Giuseppe Negro
Giuseppe Negro

GALLIPOLI (di Gabriele De Pandis)- Di giallorosso in giallorosso, passando per tante piazze dell’Italia centrale. Giuseppe Negro, attaccante classe 1986 cresciuto nel Lecce, quest’anno è tornato nel suo amato Salento per vestire la maglia giallorossa del Gallipoli dopo la promozione in D del sodalizio jonico nella scorsa stagione. Negro, leccese doc, è una delle frecce a disposizione nella faretra di mister Sergio Volturo, amante del 4-3-3 tanto caro all’ala salentina che, prima di sbarcare in quel di Gallipoli, negli ultimi anni è stato un punto fisso, andando a ritroso con le stagioni, di Fermana, Maceratese, Jesina e Todi (sei mesi di parentesi nel 2011). Tra Marche e Umbria l’esterno giallorosso ha raccolto 30 gol in 117 presenze.  

L’1-1 a Potenza ha evidenziato ancora una volta il vostro carattere. Sei più contento per il pari o hai qualche recriminazione?

“Sono molto felice della nostra esibizione a Potenza. Abbiamo disputato un’ottima partita contro una squadra tra le più forti in campionato lanciata dalla bella posizione in classifica nonostante le assenze. Nei primi 20 minuti abbiamo sofferto un po’, poi negli ultimi 25 minuti della prima frazione siamo stati padroni del campo e siamo arrivati al gol di Presicce. Nella ripresa poi sapevamo che loro sarebbero partiti forti, ma non abbiamo mollato mai e abbiamo raccolto un punto importante. Se sono contento? Sì, perché il risultato è frutto della nostra prestazione. Ci sta sbagliare qualcosa in avanti, ma il punto è stata la ricompensa più giusta”.

Al “Viviani” il Gallipoli, a causa delle assenze in attacco si è trovato ad affrontare il match con una sorta di “tridente leggero”: come è stata la fase offensiva con quest’inedita soluzione?

“Senza dubbio Emilio e Mino (Volpicelli e Tedesco, ndr) sono due attaccanti che quest’anno stanno dimostrando a tutti il loro valore. Nel tridente di domenica con Mattia Negro e Presicce mi sono trovato a far la punta centrale, ruolo che ho coperto nel settore giovanile del Lecce e di cui conservo qualche movimento. Ci siamo comportati bene, non dando punti di riferimento ad una difesa granitica come quella del Potenza”.

In carriera hai giocato in tante piazze di Serie C/2 e D, con conseguenti diverse guide tecniche. Com’è in campo la filosofia di mister Volturo?

“Il mister, nonostante sia al primo anno in Serie D, è un perfezionista del calcio. La sua preparazione dei match è minuziosa, sa tutto dell’avversario e ci trasmette serenità sempre anche nei momenti più difficili, proprio questa è stata la chiave di volta del nostro strepitoso avvio con sei vittorie consecutive, gran bottino per una neopromossa. Il 5-2 preso a Bisceglie nella partita di Coppa Italia è stato il simbolo di tutto ciò: dopo quella partita, che io ho giocato dopo esser appena arrivato, ci siamo guardati in faccia e abbiamo fatto quadrato. In questo gruppo, il mister sa di poter contare su uomini prima che su giocatori”.

Domenica arriva la Puteolana ultima in classifica a quota 5 insieme all’Arzanese. Quali insidie si nascondono dietro questo match?

“Secondo me, dopo il filotto Andria-Taranto-Potenza, tris di partite contro avversari d’alta classifica, questi impegni sono i peggiori da affrontare, vedi per esempio la sfida col Grottaglie, persa malamente dopo le sei vittorie (cinque più il successo a tavolino contro il San Severo, ndr). Non dobbiamo prendere sottogamba il match. La Puteolana? Loro con un 4-3-3 che all’occorrenza si trasforma in 5-3-2, e al ‘Bianco’ verranno per strappare un punto”.

Prima hai menzionato il tuo passato con le giovanili del Lecce. Che ricordi hai di quel periodo  coronato dal debutto in Serie A con l’Udinese il 15 aprile 2006 in cui entrasti al 71’ al posto di Giacomazzi?

“Beh, nel Lecce ci ho passato tutto il settore giovanile; entrai da piccolino ai pulcini nel Lecce e sono arrivato sino alla Primavera. Posso solamente ringraziare il Lecce, in quanto faccio parte del gruppo che vinse tutto a livello giovanile. A Villa Convento, sono diventato un calciatore prima con il comportamento giusto e poi sul campo, grazie alla guida di un uomo come Pantaleo Corvino che ci riprendeva anche per un orecchino in più o per il capello troppo lungo. Sono fiero di tutto ciò. L’esordio in Serie A, alla 34°giornata di campionato, fa parte dei ricordi che porterò avanti finché vivrò. Ogni bimbo sogna di giocare almeno uno spezzone di gara nel massimo campionato ed io non dimenticherò mai quell’emozione che ho provato scendendo in campo con la maglia della squadra della mia città”.

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