Sergio volturo gallipoli
Sergio Volturo, ex allenatore del Gallipoli

LECCE (di Gabriele De Pandis)- Nardò-Gallipoli giocata da tre doppi ex. Un portiere esperto, un allenatore rampante ed un giovane centrocampista. Alessandro Leopizzi, Sergio Volturo e Francesco Mariano hanno provato a giocare il “loro” derby analizzando i passati spesi in giallorosso e granata, provando poi a spostarsi sul presente della partita di domenica alle 15:30.

Alessandro Leopizzi

Alessandro Leopizzi, da calciatore navigato qual è, racconta le sue esperienze nelle due piazze e come vede il match. Dal 2003 al 2005, infatti, il numero uno ha vestito la maglia granata per ritornarci nella stagione 2011-2012. Mentre nel 2005-2006 ha vinto il campionato di C/2 con il Gallipoli. “Il risultato di questo incontro lo vedo già scritto – commenta -, il Gallipoli sta attraversando un brutto periodo e il Nardò è di certo superiore. Guardando ai numeri il Nardò è il favorito ma il derby ha sempre le sue insidie e al triplice fischio tutto si azzererà e conterà solo quello che si dimostrerà in campo”.

Due piazze che conosce bene Leopizzi, alle quali sono legati tanti ed importanti ricordi: “A Gallipoli ho vissuto un anno tribolato a causa di alcuni personaggi societari. Ho vinto un campionato, ma non da protagonista perché mi sono sentito messo da parte ma anche questa esperienza mi ha fatto crescere. Per quanto riguarda Nardò – prosegue – il sentimento che mi lega a questa piazza è sempre vivo in me. Sono innamorato del granata anche se non sono mancate le parentesi negative come il mio passaggio al Taranto, dettato più dalle circostanze di quel periodo, che mi misero nella condizione di andarmene, che dalla mia volontà di lasciare la piazza. Nardò mi ha dato tanto, dal rilancio dopo il fallimento della Spal fino a grandi emozioni che solo ambienti così possono farti vivere. Non nascondo che se dovesse arrivare una chiamata da Nardò tornerei di corsa”.

 L’estremo difensore si sofferma poi sulla situazione dei due sodalizi: “Il Gallipoli è in una situazione difficoltosa. Mi dispiace che si dia la possibilità di fare calcio a certe persone e rovinare la storia di una piazza che, comunque, ha calcato la serie B. Nardò, invece, grazie al progetto portato avanti da Fanuli sta assaporando, finalmente, una tranquillità societaria ed economica. Avere nell’organigramma un direttore sportivo come Corallo, preparatori atletici come Mazzotta, Negri e Guida e un allenatore come Ragno, in un certo senso, rende il lavoro più semplice. Nonostante le difficoltà che caratterizzano il girone H intravedo un futuro roseo per il Nardò”.

Molto spesso Leopizzi è presente in tribuna al “Giovanni Paolo II” di Nardò e della compagine granata dice: “Finalmente ho visto un portiere, Chironi, che può dare sicurezza al reparto difensivo quando ne ha bisogno. E’ giovane ma propositivo nonostante debba ancora crescere. La squadra, inoltre, ha una grande organizzazione che è opera del mister. Questo è molto importante perché in serie D non c’è bisogno di grandi nomi ma è fondamentale il gioco. Sicuramente possono ancora migliorarsi, correggendo le piccole sbavature e compattandosi ancora di più come gruppo. Il mio giudizio però è molto positivo”. Come ogni derby che si rispetti Leopizzi termina dicendo la sua sul match: “Un pronostico? Non sono bravo nelle scommesse ma mi auguro vinca il Nardò”.

Sergio Volturo

Un lucano divenuto salentino d’adozione. Nardò e Gallipoli rappresentano due snodi importanti della vita di Sergio Volturo. Se Gallipoli è stata incancellabile sportivamente, il concetto va moltiplicato per Nardò, nuova casa per il tecnico insediatosi ormai nella città neretina da tempo, dove gestisce un centro sportivo: “Sono arrivato a Nardò nel 1998, ricordo la passione percettibile in questa piazza così importante. Il calore e la spinta che la gente del Toro ci dava in campo è rimasto indelebile nella mente di tutti i giocatori che sono passati da questo stadio”. L’allenatore potentino si definisce poi neretino d’adozione: “Succede che incontri la persona giusta nel luogo giusto e capisci che in quel posto ti devi fermare. Io l’ho fatto qui e mi sento neretino d’adozione”.

Il Volturo granata ha vissuto tante emozioni contrastanti: “Ho giocato in tre categorie: C, D ed Eccellenza. Ho assaporato l’amaro delle retrocessioni e il dolce delle salvezze e delle promozioni quasi insperate. Un miscuglio di sensazioni che lasciano qualcosa d’importante dentro. Ricordo tutto come una grande esperienza accumulata negli anni, sia gli episodi positivi sia gli episodi negativi, tutto mi è servito per il futuro”.

