Portobello
Il resort “Portobello” che ospita l’Italia

LECCE (di Italo Aromolo) – Un Eden in miniatura immerso nella natura di una foresta tropicale e di una spiaggia con vista oceano: non è una cartolina dai Caraibi ma la location scelta dalla Federazione Italiana come quartier generale degli azzurri per la spedizione Mondiale in Brasile; memore della precedente esperienza in Confederations Cup, il tavolo organizzativo presieduto dal vicepresidente Demetrio Albertini, dal Direttore Generale Antonello Valentini e dal Commissario Tecnico Cesare Prandelli ha optato per un luogo lontano da occhi indiscreti come il Portobello Safari Resort, residenza di lusso della piccola cittadina costiera di Mangaratiba (appena 32mila abitanti). Un luogo riservato ma al tempo stesso attrezzatissimo dal punto di vista sportivo e ben collegato con il resto del paese, che presenta quelle peculiarità che tanto potranno pesare nel rendimento della Nazionale alla voce “dettagli”.

La struttura: allenamenti in casa grazie a due campi da calcio. Il resort brasiliano, ristrutturato per l’occasione, conta 152 camere per 308 posti letto con vista sul mare. Internamente dotato di palestra ed infermeria, è soprattutto la sua impiantistica esterna a renderlo un vero e proprio gioiellino ricettivo: i 2 campi da calcio in erba naturale (cui si aggiungono 6 campi da tennis e una piscina) sono la sede degli allenamenti azzurri in tutta comodità, con il non trascurabile vantaggio rispetto alle altre selezioni di evitare quegli stress psico-fisici inevitabilmente connessi a lunghi spostamenti quotidiani. Al di là delle costruzioni artificiali extra-lusso, il Portobello non manca di offrire interessanti attrattive naturalistiche: in primis, gli oltre 3mila ettari di safari da esplorare in jeep tra la tipica fauna e flora tropicale (da cui il nome), ma anche le spiagge immacolate di Sao Braz che, per oltre un chilometro, si prolungano nella baia dell’arcipelago di Angra dos Reis.

Safari Portobello
Safari Portobello

Dallo scorso 6 giugno e fino al prossimo 13 luglio (data della finale già opzionata, con tutte le scaramanzie del caso…) l’intera struttura è a disposizione degli azzurri, ma non solo: per la prima volta nella storia della Nazionale Italiana i calciatori sono accompagnati dalle rispettive famiglie, per le quali è stata predisposta un’ala separata dell’edificio: un rigoroso regolamento, tuttavia, limita i momenti di incontro ai pasti ed ai gironi di riposo e vieta loro l’accesso ad aree tecniche quali la palestra e la sala riunioni. Un’altra buona fetta del complesso è adibita ad uffici della FIGC, mentre stampa e sponsor alloggiano in un altro hotel poco distante.

La posizione: ombelico Portobello tra Rio e San Paolo- Tra i motivi di appeal del bunker azzurro (tali da suscitare l’iniziale interesse anche di altre Federazioni come quella inglese) c’è sicuramente la posizione geografica di Mangaratiba, città situata nel mezzo della Costa Verde tra le centralissime San Paolo e Rio de Janeiro ma protetta dal caotico tran-tran brasiliano in virtù della sua collocazione agli estremi della penisola di Junqueira. I due poli dove si è disputata la gara inaugurale (San Paolo) e la finalissima (Rio de Janeiro) distano rispettivamente 248 e 105 chilometri, comodamente percorribili in pullman in meno di mezza giornata. Proibitive, invece, le distanze per tutte le altre destinazioni: la base di partenza è l’aeroporto militare Bartolomeu Gusmau di Santa Cruz (a circa 60 km dal Portobello) per i charter italiani diretti a Manaus, Recife e Natal per le tre gare della fase a gironi. In merito alla questione aeroporto, è emblematica della precaria situazione socio-economica in cui verte il Brasile la querelle per cui l’Italia abbia dovuto rinunciare al ben più attrezzato scalo aeroportuale di Rio de Janeiro per le difficoltà di percorrenza della strada statale che la collega, rinomata per essere poco sicura e perennemente intasata di traffico.

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