LECCE (di Giovanni Costantini) – Dopo dieci anni di amministrazione Vendola, durante i quali sul palazzo regionale di via Capruzzi è sventolata la bandiera della pace, oggi potremmo trovarci davanti ad una svolta epocale, figlia in particolare delle dinamiche nazionali e, solo in parte, di quelle locali. In sostanza, tutti i regolamenti di conti che si stanno giocando sui “tavoli romani”, vedono come teatro di scontro la Regione Puglia.
Partendo dagli uscenti, Michele Emiliano, il plebiscitario sindaco-sceriffo di Bari per due mandati consecutivi, dopo aver vinto quasi a mani basse le primarie di coalizione nel Centrosinistra, potrebbe conquistare, anche grazie ai “regali” del Centrodestra, il governo regionale ma, in realtà, non ci sarebbe solo questa già ghiotta prospettiva politica. Infatti, dopo un apparente accenno di reciproca infatuazione, i rapporti tra le personalità al momento probabilmente più forti del Partito Democratico (Renzi ed Emiliano) non sono certamente idilliaci. Tant’è che Matteo Renzi in Puglia non si è ancora visto ed una delle sue “amazzoni”, il ministro Maria Elena Boschi, ha annullato un appuntamento già programmato. In sostanza, Emiliano potrebbe diventare non solo governatore di Puglia ma anche l’anti-Renzi in casa di… Renzi.
Nel Centrodestra il buio è “fitto”. Battute a parte, lo scontro interno alla ormai ex Forza Italia tra il Silvio Berlusconi da Arcore ed il Raffaele Fitto da Maglie, che si trascina oramai da lunghissimo tempo, ha prodotto una frattura che ha portato alla presentazione di due proposte alternative: quella del noto oncologo barese Francesco Schittulli fin dall’inizio candidato in pectore e quella di Adriana Poli Bortone “imposta” da Berlusconi, evidentemente per superare e cassare quella di Schittulli su cui si era da tempo compattata la coalizione.
In un Centrodestra da un decennio capace di consegnare per ben due volte la guida della Regione alla parte avversa a causa di evidenti responsabilità della propria classe dirigente ed attanagliato in una crisi profonda che somiglia tanto alla parabola discendente della leadership di Silvio Berlusconi cui non si è provveduto a porre rimedio attraverso lo svolgimento, ad esempio, di primarie condivise per la scelta di chi dovesse succedergli, assistiamo alla liquefazione di ciò che rimane di un mondo affranto, deluso, stanco il cui elettorato in buona parte o se ne starà a casa o esprimerà un voto in forte discontinuità e dissenso rispetto al suicidio politico cui è costretto ad assistere.
In questo scenario, si aggiunge anche la candidata a presidente della Regione Puglia del Movimento 5 Stelle, Antonella Laricchia, 28enne studentessa di Architettura originaria del comune di Adelfia (Bari), che ha ricevuto l’investitura a concorrere per tale ruolo grazie alla scelta di 3034 attivisti e dopo aver sfiorato l’elezione alle scorse elezioni Europee sempre con il M5S di Beppe Grillo.
Il 1 giugno, comunque vada questa tornata elettorale, i pugliesi ed i salentini, preoccupati da Xylella, Tap, Ilva, liste d’attesa ed una Sanità in ginocchio, dalle crisi occupazionali e chi più ne ha più ne metta, continueranno probabilmente a godersi il proprio splendido territorio ma troveranno chi sarà in grado quantomeno di affrontare i problemi di cui sopra? Lo scopriremo solo vivendo…