Conferenza Stampa Giovanni SemeraroLECCE (di Pierpaolo Sergio) – Una birbonata, già, costata però davvero cara… Era il giugno del 2012 quando l’ex patron dell’U.S. Lecce, Giovanni Semeraro convocò la sua ultima conferenza stampa per sancire l’addio tra la sua famiglia e la società giallorossa. Una lunga storia durata 18 anni con al timone del club giallorosso il finanziere leccese, costellata da tante soddisfazioni sportive, tanti talenti lanciati nel panorama del calcio italiano ed internazionale come pure i record di permanenza in massima serie. Un addio doloroso, inevitabile e perentorio, reso tale ancor di più da quelle che, all’epoca, erano le prime indiscrezioni che trapelavano nell’ambito delle inchieste sul calcioscommesse in cui il Lecce risultava pesantemente implicato.

In quei caldi giorni di inizio estate di due anni fa, fu lo stesso Semeraro a definire “improbabili” (testualmente) sia la retrocessione della squadra in una categoria inferiore alla Serie B e, soprattutto, il coinvolgimento del suo rampollo Pierandrea, allora presidente del Lecce calcio, nella brutta vicenda della combine di quella che, per ogni tifoso che rispetti, resta la “madre di tutte le partite“, ossia il derby col Bari. Un’ipotesi alla quale l’ex patron non voleva credere, almeno stando a quanto gli aveva riferito il figlio e che, nel caso fosse stata mai dimostrata, avrebbe rappresentato una “birbonata” (sic).

pierandrea semeraroIeri, come noto ai più, è arrivata la sentenza del Tribunale di Bari (LEGGI QUI) con la quale è stato dimostrato che la “birbonata” ci fu, eccome. Una bravata, da leggersi “frode sportiva“, costata cara al Lecce con la retrocessione d’ufficio in Lega Pro, l’impossibilità di poter esser ripescati per 5 anni in categorie superiori, oltre alla pena (sospesa) di 18 mesi di reclusione e quelle accessorie per l’allora presidente dell’U.S. Lecce SpA. Pur trattandosi ancora del primo grado di giudizio, resta intatta l’amarezza per come la faccenda sia stata malamente gestita. E poi, chi può mai gioire per una simile decisione? Di certo nessun supporters giallorosso, nessun “pro” o “anti” semerariano. Figurarsi se possono sentirsi davvero ripagati o appagati dopo un’onta indelebile per la storia del club salentino quei 170 tifosi leccesi a cui è stato (storicamente, per carità, e ciò resta un precedente miliare nella giurisprudenza in tema di riconoscimento dei danni morali per i sostenitori di una squadra di calcio) riconosciuto il diritto ad esser rimborsati con 400 euro ciascuno…

Cala così (momentaneamente) il sipario sul pasticciaccio brutto di Via Templari. Resta tuttavia immutabile la grande delusione di vedere la formazione salentina finire ancora una volta sulle prime pagine della stampa nazionale per vicende che nulla hanno a che fare con i risultati sportivi e la consapevolezza che solo con le proprie forze l’attuale compagine societaria dovrà cercare di restituire alla città, al territorio ed ai suoi impagabili tifosi il palcoscenico più consono al blasone ed alla storia (recente) del Lecce.

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