Basket in carrozzina
Andrea Coi della Lupiae Team Salento di Basket in carrozzina

LECCE (di Italo Aromolo) – “La squadra di basket in carrozzina della Lupiae Team Salento non cerca la compassione o la commiserazione di chi la osserva commosso e dice: Che bravi ragazzi…” Personalmente preferisco che quel qualcuno, invece di parlare, venga e ci sponsorizzi per un anno: solo così può continuare il nostro sogno”. È il messaggio forte, sincero e appassionato che lancia Andrea Coi, cestista nella squadra di basket in carrozzina della società polisportiva Lupiae Team Salento, da anni punto di riferimento assoluto per i disabili di tutto il nostro territorio. Nella nuova puntata della nostra rubrica sugli sport impropriamente detti “minori”, lo abbiamo intervistato per conoscere meglio i connotati di uno sport che, in linea al trend che ci accompagna in tutte le tappe del nostro viaggio attraverso il mondo dello sport, vive di poco denaro e molta passione.

Andrea Coi spiega come nasce la Lupiae Team Salento ed a quale livello attualmente sia arrivata a competere per quanto riguarda il basket in carrozzina: “La Lupiae Team Salento è una società polisportiva che nasce oltre due anni fa dal fallimento della Lupiae Lecce, che ancor prima era chiamata Rondine Lecce. Il tesseramento non si paga, è gratuito per chiunque abbia una disabilità e si voglia cimentare, oltre che nel basket in carrozzina, nelle bocce, nel tiro con l’arco o nel nuoto. Pratichiamo con ottimi risultati anche le bocce: abbiamo tesserato con noi il campione nazionale di bocce su carrozzina, Tommaso Friolo. Competiamo nella Serie B nazionale di Basket in carrozzina, che, per motivi di risparmio economico, è stata suddivisa in 4 gironi. Nel nostro Girone D, quello di Sud e Isole, ci sono 8 squadre: in Puglia troviamo Taranto, Bari e Lecce (non Barletta, che fa parte del girone del Centro). Negli ultimi anni sono nate 3 squadre in Sicilia e 2 in Calabria, per un totale appunto di 8 al Sud. In questa stagione ci siamo rafforzati non poco grazie alla contrattualizzazione di un ex allenatore di Serie A/1, mister Gianluca Stella, che ha giocato nel Taranto campione d’Italia qualche anno fa e nel Macerata che in passato si è imposto a livello europeo”.

La passione per il basket in carrozzina deve superare le barriere economiche:“È uno sport che richiede diversi sacrifici economici, innanzitutto per venire all’allenamento al ‘Pala Ventura’ di Lecce: su 20 atleti, solo un paio sono del capoluogo. Io sono di Cutrofiano, c’è chi viene da Soleto e chi da Leuca: si tratta di spese non trascurabili per allenarci 3 ore il martedì e 2 ore e mezzo il giovedì. In più” – spiega il cestista salentino – “ c’è la partita di domenica e le eventuali amichevoli di promozione dello sport. In caso di vittoria del campionato di B, ci sarebbero anche i play-off! Due anni fa abbiamo dovuto pagare pulmini, alberghi, b&b per andare a Cremona. Immaginate il dispendio economico se un intero pulmino è necessario solo per il trasporto delle carrozzine da basket e di quelle da passeggio. Poi c’è la spesa per l’acquisto della carrozzina da basket: le più economiche costano sui 1900 euro; la mia vecchia costava 4200 euro. Sono ovviamente pagate dalla società, che propone dei modelli standard in base agli sponsor, ma possiamo scegliere di comprarla anche autonomamente: io da poco ne ho acquistata una al costo di 5000 euro. Proprio per questo, un impegno con la Lupiae Team va mantenuto, perché comunque la società investe su di te, ti compra la carrozzina da basket. Se viene qualcuno intenzionato a giocare è fondamentale che garantisca almeno un anno di allenamenti seri: solo allora avrà la sua carrozzina. Come ci manteniamo? Grazie agli sponsor, tra cui aziende private, semplici donazioni o enti pubblici. Quest’anno siamo meno con l’acqua alla gola grazie a dei finanziamenti INAIL (circa 60mila euro da dividere tra le squadre della Regione, ndr)”.

