LECCE – Chi lo ha visto giocare sa che Stefano Di Chiara era un guerriero, caratteristica che tra l’altro dimostra di mantenere ancora oggi dopo aver appeso le scarpette al classico chiodo nell’esprimere giudizi sul “suo” Lecce e sul mondo del calcio.
L’ex difensore (117 presenze, 1 gol col Lecce) ha legato il proprio nome in maniera indelebile a quello dell’U.S. Lecce da giocatore di quella squadra che conquistò la prima storica promozione in Serie A ed oggi continua a seguire anche da lontano le sorti della formazione giallorossa.
La sua schiettezza lo porta a commentare le sorti del club salentino senza avere peli sulla lingua, un po’ alla toscanaccia maniera, nonostante sia fieramente romano, forse perché tale indole l’ha ereditata da Eugenio Fascetti. E nel parlare su facebook del deludente pareggio di Andria, ecco le parole usate che non hanno bisogno di interpretazioni per essere comprese: “Una squadra deve denotare in primis l’idea di essere agonisticamente concentrata, per meglio dire… incazzata sull’obiettivo che deve raggiungere e non solo per chi va in campo… Il Lecce non denota questo anche se poi la classifica è vicina e non mi pare ci siano fenomeni in giro… come dappertutto in Italia manca quel sano senso di appartenenza, di identificazione, senso di accorpamento… roba antica che è andata in disuso…“