Gavino Coradduzza stadio (2)LECCE (di Gavino Coradduzza) – La cronaca di Lecce-Catania è presto fatta: in 95 minuti il Lecce è riuscito a spizzicare la traversa della porta avversaria con una colombella partita da linee esterne probabilmente con la divisa da cross; un paio di telefonate a Liverani ed un colpo di testa mancato inspiegabilmente da Doumbia su taglio di pregevolissima fattura e pulizia, proveniente da destra: Doumbia è arrivato sulla palla in colpevole anticipo, sarebbe stato più comprensibile ove fosse arrivato in ritardo!

Non ha fatto molto neanche il Catania che ha impegnato Perucchini in un ottimo intervento a volo d’angelo, ma anche costringendolo ad una (questa si molto pericolosa) approssimativa uscita non sfruttata dagli etnei nonostante la porta incustodita; aggiungiamoci la sollecitazione alle coronarie dei tifosi del “Via del Mare” con un calcio di punizione a fil di palo mentre le lancette del cronometro percorrevano l’ultimo giro.

Lo zero a zero rispecchia dunque fedelmente il compito svolto dalle due squadre più blasonate del campionato. Ma se la divisione dei punti può andare bene ai siciliani, non altrettanto si può dire per i salentini che mancano ancora una volta la vittoria davanti ai loro tifosi e, per ora , marciano ad una media punti non propriamente entusiasmante. L’assenza di vere punte si è fatta ancora sentire, e dunque si attende il recupero dei bomber ancora oggi assenti; ma qualcuno (dalla panchina) dovrebbe ricordare a Doumbia che si gioca in undici e che, a volte, un cross immediato potrebbe rivelarsi più utile di qualunque tentativo di dribbling talvolta anche ai danni… della suocera dell’avversario! Il salvatore della patria in quel di Martina Franca nel precedente turno di campionato (Vècsei) è stato mandato in campo negli spiccioli finali di partita, quando il serbatoio dell’ossigeno di qualche suo compagno di squadra segnava già “riserva”. Poco ha potuto fare l’ungherese, ed infatti niente ha fatto.

Il Catania, ma è una battutaccia, era partito con atteggiamento “vulcanico” (stavo per scrivere ETNEO, ma mi sembrava troppo); poca roba, come si è detto, ma con una certa intraprendenza molto presto rabbonita dal Lecce che ha preso le misure giuste nonostante a centrocampo fossero “loro” a prevalere per palleggio ed esecuzione di temi. Il secondo tempo ha battezzato il risveglio dei giallorossi : più intraprendenti, più rapidi ed equilibrati; per una trentina di minuti hanno costretto il Catania ad accamparsi nella propria metà campo non disdegnando di ripulire la propria area con interventi che una volta venivano definiti “alla viva il parroco“; gli uomini di Pancaro si sono affidati ai lunghi rilanci di alleggerimento, ma va anche ricordata la loro reazione dal 30° al 40°, periodo di gioco nel corso del quale i ragazzi di Asta hanno dato l’impressione di essere appesantiti. Non una noiosa e brutta partita, quindi; ma definirla molto avara di emozioni, mi pare la conclusione più fedele per fotografare Lecce-Catania, con buona pace del blasone

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