LECCE (di Carmen Tommasi e Gabriele De Pandis) – Il tanto decantato gruppo è la forza del Lecce del sergente di ferro Franco Lerda. Una squadra che, dopo cinque sconfitte di fila di inizio stagione, ha trovato la forza di reagire e di ritornare nei piani alti della classifica e di essere ancora in gioco per il primo posto con numeri da paura con l’ex Toro alla guida dei giallorossi: 19 vittorie, 61 punti ed un elemento protagonista indiscusso per ogni reparto. L’uomo in più che regge la zona di propria competenza e che insieme ai compagni di squadra diventa l’amalgama ed il cocktail vincente di una formazione vogliosa di scrivere una pagina importante della sua storia.
DA “PERU” A “CAGLIO” – Un improvviso walzer di portieri quello appena “accaduto” in casa Lecce, con due giganti bergamaschi come protagonisti tra i pali del campionato giallorosso. Filippo Perucchini, baby prodigio scuola Milan, classe ‘91, portiere rivelazione nella scorsa stagione a Como. Diciannove presenze, 19 gol subiti e con la porta rimasta per ben 11 volte inviolata. Un estremo difensore che sicuramente sarà protagonista nel calcio che conta nelle prossime stagioni, ma che ora riposa, a torto o ragione, in panchina. Perchè a difendere i pali giallorossi, dalla partita di Gubbio, c’è Nicholas Caglioni arrivato nel Salento a gennaio a titolo definitivo dal Crotone: sette presenze e cinque gol subiti per il 30enne di Seriate che sta alternando paratone importanti ad altri interventi da dimenticare. Una presenza con la Salernitana, 2-1 finale, per il portiere di Melendugno Davide Petrachi e due per Marco Bleve, con Ascoli e Catanzaro, altro salentino ceduto ora in prestito al Martina Franca. Ventinove gol totali subiti dal Lecce ad una partita dalla fine della regular season.
L’INAMOVIBILE LOPEZ – Da quando è arrivato, Walter Lopez ha giocato sempre e se non è sceso in campo è stato solo a causa del turno di squalifica impostogli dal giudice sportivo (in questo caso ben sostituito dall’esperto e tenace Erminio Rullo). In difesa sulla corsia sinistra, il vero protagonista è stato l’uruguaiano: fondamentale per gli equilibri della linea a quattro giallorossa. Utile sia in fase difensiva che quando c’è da spingersi in avanti e poi l’intesa con “Dudu” Doumbia è fantastica. Ora l’ex Penarol, nella gara contro il Frosinone, potrebbe aver concluso la sua stagione a causa di un’elongazione al legamento collaterale mediale del ginocchio sinistro che gli potrebbe costare almeno tre settimane di stop. Promossa a pieni voti la coppia di centrali attuale, quella indiscussa Martinez-Abruzzese, entrambi giocatori di grinta, affidabilità ed esperienza di cui Franco Lerda si fida ciecamente. E quando uno dei due dà forfait, c’è il francese Kevin Vinetot a tenere a bada gli avversari: l’ex Crotone, dopo un inizio di stagione da dimenticare, è rinato e ritornato quello dei tempi migliori. Sull’out destro, lo sfortunato Dario D’ambrosio ha terminato in anticipo la stagione (con 18 presenze e tanti complimenti da parte di tutti per essere riuscito a guadagnarsi con professionalità il posto da titolare, dopo che in estate era stato messo sul mercato) è stato autore di prestazioni utili alla causa. Ora c’è il salentino doc Simone Sales: l’ex Cremonese ad inizio stagione poteva e doveva dare sicuramente di più, ma ha trovato poco spazio e adesso ha ritrovato la fiducia a suon di gare importanti che potranno aiutare il Lecce in vista di eventuali playoff. Il difensore di Sanarica, 13 gettoni, spesso e volentieri, viene preferito al brasiliano Marcus Diniz , anche se il ruolo più congeniale all’ex Milan è quello di centrale, ma comunque se l’è cavata alla grande quando il tecnico Lerda lo ha schierato nella poco amata posizione di terzino.
