LECCE (di Gavino Coradduzza) – Tutto sommato, e tenendo conto di come si erano messe (male) le cose fino agli spiccioli finali di partita, il punto trascinato a casa dal camaleontico Lecce di Pagani è di quelli che non fanno esclamare: “a caval donato non si guarda in bocca”, ma non soddisfa appieno le aspettative della vigilia, alquanto deluse sul piano della prestazione, in particolare dalla trequarti in avanti. È pacifico che si viva più di punti in classifica che della qualità delle prestazioni, ma trovo abbastanza naturale che più di qualcuno continui a cercare il perchè della insipienza dei giallorossi nella fase di trasformazione a rete; giallorossi che ancora una volta ripropongono a Pagani le difficoltà di riaffermare la propria stazza e la continuità caratteriale! Non manca di certo l’impegno, nè la generosità; latita, semmai, quel quid che consente di trasformare in rete quel che abbondantemente si crea fino ai limiti dell’area avversaria; ma fatto 30, raramente si fa 31…
Capisco bene che la prima logica risposta a queste argomentazioni sia quella di obiettare che è stato rosicchiato un punto alla capolista, ma cos’altro? Oltre al punto rosicchiato, mi pare si possa dire: poco altro; ed è poca cosa se si pensa con il necessario distacco al vantaggio numerico non sfruttato al meglio; ancor meno se si tiene in considerazione che oltre alla caparbietà ed alla cattiveria agonistica, la Paganese poco altro ha fatto vedere. Naturalmente, ed è giusto sottolinearlo, nulla è compromesso; giova pure ricordare che le prospettive restano intatte e che, a lungo andare, la qualità delle “giocate finali” sia destinata solo ad un continuo miglioramento. Guai se non fosse così perchè, sconfitta a parte, la Casertana è lì avanti ed il Foggia… preme!
Si va comunque avanti, questo è fuor di dubbio, ma di nuovo con quella fastidiosa zavorra psicologica del risultato da inseguire o mantenere fino al 90°, a dispetto delle martoriate coronarie dei tifosi. Tutto questo per dire esplicitamente che quella continuità che sembrava consolidarsi dopo le ultime prestazioni si è un tantino appannata. Braglia penserà che gli incontentabili non mancano mai; dal suo punto di vista non è facile dargli torto, ma per coloro che per tre anni hanno visto sfuggire il successo, hanno masticato amaro e che da questa quarta esperienza attendono il ripristino della dignità calcistica stupidamente gettata alle ortiche, il successo non rappresenta soltanto una promozione nella serie superiore, ma anche la restituzione di quanto inopinatamente sottratto all’incolpevole popolo giallorosso…
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