LECCE (di Gavino Coradduzza) – Gli oltre tredicimila spettatori (?) sugli spalti del “Via del Mare” tornano a casa soddisfatti; un po’ meno i circa cinquecento foggiani, delusi forse dal risultato, ma consapevoli della eccellente qualità della loro squadra. Non c’è ma, nè se, nè dubbio o recriminzine: il Lecce ha vinto con pieno merito su un Foggia bellino a vedersi, ma scarsamente puntuale nell’entrare in clima derby e nel concretizzare. Vittoria meritata, dunque, al termine di un confronto che lo stesso Braglia ha sintetizzato con un: “…è stato uno spettacolo bello“; parere largamente condiviso. L’approccio arcigno, da una parte e dall’altra, è il chiaro segnale iniziale che trova conferma con il gol di Lepore, puntuale nel battere sotto traversa una palla di platino lisciata dal centrale dauno: i regali non si rifiutano mai, specie quelli che ti agevolano il percorso. Da quel momento in poi la manovra del Foggia diventa poco più di un balbettio volenteroso ed inutile perchè asfissiato da un Lecce che non consente ai satanelli di “pensare calcio”; il Lecce insiste e soffoca ogni sussulto di manovra su cui si inerpicano i rossoneri di De Zerbi; molta buona volontà e pochi risultati.
La ripresa ripropone i medesimi temi, ma con il trascorrere dei minuti il Foggia assai carino del primo tempo, indossa i panni dell’incursore con piglio più deciso, talvolta graffiante. Non che Perucchini debba sudare le proverbiali sette camicie, questo proprio no, però la tranquillità del risultato già in cassaforte non c’è… Il Lecce accorcia, chiude varchi, corridoi, toglie il respiro all’avversario e si fa un tantino più prudente; lo fa arretrando di qualche metro il proprio baricentro vanificando così lo spirito di rivalsa del Foggia in leggera e progressiva crescita; se vuole conquistare i tre punti in palio, il Lecce deve dunque sudare ancora: fino al 33°… Cioè fino al raddoppio di Curiale; gol che annienta l’animus pugnandi dei foggiani ed incarta il risultato.
















Gavino ma quale partita t’ha ista?