LECCE – (di Carmen Tommasi) – Fino all’ultimo respiro. Con il sangue agli occhi. Con la paura di non farcela. Con l’entusiasmo di esserci riusciti. Nel campionato di Prima Divisione di Lega Pro, quest’anno e più di ogni altro, ci sarà da soffrire e tenere i nervi saldi fino all’ultima giornata, questo è certo. E se c’era il minimo dubbio che il torneo, sia del girone A che di B, potesse essere falsato da numerose squadre senza obiettivi e senza dover fare l’affannosa rincorsa playoff, il tutto è stato totalmente smentito dai risultati sul campo.
Sono due gironi questi in cui qualsiasi squadra, al di là dall’obiettivo che ha o della posizione in classifica che occupa, può dare filo da torcere a chiunque e sono quelle formazioni paradossalmente relegate nelle zona più buie dei gironi a fare delle brutte sorprese, inaspettate, agli avversari. Anche perché in un campionato “anomalo” senza retrocessioni e con la testa libera, alcune formazioni possono permettersi il lusso di andare all’arrembaggio e di fare lo scherzetto a chi ha qualcosa da perdere, più di qualcosa.
Basta vedere le sconfitte del Lecce con il Viareggio, della Cremonese con la Pro Vercelli e quella del Vicenza. Crollano tutte e, forse, perdono definitivamente il treno rincorsa verso la vetta, entrando così nell’oscura dimensione della “lotteria” playoff.
Perché poi, non guardare anche le vittorie di Ascoli, Pavia e Reggiana, squadre che lottano e corrono fino al fischio finale, a testa alta e con la voglia, l’entusiasmo, di urlare alle avversarie di esserci, nonostante tutto. Di non aver nulla da perdere, ma di esserci fino alla fine. E va bene così, altrimenti sfocerebbe tutto in noia, apatia. Il tipo di calcio che non piacerebbe proprio a nessuno. O quasi.