Andrea illustra le regole del basket in carrozzina e le principali differenze con il basket: “Il basket in carrozzina ha le stesse regole del basket in piedi: le infrazioni fatte nel basket in piedi sono equiparate alle ruote. I tre passi corrispondono alle tre spinte di ruote; anche la frenata con cambio di direzione è considerata come se fosse un passo. Le dimensioni del campo e del canestro sono identiche; è più difficile svincolarsi da un blocco nel basket in carrozzina, perché abbiamo un mezzo ingombrante. La media punti è un po’ inferore al basket in piedi maschile: è equiparabile a quella del basket femminile. Un’altra particolarità prevede il cosiddetto ‘punteggio di disabilità’: c’è una commissione medica che ci valuta al tesseramento e in base alla patologia sulla carta ed alla funzionalità in carrozzina assegna un punteggio che va da 5 punti per il normodotato ad 1 punto per chi non ha il controllo di entrambe le coppie di arti. Anche nel caso di deficit ad arti superiori, possono subentrare difficoltà nel piegarsi, eccetera.. Gli amputati, ad esempio, non hanno la possibilità di appoggiarsi sulla pedana della carrozzina, il che non permette loro di avere una maggiore presa sulla pedana stessa rispetto a chi le gambe le ha, sia pur non pienamente funzionanti. Ancora un altro esempio: a chi ha un’amputazione cranialmente al ginocchio, piuttosto che caudalmente, spetta un punteggio minore perchè avrà anche dei deficit anche sotto il profilo dell’ equilibro. In Italia il quintetto che entra in campo non può superare i 14.5 punti. Ciò è stato fatto per permettere una certa omogeneità di forze tra due squadre avversarie. In caso di superamento della soglia, ad esempio con una sostituzione, l’arbitro interromperà il gioco e fischierà il fallo tecnico per comportamento antisportivo”.

L’attenzione del Comune di Lecce nei confronti della Lupiae Team, spiega Andrea, è sempre stata massima: “Siamo l’unica squadra, e questo lo voglio riconoscere, a cui il Comune di Lecce dà carta bianca per quanto riguarda orari ed esigenze di allenamento: abbiamo le nostre 5 ore e mezza settimanali al ‘Pala Ventura’ di Lecce di cui usufruiamo gratuitamente. Abbiamo anche uno spogliatoio personalizzato all’interno della struttura. Diversamente, gli atleti di basket in piedi, che sono in Serie C, devono sudare le proverbiali sette camicie per avere mezz’ora in più nella rifinitura del venerdì, ed al costo di 25 euro all’ora. Il Comune di Lecce ci aiuta moltissimo: tranne quest’anno, il Sindaco Paolo Perrone è sempre venuto ad alzare la prima palla a due del campionato. I politici sono sempre stati molto presenti e di questo li ringrazio. Il seguito di pubblico? Inizialmente, siamo stati seguiti solo dai familiari degli atleti. Nel 2006 è nata una prima mini-curva, costituita da un gruppo di amici che ci seguiva persino in trasferta. Lecce comunque non è una città sportiva, nella Serie A di calcio fa 800 abbonati escludendo la provincia. Da noi, già se ci sono 100 spettatori ci sentiamo ‘osservati’ (sorride, ndr). All’inizio, chi ci guarda tende a dire un po’ compassionevolmente: ‘Vedi come si impegnano per divertirsi, che bravi ragazzi’. Ma chi osserva attentamente rimane sorpreso dall’agonismo, dalla velocità del gioco e dalla capacità di fare gruppo che caratterizzano questo sport”.

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