LECCE (di Silvia Famularo) – Lecce-Catania è una sfida che profuma di Serie A e ti fa tornare indietro nel tempo… la Curva Sud aperta, il tabellone luminoso, un certo Serse Cosmi in panchina, i riflettori nazionali del calcio che conta puntati sul “Via del Mare“. Ieri le cose erano alquanto diverse, tutto era cambiato, compreso il risultato finale, che non ricalca la vittoria ottenuta quell’aprile del 2012 ma che condanna la squadra salentina ad un altro tristissimo pareggio, questa volta a reti inviolate.
Un pareggio che va strettissimo al Lecce che meritava di vincere la gara avendola dominata gran parte del match. Un primo tempo equilibrato ha dato il passo ad una seconda metà di gioco totalmente di marca giallorossa se si escludono gli ultimi cinque minuti della gara; il Catania ha costruito poco e niente, costretto nella sua metà campo da un Lecce grintoso e ben messo in campo che ha fatto un gran possesso di palla ma a cui è mancato solo il guizzo del gol.
E sì, la regola del calcio è lapalissiana: se non segni, non vinci; ma questa volta ci sono moltissime scusanti ed altrettanti buoni motivi per essere fiduciosi. Prima di tutto il Lecce visto in campo ieri pomeriggio è stato a mio parere il migliore da quando è iniziato il campionato. Seppure funestata da assenze importanti (bentornato Stefano Salvi!) e come al solito ignorata dalla fortuna (ennesimo legno colpito), la squadra salentina ha prodotto per la maggior parte del tempo un bel gioco che sarebbe stato anche producente se non avesse mancato le tante occasioni da gol. Abou Diop, che comunque ha un ottimo senso di posizione, non può essere certo criticato troppo visto che avrebbe dovuto crescere pian piano ed invece si è trovato a dover sostituire le punte titolari praticamente appena arrivato. Qualche difficoltà a centrocampo con un De Feudis che non era in partita, poche verticalizzazioni ed una difesa a tratti troppo lontana dagli altri reparti fanno da contraltare ad una buona sicurezza difensiva e ad un ottimo senso di ordine e di posizione della squadra. Un grande Checco Lepore ha lottato per tutti i 90 minuti, prestando alla gara non solo gambe e cervello ma soprattutto cuore; un Surraco, sempre risolutivo, ha dato il meglio di sé schierato in esterno, un Suciu, ma diciamolo piano, che si sta svegliando…
Dimenticavo, qualcosa è rimasto di quel remoto 2012, qualcosa di forte e di irriducibile: la passione dei tifosi veri… “Serie A, serie C, siamo sempre qui!“