi. Se in B te lo lasciano fare, in A non ci sono più spazi per quel tipo di inserimenti dei centrocampisti. A meno che non si giochi a… mezzo tocco, neanche di prima. Solo così si può dribblare o saltare un avversario o una linea di difensori. Inoltre, adeguiamo le nostre giocate all’avversario che abbiamo di fronte. Se giochi contro una squadra che si schiera corta, fa pressing e non lascia spazi è inutile cercare imbucate dove non si può passare. Serve capire se e quando puoi giocare corto o lungo“.

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