LECCE – “Forse il Bari avrebbe perso lo stesso, ma il derby è stato venduto”: la Procura di Bari ha chiesto due anni di reclusione per i tre imputati nel processo sulla partita Bari-Lecce di serie A del 15 maggio 2011, persa dai biancorossi per 2-0. Secondo l’accusa, il derby fu comprato dal club salentino per 200mila euro. La condanna per frode sportiva è stata chiesta per l’ex presidente del Lecce Pierandrea Semeraro, per l’imprenditore Carlo Quarta e per Marcello Di Lorenzo.
L’accusa ha ripercorso i contatti telefonici e gli incontri tra “il gruppo dei baresi e quello dei leccesi” fino alla “concretizzazione dell’accordo con l’assegno da 300mila euro consegnato in garanzia da Quarta a Carella” ed alla “firma sotto quel derby truccato rappresentata dall’autogol di Masiello”. Per questi fatti le parti civili, Figc, Confconsumatori e oltre 200 tifosi di Bari e Lecce hanno chiesto un risarcimento danni per circa 1,5 milioni di euro complessivi (dai 500 ai 10mila euro per ciascun tifoso e 50mila euro per Figc e Confconsumatori).
In apertura di udienza dinanzi al giudice monocratico Valeria Spagnoletti, l’ex calciatore del Lecce, Giuseppe Vives, chiamato a testimoniare, si è avvalso della facoltà di non rispondere in quanto già coinvolto in quest’indagine (la sua posizione è stata poi archiviata).
Repliche e sentenza sono fissate per il prossimo 26 novembre.