Gavino Coradduzza stadio (2)LECCE (di Gavino Coradduzza) – Gli oltre tredicimila spettatori (?) sugli spalti del “Via del Mare” tornano a casa soddisfatti; un po’ meno i circa cinquecento foggiani, delusi forse dal risultato, ma consapevoli della eccellente qualità della loro squadra. Non c’è ma, nè se, nè dubbio o recriminzine: il Lecce ha vinto con pieno merito su un Foggia bellino a vedersi, ma scarsamente puntuale nell’entrare in clima derby e nel concretizzare. Vittoria meritata, dunque, al termine di un confronto che lo stesso Braglia ha sintetizzato con un: “…è stato uno  spettacolo bello“; parere largamente condiviso. L’approccio arcigno, da una parte e dall’altra, è il chiaro segnale iniziale che trova conferma con il gol di Lepore, puntuale nel battere sotto traversa una palla di platino lisciata dal centrale dauno: i regali non si rifiutano mai, specie quelli che ti agevolano il percorso. Da quel momento in poi la manovra del Foggia diventa poco più di un balbettio volenteroso ed inutile perchè asfissiato da un Lecce che non consente ai satanelli di “pensare calcio”; il Lecce insiste e soffoca ogni sussulto di manovra su cui si inerpicano i rossoneri di De Zerbi; molta buona volontà e pochi risultati.

Iemmello, sistematicamente ingabbiato dal duo Cosenza-Abruzzese, è ridotto ad interpretare il ruolo di torre di avvistamento… della palla  e niente più. Sull’altro versante, il Lecce si muove con apprezzabile fluidità e con quel pizzico di fisicità in più che occorre quando le partite si chiamano “derby”. Il confronto è tutt’altro che monotono perchè anche Perucchini è sollecitato al disbrigo del proprio lavoro specialmente sulle palle sguscianti in area. I giallorossi mostrano duttilità (la panchina ordina, il campo esegue…) nel cambio di modulo col cambiar delle situazioni: i tre di difesa diventano quattro o anche cinque blindando così i territori di Perucchini, per distendersi un attimo dopo verso l’area avversaria. Angelo, si sa, è un levriero velocissimo ma Braglia lo impastoia con un pari velocista, Liviero, che gli nega ogni possibilità di autolanciarsi sulla fascia. Surraco (generosamente graziato per un gratuito fallo ripetuto un paio di volte) galleggia tra difesa e centrocampo forse con il compito di prestare attenzione al debuttante Alcibiade non poco impegnato da quel peperino di Arcidiacono. Nella vetrina del Foggia  fa bella mostra di sè Sarno cui la Lega Pro và effettivamente assai stretta; ma la sua qualità non basta per cambiare l’inerzia della partita.
 
Davis CurialeLa ripresa ripropone i medesimi temi, ma con il trascorrere dei minuti il Foggia assai carino del primo tempo, indossa i panni dell’incursore con piglio più deciso, talvolta graffiante. Non che Perucchini debba sudare le proverbiali sette camicie, questo proprio no, però la tranquillità del risultato già in cassaforte non c’è… Il Lecce accorcia, chiude varchi, corridoi, toglie il respiro all’avversario e si fa un tantino più prudente; lo fa arretrando di qualche metro il proprio baricentro vanificando così lo spirito di rivalsa del Foggia in leggera e progressiva crescita; se vuole conquistare i tre punti in palio, il Lecce deve dunque sudare ancora: fino al 33°… Cioè fino al raddoppio di Curiale; gol che annienta l’animus pugnandi dei foggiani ed incarta il risultato.
 
Un bel derby, una partita giocata egregiamente da entrambe le squadre, ma con un Lecce più deciso e concreto rispetto ai satanelli che, sgonfiati dal raddoppio di Curiale, hanno dovuto chinar la testa ed incassare, quasi allo scadere, anche il terzo gol di Sowe, bilanciato qualche attimo più tardi da quello della bandiera che, a ben vedere, conferisce maggiore credibilità al risultato finale.
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