LECCE (di Italo Aromolo) – Il Lecce-express sfreccia sui binari della Serie A: il 3-1 sul campo della Spal vale il secondo successo consecutivo esterno, che proietta la banda-Liverani nella comfort-zone del centro-classifica a 6 punti. La prestazione di Ferrara aggiunge ulteriore chimica al percorso di crescita del gruppo e dimostra che il difficile equilibrio tra estetica e sostanza è, oltre che possibile, straordinariamente efficace; il che non vuol dire rinunciare alla volontà di fare gioco, ma dimostrare quella camaleontica plasticità di interpretare le fasi della partita secondo criterio. Compito che è riuscito egregiamente nell’arco dei novanta minuti del “Mazza” all’undici salentino, ora vorace leone all’assalto della preda spallina, ora orso in letargo con assetto difensivo.

Un’azione offensiva nel primo tempo: il Lecce attacca con 8 uomini.

Rispetto alla gara casalinga persa contro il Napoli, la disposizione tattica del Lecce è confermata (4-3-1-2) con un Babacar in più a fare sportellate e ottimizzare i lanci lunghi in attacco. L’acciaccato Tachtsidis è sostituito dal più dinamico Petriccione ma senza che ciò muti la struttura di gioco statica. A cambiare è semmai l’atteggiamento iper-aggressivo nell’occupazione degli spazi, comprovato da un pressing molto alto fin dalle primissime battute: in alcune azioni d’attacco il Lecce porta otto effettivi nella trequarti avversaria e non tarda ad arrivare il gol di capitan Mancosu, all’11° su calcio di rigore.

La zona franca in cui Di Francesco è lasciato libero di realizzare il momentaneo 1-1.

Il quarto d’ora iniziale è un soliloquio dei giallorossi e la Spal non perviene dalla parti di Gabriel. Lo fa in maniera fortuita solo al 17°, su una palla al limite dell’area: il ritardo nell’uscita dei difensori consente a Di Francesco di stoppare, girarsi e realizzare il gol del pari in libertà. Il tipo di defaillance non è nuovo in casa giallorossa – si riallacciano alla mente i gol subiti contro l’Inter alla prima giornata – e la facile lettura della situazione sposta il focus correttivo su un discorso di mera attenzione/organizzazione: di qui l’ira di Liverani – denunciata in conferenza stampa post-match – che certamente interverrà per limare l’imperfezione nel prossimo futuro.

Il 4-4-2 con cui si dispone il Lecce nell’ultima parte di gara.

Resta l’unico errore di una prestazione difensiva altrimenti pregevole, in cui la formazione salentina si dimostra “squadra” nel senso letterale del termine: undici giocatori coordinati e compatti nei movimenti di reparto, come fossero uno. Nel secondo tempo, quando in doppio svantaggio la Spal spinge al massimo delle potenzialità con il suo 3-5-2, Liverani intuisce che il pericolo viene dalle fasce e appronta la correzione tattica: Mancosu e Tabanelli scivolano ai lati e si passa al 4-4-2. La strategia – inedita prima d’ora nel biennio del tecnico romano – prevede costanti raddoppi di marcature sugli esterni per annullare gli acuti di movimentismo spallino. Il Lecce fa così scivolare la gara senza patemi al triplice fischio: è la vittoria del senno per una squadra che veste i panni da matricola ma conquista punti dimostrando l’esperienza dei grandi.

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