Gavino Coradduzza stadio (2)LECCE (di Gavino Coradduzza) – Quando l’arbitro (e che arbitro…) ha fischiato la fine, i diecimila sugli spalti hanno liberato un applauso probabilmente più liberatorio che di compiacimento per quanto visto in novanta minuti; il Lecce ha rischiato molto; è stato sfiorato dalla sconfitta evitandola nei minuti suppletivi. “Na botta e via“, cantava Rugantino; una botta ben assestata da Caturano ed il Lecce sfugge alla caduta casalinga: avvio di partita sbadato,confusionario mentre i ragazzi di Ugolotti danno l’impressione di essere meglio disposti a giocare le proprie carte nei minuti iniziali sperando così di sorprendere i giallorossi un tantino ingessati e forse stupiti al cospetto di tanta sfacciataggine irriverente; Si tratta dei minuti iniziali, (non pochini, a dire il vero) nel corso dei quali ci si  chiede quale delle due squadre sia il Lecce e quale il Melfi in odore di retrocessione; i colori delle magliette… aiutano!

Gli stantuffi esterni, Lepore e Legittimo (Legittimo dovrà penare parecchio per arginare la rapidità e la velocità del suo dirimpettaio di fascia) non sembrano oliati a dovere; il “pompaggio” sulle fasce stenta ad ingranare anche perchè Doumbia fa da terza punta con scarsa propensione al su e giù. Ma si tratta, devo ripeterlo mentre la partita si srotola verso la metà del primo tempo, dei (ormai molti) minuti iniziali, giacchè non può essere che il Lecce pimpante e fragoroso delle ultime settimane sia quello che arranca confusamente alla ricerca del bandolo della matassa. Il Lecce stenta a liberarsi delle pastoie che ne intralciano la prestazione. E intanto il Melfi è passato in vantaggio… non proprio occasionalmente. Scavalcato il 30° gli animi si scaldano alquanto: falli e reazioni ai falli; il Melfi ci dà che ci dà, spintoni anche a gioco fermo al cospetto della inspiegabile ignavia del signor Mei, arbitro-spettatore. Però il Lecce, al di là della foga supportata dalla grande volontà di risalire la china, non riesce proprio a ricucire il gioco secondo le note qualità: si soffre!
La prima frazione di partita si conclude con il Melfi che regge bene il disordinato urto di Moscardelli e compagni senza mai vacillare. A fine gara sarà d’obbligo riconoscere che l’unico vero tiro  finito nello specchio della porta di Santurro sarà quello del gol del pareggio, al 93°. Dallo spogliatoio esce un Lecce arrembante; schiuma rabbia e voglia di sistemare la partita, aggredisce l’avversario, ma prevalentemente con geometrie approssimative (giornata storta, evidentemente). Piace lo spirito della squadra, la voglia di raddrizzare le sorti anche se ciò comporta l’assunzione di qualche rischio sulle veloci ripartenze dei lucani. L’arbitraggio (inadeguato in talune circostanze) non fa che accrescere confusione e nervosismo tra i protagonisti mentre Piero Braglia, esiliato dalla panchina, sostituisce un difensore fluidificante con una punta: Curiale per Alcibiade e anche Caturano per Moscardelli. Quando poi Curiale divora una semplicissima palla-gol spedendola di testa al lato da non più di tre metri, allora cominci a chiederti se questa non sia proprio una serata “spurchiata“. Vero è, e bisogna riconoscerlo, che il Melfi spreca nel frattempo due incursioni (nate nei territori di Legittimo) che potevano fruttare il raddoppio e chiudere forse il confronto. Sorprende alquanto che alla panchina giallorossa sfugga la falla sulla propria fascia sinistra (lo riconoscerà lo stesso tecnico in sala stampa) sulla quale il Melfi riesce a creare le situazioni più graffianti sfruttando i velocissimi guizzi ora di Longo, ora di Canotto.
In avvio di commento  si diceva di un Melfi che aveva deciso di giocare tutte le proprie carte nei minuti iniziali prima che il Lecce imprimesse sulla partita il proprio marchi di qualità: errore! Quei minuti iniziali si son dilatati fino al 93°, complice il Lecce stesso. Niente marchio di qualità, dunque; il Melfi ha tenuto botta alla grande sfiorando ripetutamente il raddoppio in un finale di partita mentre il lecce ancor più assatanato sbatteva inutilmente la testa sul muro dei sedici metri e non oltre. Hanno dato tutto, è doveroso ricordarlo, i ragazzi giallorossi, ma le serate-no non si raddrizzano facilmente: le serate, ovviamente, non il campionato che rimane un discorso aperto più che mai.
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