NEL REGNO DEL “PAPO” – Quando si parla di centrocampo, il nome clou della rimonta giallorossa è quello di Romeo Papini. Il centrocampista romano, assente per infortunio nella sfortunata gestione Moriero, ha scalato con successo le gerarchie della mediana leccese diventato il “monarca” del centrocampo salentino, grazie ad una sostanza fuori dal comune, affiancata ad una buonissima sapienza nella gestione dei tempi di gioco. L’arrivo di Ciccio De Rose, presente dal 1′ solo in tre occasioni, ha permesso un po’ di respiro a Nicolas Amodio, elemento arrivato nel Salento in sordina ma divenuto sempre più necessario quando si tratta di interrompere le trame di gioco altrui e, nonostante il proverbiale “sangue caldo” sudamericano, quando bisogna calmare fasi concitate di importanti match. Stefano Salvi, migliore del Lecce targato Moriero, si è rialzato dopo un periodo incolore e ha acquisito una continuità di rendimento che, mischiata ad un enorme spirito di sacrificio, simboleggiato dall’ingresso nel ruolo di terzino destro contro il Frosinone, lo rendono l’instancabile gladiatore giallorosso. L’atleta che potrebbe ffare la differenza in questa parte finale di stagione è poi Luiz Sacilotto, ma solo se riuscirà a mettersi completamente alle spalle i guai fisici, accumulando una buona condizione fisica, presupposto necessario nelle partite ad alta tensione nell’eventualità di playoff. Sulla trequarti centrale Mariano Bogliacino, un po’ per i guai fisici un po’ per un’eccessiva “varietà” tra vari ruoli della mediana, non ha bissato il rendimento dello scorso anno, seppur abbia incamerato l’ottimo bottino di 6 gol (spesso pesanti: vedi Salernitana e Frosinone) in 21 presenze; dubitare delle immense qualità di Mariano sarebbe un’eresia calcistica, ma il Lecce ha bisogno del suo miglior Bogliacino, specialmente nelle fasi thrilling del torneo di Lega Pro.
FRECCE INTERSCAMBIABILI – Sulle fasce offensive la sorpresa dell’anno è stata il rendimento ad alta intensità di Abdou Doumbia: il Lecce ha fatto spesso leva sulle volate offensive dell’esterno di proprietà del Parma, micidiale nell’aprire le difese provocando rigori ed espulsioni per gli avversari. Abdou, assieme a Walter Lopez, ha costruito un pericoloso asse sinistro sul quale Franco Lerda fa spesso leva. Sull’altra fascia vige il ballottaggio, divenuto quasi una costante ormai, tra Adriano Ferreira Pinto e Dario Barraco. L’ex Latina, utilizzabile con estremo successo anche al centro della trequarti come al “Lungobisenzio” di Prato, ha alternato belle prestazioni ad apparizioni incolore dove il cambio è sembrato fisiologico al di là del fatto che non abbia ancora i 90 minuti nelle gambe. Ferreira Pinto, uomo di esperienza infinita, si è rivelato utile nella gestione di situazioni di vantaggio; l’ex Atalanta ha lavorato da fulcro di gioco laterale per lo schieramento giallorosso e, non potendo dare la profondità assicurata per esempio da Doumbia, è abile nel manovrare le lunghe azioni mosse per vie orizzontali sulla trequarti. Giacomo Beretta, jolly offensivo moderno, è anche una valida alternativa sulla trequarti sinistra grazie alla sua velocità di passo, soprattutto nello stretto. Tommaso Bellazzini, fuori dalla partita di Pagani dello scorso ottobre a causa di uno stiramento alla coscia, sarà la freccia in più nelle scelte di Franco Lerda; l’ex Vicenza ha tanta voglia di riscatto ed a 26 anni a Lecce cerca un nuovo rilancio che lo riporti in categorie più nobili, già vissute da protagonista con la maglia del Cittadella.
CANNONIERI, NON SOLO “FABRI” – Fabrizio Miccoli, uomo copertina di questo Lecce, non ha tradito le aspettative e, a tratti quasi in solitudine come nei match casalinghi con Pontedera, Prato e Grosseto, ha preso per mano il suo Lecce trascinandolo al successo. Tredici gol e 3 assist in 1608 minuti sono i numeri, si spera temporanei, della stagione d’esordio con la maglia della propria squadra del cuore, Miccoli ha ormai smaltito gli acciacchi di inizio stagione ed è, ovviamente, l’elemento principe della squadra, potenzialmente pericoloso in ogni momento. Dietro al “Romario del Salento” questa è stata la stagione della seconda esplosione di Giacomo Beretta: se a Pavia il boom della punta scuola Milan ha riguardato la sua presenza in zona gol (10 reti), nel Salento “Jack” Beretta ha interpretato un calcio totale, rivelandosi formidabile non solo nel gioco d’area (5 gol, bellissimi quelli di Nocera ed il temporaneo pari col Perugia), bensì utile anche alla squadra con tanta furbizia e maturità tecnica quasi strana per un classe 1992. Non ha continuità, ma quando è chiamato in causa fa sempre male: Gianmarco Zigoni, con 8 gol in 929 minuti, è il secondo marcatore del Lecce dietro al capitano. “Zigo”, partito anche lui in sordina, ha deciso l’importante match dello “Zecchini” di Grosseto con un guizzo da vera punta e si sta rivelando molto cinico. La punta di Oderzo è riuscita a bissare l’ottimo rendimento del girone di ritorno dello scorso anno, caratterizzato da 6 in 10 apparizioni con la maglia dell’Avellino. A Lecce tutti sperano che l’analogia del rendimento del figlio d’arte con la scorsa stagione porti alla stessa, felice, conclusione festeggiata 12 mesi fa dalla squadra irpina.