LECCE (di Gavino Coradduzza) – Disarcionato sette giorni fa, il Lecce rimonta in sella, lavora di frustino e speroni e riprende la cavalcata bruscamente interrotta. Fedele al modulo tanto caro, Liverani presenta sul campo di Siracusa il solto 4-3-1-2 rispolverando Torromino come trequartista alle spalle di Saraniti e Caturano; Arrigoni, Mancosu e Armellino sono la cerniera centrale, i quattro di dietro sono, come ormai è prevedibile, Lepore, Cosenza, Marino e Di Matteo.

A dispetto di quanto racconta la classifica (un abisso tra Lecce e Akragas), i siciliani, nomadi per carenza di un proprio stadio, tengono bene il campo con chiara intenzione di non sfigurare nel confronto con la capolista e, se gira favorevolmente, di conquistare qualcosa più per la gloria che per la classifica…

Gli Ultrà Lecce presenti a Siracusa

Parte abbastanza bene anche il Lecce che non sembra minimamente gravato dalle scorie della sconfitta patita nel precedente turno; cerca di macinare gioco a pieno organico, chiama l’intera squadra allo sviluppo dei temi di gioco portando molte pedine, solitamente più arretrate, a supporto delle punte; non fa grandi cose, questo va detto, si muove senza sfiorare la velocità pura, ma è sufficientemente quadrato ed abbastanza caparbio nel mantenere alto il proprio baricentro…

Non tutti i temi offensivi passano attraverso il ’’filtro imbuto’’ del trequartista di turno; Lepore pedala parecchio e bene anche su corridoi centrali e lo stesso Armellino non trascura di incunearsi in area avversaria. Di Matteo imbastisce dialoghi interessanti con l’uomo ovunque, cioè con quel Mancosu che magari non brilla come in altre occasioni, ma copre praterie infinite in ogni settore del campo, con predilezione per centrosinistra. Ed è infatti un preciso cross da sinistra di Di Matteo (25°) a fornire a Saraniti l’occasione di mostrare come ci si avvita nell’etere per colpire di testa e firmare il gol del vantaggio; un bel gol: limpido, pulito, ben costruito e ottimamente realizzato. È un gol che annacqua i bollenti spiriti dei siciliani chiamati ora ad inseguire il risultato senza disponibilità di validi strumenti per l’ardua arrampicata; il Lecce non concede niente: nè spazi, nè leggerezze di sorta: è il miglior periodo della partita dei ragazzi di Liverani; è un Lecce ordinato e tosto…

Con l’andare dei minuti, nel corso della ripresa, viene progressivamente meno la foga dei giallorossi salentini nelle zone avanzate; sia Armellino, che Lepore si affidano ad un atteggiamento un tantino più prudente. Per decisione di Liverani (13°) finiscono anche i compiti da trequartista di Torromino; il tecnico ripropone ancora Tabanelli richiamando in panchina pure Caturano.

Un po’ per l’orgoglio dell’Akragas, un po’ per il noto spirito di conservazione del risultato favorevole, col passare dei minuti i siciliani riescono ad impegnare la difesa giallorossa sfiorando molto da vicino il gol del pareggio con l’ottimo Pastore… Lecce guardingo dunque, che con il soffiare del forte vento di riscossa sollevato dai biancoazzurri, rinforza gli ormeggi di poppa inserendo Legittimo e Ciancio; praticamente difesa a cinque

Fabio LiveraniSarà ora estremamente facile obiettare che il finale disputato dal Lecce non sia proprio da capolista indiscussa; all’uopo basterebbe ricordare, se la cosa può essere utile, che si è capolista per svariati motivi tra cui, non ultima, la capacità di amministrare con prudenza il risultato. Se poi, così facendo, arriva anche il gol del raddoppio, allora… sursum corda!

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