Gallipoli, per Sergio Volturo, è stata invece lo zenit della carriera da allenatore nonostante un epilogo poco felice: “A Gallipoli ho vissuto un periodo corto ma pieno di vicissitudini. È stata una tappa fondamentale per la mia carriera d’allenatore, lì ho raggiunto la massima categoria, mi hanno dato la possibilità di allenare in Serie D, nonostante il grande scetticismo da parte di tutti”. Con il Gallo l’allenatore potentino stava stupendo l’intera Italia calcistica dopo un avvio più che sprint: “L’inizio dello scorso campionato sarà ricordato con piacere da tutti gli elementi di quel gruppo, abbiamo vissuto mesi intensi, dove ci siamo regalati e abbiamo regalato grandissime soddisfazioni”. Le dimissioni dell’ex presidente Barone però segnarono la fine di quel sogno: “Purtroppo quello è lo specchio della fine che sta facendo il nostro calcio, subentrano sempre dei problemi societari vari che non ti permettono di portare a termine il lavoro. Ecco, l’unico rammarico che ho è sapere cosa sarebbe successo se mi avessero dato la possibilità di terminare il campionato con quel progetto iniziale. Per il resto ricordo con grandissimo piacere l’ambiente gallipolino ed il gruppo che ho allenato”.

Sul derby di domenica il trainer 42enne non ha dubbi sui pronostici: “I valori sulla carta dicono nettamente Nardò. Il Toro insieme a due-tre altre squadre lotterà fino alla fine per la conquista della Lega Pro. C’è tutto per puntare al salto, dalla squadra alla grande società con bei progetti, passando naturalmente per il pubblico eccezionale. Gallipoli vive un momento particolare, la squadra è un cantiere dopo l’esonero ma il risultato della partita contro la Turris è importante, nessuno si aspettava un recupero così contro una squadra tutt’altro che materasso. I derby fanno sempre storia a sé, nel calcio non si deve dare mai nulla per scontato”.

mariano
Francesco Mariano, centrocampista ora in forza alla Ribelle Calcio, con la maglia del Gallipoli

Francesco Mariano

Francesco Mariano militò a Nardò nei tristi mesi che portarono alla radiazione, il suo nome però rimane nel tabellino di una partita che inevitabilmente fu storica per il Toro: “Ricordo il gol che feci in Coppa contro il Brindisi, all’esordio con la maglia granata. Quella fu una partita particolare, l’ultima del ‘vecchio’ Nardò, il giorno dopo andammo tutti via. Avevo dei grandi compagni, poi ritrovati dopo in altre squadre, facemmo un bel ritiro agli ordini di mister Sgobba. Non ho potuto non notare l’aria triste di una grande squadra impelagata in uno dei periodi più bui della sua storia”.

A Gallipoli devo molto”, basterebbe questo per sintetizzare l’importanza del Gallo nella crescita di Mariano, in forza al Gallipoli per due intense stagioni dopo il divorzio inevitabile con il Nardò. Il successo nel campionato d’Eccellenza nel 2013-14 fu la prima gioia: “Il primo anno vincemmo la lunga lotta con l’Andria, che ora in Lega Pro. Eravamo un grande gruppo unito dentro e fuori dal campo, diretto da un grande allenatore (Tonio Calabro, ndr) che ci faceva lavorare a martello”.

Poi il salto in Serie D, con mille altalene che hanno rafforzato il centrocampista leccese: “Lo scorso anno è pieno di situazioni che mi hanno segnato nel bene e nel male, nel senso che mi hanno fatto crescere. Il passaggio di società, negativo tra virgolette, ci ha dato più difficoltà all’inseguimento della salvezza. All’inizio siamo partiti alla grande, conservando parte del gruppo vittorioso in Eccellenza, e nella seconda parte è stato bello affrontare le difficoltà con nuovi compagni. Ci ritrovavamo praticamente dopo un giorno già ad affrontare la partita, anzi forse la prima volta che ho visto la maggior parte di loro è stata nella partita contro il Bisceglie (la prima del Gallipoli dopo il passaggio delle quote alla cordata capeggiata da Sandro Quintana, ndr). Le difficoltà ti fanno crescere. I momenti più belli? Ce ne sono stati tanti a Gallipoli, così a bruciapelo potrei dire il gol al Brindisi alla prima in casa in D, ma la gioia della festa promozione non la dimenticherò mai”.

Al “Bianco” Mariano ha ricevuto insegnamenti vitali per la sua maturazione tecnica: “Chi mi ha dato di più? Primo su tutti Benedetto Mangiapane, una persona carismatica, un trascinatore. Mi hanno dato un po’ tutti qualcosa, però lui, da giocatore-allenatore, ci ha impresso la scossa convincendoci a tirar fuori quello che avevamo dentro grazie alla sua esperienza. Anche Taurino, Zaminga e Sportillo mi hanno dato tanto”.

Sul presente, il 20enne prova a tracciare un pronostico: “Il Nardò è favorito, è stata fatta una squadra molto forte. Il Gallipoli, anche se è partito male, si sta riprendendo ed il 2-0 alla Turris ne è la prima prova”.

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