LECCE – L’amaro in bocca lasciato dal pari casalingo contro il Melfi, aumentato dal punto conquistato dal Benevento a Catanzaro, ha stoppato il filotto di 8 vittorie consecutive in casa, inaugurato proprio alla prima partita di Braglia con il Lecce, alla settima di campionato contro l’Ischia Isolaverde. La rete nel recupero di Sasà Caturano, ex di turno della partita, ha però portato a 15 i risultati utili consecutivi. Questi dati devono far riflettere anche i più disfattisti. Non perdere era importante, soprattutto per l’ambiente, ma l’1-1, che va stretto ai giallorossi per certi versi, permette un bel po’ di spunti di discussione. Raggiungere il pari nei primi 45′ avrebbe quasi sicuramente aperto la via ad un diverso secondo tempo, ma il palo di Moscardelli e la parata “alla Garella” di Santurro sul tiro sporco di Salvi non lo hanno permesso. Particolare da non trascurare, le parate di Perucchini. L’estremo difensore bergamasco, con altri due miracoli, ha evitato il raddoppio del Melfi.
Soliti dubbi– Moscardelli, appunto. Dopo le due reti ad Ischia che ne hanno interrotto il digiuno, l’attaccante giallorosso non è riuscito ad esprimersi al meglio contro la difesa del Melfi, arcigna e ben coadiuvata dal lavoro di rientro dei centrocampisti. Il Mosca, salvo la gran sassata su punizione, non ha avuto grandi occasioni da rete, essendo quasi costretto però a suonare la carica anche dal punto di vista del pressing sulle uscite difensive avversarie. Alla prestazione così e così dell’ex Bologna ha risposto il cinismo di Caturano, ancora in gol dopo un ingresso in campo dalla panchina. La punta napoletana, formidabile in un ipotetico duo offensivo con Moscardelli, reclama maggior spazio ed i numeri non possono che autorizzare tale ipotesi. Il dinamismo del Melfi ha fatto scattare l’allarme rosso a centrocampo: Salvi e Papini hanno faticato a costruire traiettorie verticali per gli attaccanti e hanno perso anche qualche troppi palloni, abbassandosi troppo verso la propria trequarti.
Arbitraggio- Ancora una volta il Lecce è stato quantomeno infastidito da un arbitraggio poco… attento. L’episodio del fuorigioco segnalato a Doumbia da rimessa laterale, seguito dalle scuse all’intero stadio, ha fatto perdere la tranquillità all’arbitro Mei di Pesaro. Oltre a questa segnalazione, potenzialmente pesante vista la situazione di uno contro uno sulla sinistra tra il franco-maliano ed Annoni, il Lecce recrimina per due rigori non concessi. In particolare, la trattenuta di Cason su Doumbia non punita, con la maglia dell’ex San Marino che si allarga vistosamente, sembra un abbaglio del direttore di gara marchigiano, la cui decisione di non fischiare il penalty è sembrata opinabile anche su Curiale nella ripresa. Ad onor del vero, anche il Melfi può recriminare per un calcio di rigore non decretato su Canotto, proteso in contropiede vicino al vertice alto dell’area leccese ed agganciato da Abruzzese (in difficoltà) prima dell’uscita di Perucchini.
Meriti e demeriti melfitani– Il risultato negativo per il Lecce è, quindi, anche figlio di una grande prestazione del Melfi, sceso in campo col piglio giusto sin dal primo minuto. Il gol di Masini, arrivato alla prima vera occasione, ha riflettuto l’andamento delle prime battute di gara. Lecce molle, sonnecchiante, forse non sul pezzo, punito dal vigore fisico di una squadra compatta nei movimenti senza palla e vogliosa di riscatto dopo il sonoro passo falso con il Monopoli, prossimo avversario dei salentini. Il gioco dei lucani, ben orchestrato dalla perfetta gestione dei tempi di Giacomarro, ha beneficiato della grande prestazione di Canotto, esterno destro che ha messo a dura prova la difesa giallorossa a causa della superiorità palesata nelle accelerazioni. Il vantaggio è arrivato proprio da destra, con la scorribanda di Maimone che ha capitalizzato un posizionamento rivedibile della retroguardia leccese. I meriti della squadra gialloverde fanno però il paio con un atteggiamento che di certo non va insegnato nelle scuole calcio. Va bene la voglia di rifarsi, va bene il cercare i punti con qualsiasi mezzo per provare a lasciare la zona play-out, ma l’ostruzionismo dei calciatori di Ugolotti, con presunti crampi e “difficoltà” a rimettere in gioco il pallone, fa parte di una serie di atteggiamenti punibili come, o anche più visti gli effetti sul gioco, le imprecazioni che costano tre giornate ad allenatori e tesserati ed altre leggerezze come la maglia sfilata dopo il gol. Questione di regole “ufficiali”, ma l’applicazione in campo cambia un bel po’…
Perchè non si rivede più in campo Beduschi, un giocatore che fece venti minuti da supermen, segnando un gol tutto da solo senza l’aiuto dei compagni e con un tiro alla Del Piero.