LECCE – E’ il giorno del debutto del Lecce tra le mura amiche e il popolo del Salento può riabbracciare la Serie A dopo sette anni d’esilio. Per gli oltre 24mila accorsi al “Via del Mare” la sfida con il Verona ha un contenuto di valore indipendente dal risultato: il fragore di uno stadio quasi esaurito, i settori Distinti finalmente ripopolati, il nuovo tabellone luminoso, il vivace panno blu attorno al rettangolo verde hanno risvegliato emozioni intorpidite dai tanti, troppi, anni di assenza dal palcoscenico della massima serie. Lo spettacolo di luci e colori è stato il contorno di una sfida non meno intensa per intensità e agonismo sul campo: la battaglia-salvezza contro i veronesi, diretti concorrenti per la salvezza, è una di quelle dal peso specifico altissimo nell’economia di un campionato. Ben oltre i 3 punti in palio ci sono autostima, consapevolezza, fiducia: qualità immateriali che non si acquistano al calciomercato, ma si guadagnano giocando insieme e, magari, vincendo contro avversari di categoria.

Il Lecce vuole cancellare il 4-0 al debutto contro l’Inter e mister Liverani rinnova la formazione titolare per limitare le amnesie difensive sulle corsie laterali, costate care a San Siro: Benzar e Dell’Orco prendono il posto di Rispoli, a destra, e Calderoni, a sinistra. Mirino zoomato anche su Shakhov, centrocampista ucraino all’esordio: Petriccione si accomoda in panchina.

PRIMO TEMPO – Il Verona di mister Juric si dimostra un cliente più ostico del previsto, dalle geometrie precise e dalla elevata rapidità di esecuzione: in fase difensiva i giallorossi appaiono in affanno sulle palle alte – i contrasti aerei spesso preda dei centimetri gialloblù – e nel controllo dei movimenti palla a terra degli attaccanti Tutino, Zaccagni e Amrabat. Con il supporto di Faraoni e Lazovic sulle corsie del centrocampo il Verona orchestra combinazioni che lo portano più volte vicino al vantaggio. Ci si aspettava forse qualcosa in meno da una squadra, quella scaligera, dipinta in difficoltà sul piano del gioco e che invece si è presentata al “Via del Mare” in brillante condizione atletica e sbarazzina nelle giocate. Il Lecce di inizio gara appare intontito e imballato, pagando il rinnovo di tre/quarti della difesa rispetto allo scorso anno e l’assenza di Petriccione negli automatismi di centrocampo. Del giro-palla richiesto da mister Liverani c’è una vaga parvenza: tocchi in eccesso e un certo imbarazzo con il pallone tra i piedi rallentano la manovra, costringendo a raggiungere gli attaccanti con soluzioni di fortuna dalla distanza, spesso inefficaci. Il Verona ingabbia bene Falco, raddoppiando puntualmente la marcatura e non lasciandogli mai il piede sinistro libero. Si va a riposo tra gli incoraggiamenti del pubblico del “Via del Mare”, maturo al punto giusto per metabolizzare l’impatto con la categoria.

Calderoni al tiro

SECONDO TEMPO –  L’inizio della ripresa restituisce un Lecce più reattivo e mentalmente concentrato, capace di limitare il Verona nelle iniziative e proporre un abbozzo di offesa in avanti. Gli scaligeri abbassano il baricentro e si smascherano: il blitz del primo tempo era frutto di una squilibrata gestione delle energie più che di un’intrinseca superiorità. La formazione di Juric fatica a stare corta e per il Lecce si apre la possibilità di gestire la sfera con più tranquillità e spazi; ma la vera pericolosità vera resta una chimera: i difendenti avversari dimostrano pulizia e tempismo negli interventi e non faticano a controllare le giocate giallorosse, anche quando Liverani inserisce La Mantia al posto di Shakhov e schiera un 4-2-4 con il chiaro intento di vincere. L’unico sussulto è quello di Lapadula al 78esimo (deviazione di testa su calcio di punizione) che si aggiunge a qualche flipper in area prontamente sbrigliato dalla difesa veronese: i sospiri dei tifosi giallorossi sono vani. La doccia gelata arriva in una delle poche incursioni veronesi della seconda frazione, all’81esimo: l’ex Pessina difende una palla all’altezza del dischetto del rigore e piazza un rasoterra sul secondo palo alla sinistra di Gabriel. Gli ultimi minuti sono una spremitura di energie all’insegna della disperazione per il Lecce: i tentativi di agguantare il pareggio si risolvono in un diagonale fuori di Mancosu all’87esimo e, subito dopo, un tiro da lontano di Calderoni ribattuto dalla difesa. Il forcing si risolve in un nulla di fatto e arriva il triplice fischio: i giallorossi incassano la sconfitta al debutto in casa e avranno tempo, con l’imminente sosta del campionato, di analizzare gli errori commessi e apportare le dovute correzioni per cominciare ad ingranare, a partire dalla sfida del prossimo 15 settembre contro il Torino.

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