LECCE (di Silvia Famularo) – La prima partita della propria squadra in un campionato, in uno qualsiasi, per un tifoso è sempre importante soprattutto se la si gioca in casa. L’adrenalina sale insieme a te che sali i gradoni del tuo settore, saluti, stringi le mani ai tuoi compagni di moltissimi viaggi che magari si sono rivelati deludenti ma che sono stati comunque emozionanti. Ieri sera si respirava l’aria frizzante delle grandi occasioni, gli ingredienti c’erano tutti ed in abbondanza: grande pubblico, grande entusiasmo, grande fiducia nella squadra costruita dalla nuova dirigenza che, nelle persone più importanti, a braccia levate, prima della gara, si era recata sotto la mitica curva nord per ricevere il lungo applauso che effettivamente è stato loro tributato e che si è propagato come una scarica elettrica nell’intero Via del Mare. Poi, come spesso negli ultimi anni è successo, la squadra salentina in campo non ha onorato la serata di “gala” ed ha deluso incappando in una sconfitta clamorosa contro una compagine neo promossa che ha saputo interpretare meglio la gara dimostrando maggiore organizzazione ed amalgama.
Il Lecce è ancora “work in progress“, solo da una settimana ne è stata completata la rosa, logico non aspettarsi grande giocate ma la brutta sconfitta di ieri ha fatto ritornare i tifosi con i piedi per terra; una difesa a maglie larghe, un centrocampo lento ed affollato, un attacco ancora poco collaudato hanno dato vita ad un primo tempo a dir poco imbarazzante. Non basta la tornata “leccesità”, non bastano i grandi numeri allo stadio, non basta andare in pizzeria per trovare l’amalgama di squadra, per vincere in un campionato come la Lega Pro ci vuole bravura da parte della società per riconoscere gli errori compiuti e ripararli e ci vuole unità nell’ambiente calcio. Non facciamoci del male così come è accaduto in passato, baresi da crocifiggere quest’anno non ce ne sono.