LECCE (di Massimiliano Cassone) – C’è sempre una goccia che fa traboccare il vaso. È la sensazione che Fabrizio Camilli avrà provato dopo una serie di comportamenti poco corretti, a suo dire, della Federazione Italiana Rugby nei confronti della sua squadra; e la goccia è stata un’ingiusta espulsione che ha inficiato sul risultato di un incontro che valeva una stagione.
La Svicat è retrocessa in serie C a testa alta e lui ora, a petto in fuori, malinconico ma deciso ha staccato la spina.
“Lascio il rugby, cedo la squadra a costo zero ad una società di giovani volenterosi che sapranno affrontare il futuro a testa alta. Resto come sponsor ma esco dalla scena. Da tesserato non posso portare nelle sedi opportune le mie giuste cause, mentre da cittadino potrò farlo”.
Il numero della Svicat Petroli fa una lunga passeggiata sul viale dei ricordi e ci mette tanta passione nel raccontare il suo rapporto col rugby ed è proprio questa passione che lo fa rammaricare di fronte alla poca attenzione che gli organi di stampa hanno avuto per la sua creatura e per uno sport meraviglioso che passa sempre in sordina di fronte “ad una palla che rotola”, dice proprio così Camilli che poi continua: “Noi con la Svicat abbiamo contribuito a far crescere il movimento rugbistico pugliese. Quando tre anni fa arrivammo a Campi Salentina sostenendo la gloriosa compagine della Consolini, non c’era stata nessuna squadra nel Salento, oltre il Trepuzzi, che sponsorizzavamo sempre noi, ad aver raggiunto risultati sportivi prestigiosi come ha fatto poi la Svicat ASD Rugby. Il primo anno ci chiamavamo Consolini Svicat Campi Salentina e abbiamo ottenuto grandi risultati; porto sempre nel cuore la vittoria a Paganica, momento storico e poi la doppia vittoria con il Padua Ragusa. L’anno dopo decidemmo di dividere le strade, da una parte la Svicat, dall’altra la Consolini, perché determinati comportamenti non erano consoni alla nostra visione delle cose, e siccome non c’erano imprenditori di Campi Salentina pronti ad investire nemmeno cento euro per la squadra, collocammo la sede a Lecce, dove ci sono le mie aziende. E da qui si scatenarono tutti i puristi scatenando un putiferio di critiche nei miei confronti e della squadra. Feci una promessa ad inizio di questa stagione, qualsiasi fosse stato il risultato finale avrei fatto tornare la Svicat nelle mani dei campioti. L’altro giorno ci siamo dimessi tutti e abbiamo lasciato la società, a costo zero, nelle mani di un socio di Campi Salentina, Andrea Maci, che ha anche il patentino di allenatore, lui si occuperà di formare un pool di persone in grado di portare avanti la tradizione rugbistica campiota. Io darò il mio contributo ma soltanto come sponsor; la nuova società troverà tutti i conti in regola, e dei denari in banca per affrontare un campionato di serie C di alto profilo, lascio tutto e ripeto a costo zero”.
È deciso Camilli e non torna indietro: “Abbiamo speso quattrocento mila euro in tre anni per portare la Svicat alle porte dei Play Off della serie B, stavamo per riuscire a compiere l’impresa, poi quest’anno è andata male per tanti motivi, compresi i comportamenti arbitrali assurdi che non posso tollerare e ripeto: lascio, così potrò farmi rispettare in altre sedi. Mantengo la promessa, la squadra torna a Campi Salentina, la lascio in ottime mani”.
Nei suoi occhi si legge tanta emozione ma oramai ha deciso e nelle sue parole finali si respira tutto l’amore che ha per il gioco del rugby.
“Se solo capissero quanta poesia c’è nello scontro di due giocatori di rugby che non si risparmiano nulla, forse non contribuirebbero con i loro comportamenti a rovinare uno sport che è stato sempre considerato il più corretto. Il rugby ha nel dna la mancanza assoluta di interessi personali. Ma questo non è stato capito dai signori della Federazione”.