LECCE – Parte oggi una nuova rubrica de Leccezionale curata da Gavino Coradduzza ed intitolata “Puntini… di vista“. Con il suo occhio critico e attento, passiamo in analisi la partita del Lecce per cogliere spigolature e riflessioni su quel che mostra il campo da gioco, il vero giudice di ogni squadra. Iniziamo con la amara sconfitta nel derby contro la Fidelis Andria…

gavino coradduzza(di Gavino Coradduzza) – Maturerà, io credo, e meriterà ancora l’elogio unanime dei quasi 11.000 puntuali sugli spalti del “Via del Mare“, ma il Lecce dell’esordio contro l’Andria ha francamente deluso perchè se è vero che si può discutere il risultato numerico (1-3) non altrettanto si può recriminare per la sconfitta subita per mano di un avversario più organizzato, libero di testa e per nulla incline a regalare come invece ha fatto il Lecce soprattutto nel corso del primo tempo. Si ha subito l’impressione che questo derby sia stato inteso dai giallorossi come un invito ad una gioiosa serata di gala, ad un sontuoso banchetto dove l’Andria interpreta il ruolo del personale di servizio. Quel Lecce un po’ stralunato sembra quasi stordito dalla disinvoltura dell’avversario, dai suoi automatismi ed anche dalla duttilità dei ragazzi di D’Angelo ed impiega non poco per rendersi conto che non è serata da smoking e spumante, ma da tuta da lavoro e vino della casa. Lo capisce quando, però, l’avversario è già in vantaggio. La reazione c’è, ma risente visibilmente di un elevato tasso d’ansia di recupero: si susseguono con sconcertante continuità gli errori in appoggio, la misura nel servire palla al compagno. Ma non solo: il pacchetto difensivo sembra una rete per la pesca delle balene: a maglie larghe e tenere così che l’Andria non può rifiutare il gol del raddoppio offerto su un vassoio d’argento. Il Lecce continua a controllare le punte avversarie con un modulo inedito: marcatura per corrispondenza, e non é soltanto una battuta esagerata. Il punto nodale, stando a taluni commenti espressi a caldo e pertanto sotto la spinta della delusione, non può essere indicato nella caratura arbitrale (non eccelsa, ma siamo in serie “C”), ma nella serena e possibilmente asettica analisi di quel che il campo ha mostrato, di quanto cioè si immagina sia momentanea conseguenza di un approssimativo adeguamento al clima del torneo nonchè all’assemblaggio di un gruppo apparso ancora eterogeneo.

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