IMG_6027LECCE- Un approccio totalmente sbagliato e qualche errore di troppo, ma non è ancora detta l’ultima parola. La storia di Lecce-Foggia 2-3 potrebbe essere sintetizzata così. I dieci minuti di amnesia iniziale, dettati dall’atteggiamento attendista dei giallorossi e dalle letture difensive sbagliate in occasione dell’uno-due di Pietro Iemmello, lasciavano presagire una Caporetto, ma così non è stato e, nonostante l’altro formidabile colpo messo a segno da Sarno dopo la rete di Moscardelli, il Lecce è sì in ginocchio ma potrà giocarsi le sue chance nell’inferno dello “Zaccheria”.

Attendismo– Braglia ha proposto la formazione provata in allenamento, con Liviero nel tridente offensivo a contenere le percussioni sulla sinistra di Gerbo e Sarno. La mossa si è rivelata errata sin dall’inizio, quasi a ripetere l’atteggiamento dell’Alessandria di Gregucci allo “Zaccheria”. Sulla carta, sarebbe stato ideale attaccare nella metà campo avversaria l’undici foggiano, spesso in difficoltà nella propria area. Ma Braglia ha preferito evitare il rischio di lasciare spazio a campo aperto ai velocisti Sarno e Chiricò, comunque decisivi con accelerazioni a lasciare sul posto il diretto avversario.

Errori– A rincarare la dose sono arrivati anche gli errori individuali della difesa, non più coriacea come in altre occasioni. Sulla prima rete da matita blu sono stati Liviero e Cosenza, sulla seconda segnatura Alcibiade ha incassato senza repliche il sorpasso di Chiricò prima dell’assist decisivo a Iemmello. Gli sbagli hanno investito anche il versante offensivo. Se il palo colto da Moscardelli di testa è catalogato alla voce “debiti col destino”, lo stesso non si può dire per il pallone (velenoso a dir la verità) mal gestito da Sowe a pochi istanti dalla fine con Narciso a terra. Anche questi episodi hanno fatto pendere la bilancia inesorabilmente dalla parte rossonera.

Carattere– Ad evitare la debacle totale è arrivato il carattere di una squadra capace di non sciogliersi sotto di due reti. L’ingresso di Caturano per Liviero con conseguente cambio di veste tattica ha aperto una fase della partita in cui le due squadre si sono sfidate a viso aperto. Il Lecce ha accumulato occasioni da rete già nella prima frazione, mostrando la maturità di una squadra conscia di giocarsi l’accesso alla finale sui 180’. L’analisi della voce “carattere” riporta la corsa e il cuore di Checco Lepore, firmatario del rigore che pesava quanto un macigno a dimezzare lo svantaggio. E’ da vedere la querelle che ha portato alla battuta del penalty, compito normalmente deputato a Moscardelli.

Episodi– Nonostante la sconfitta, il Lecce ha ancora delle carte da giocarsi nel ritorno. Una vittoria con un gol di scarto porterebbe Papini e compagni ai supplementari, la qualificazione diretta arriverebbe con due. Già questo dovrebbe bastare ad alimentare il fuoco delle speranze, ma un’osservazione più attenta del match induce a pensare che i ritmi altissimi del Foggia sono durati soltanto una porzione di tempo (scelta tecnica o fisica?) e che, se attaccato in profondità e con un attento studio delle palle inattive, può concedere qualcosa. Servirà essere propositivi, allo “Zaccheria” dovrà essere un altro match spumeggiante, da prendere però con uno spirito totalmente diverso…

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