LECCE (di Carmen Tommasi e Gabriele De Pandis) – Una stagione fallimentare quella appena tristemente conclusa per il Lecce della famiglia Tesoro, con tre guide tecniche diverse (Franco Lerda, Dino Pagliari e Alberto Bollini) che non sono riuscite a risollevare il morale e la classifica di una squadra “malata” e non capace di portare a casa nemmeno la qualificazione ai play-off. Quello che sarebbe dovuto essere il traguardo minimo stagionale, sfuggita la promozione diretta che era l’obiettivo voluto e dichiarato in estate dalla stessa proprietà e dagli addetti ai lavori.
PORTIERI-
Nicholas Caglioni: DISATTENTO. Non è stato il salvatore della Patria dello scorso finale di stagione. Un avvio normale, qualche partita al di sopra della sufficienza e poi i problemi. Poco lucido nelle uscite, ha coronato la sua stagione sottotono con qualche falla (Caserta e Catanzaro) prima dell’infortunio che ha messo anzitempo la parola fine al campionato. VOTO 5
Tommaso Scuffia: VOLENTEROSO. Arrivato a gennaio dopo il misfatto dell’esultanza troppo accalorata in occasione del 2-2 tra Catanzaro (sua ex squadra) e il Lecce, ha raccolto bene l’eredità lasciatagli dall’infortunato Caglioni alternando parate importanti e sicurezza anche fuori dai pali. Un po’ dozzinale nello stile, ma sommariamente efficace. VOTO 6
Gianmarco Chironi: FUTURO. Un classe 1997 in pianta stabile nella prima formazione giallorossa. Capitalizza al meglio la crescita, sia fisica sia tecnica, maturata allenandosi con i compagni più esperti. Rappresenta insieme a Marco Bleve ed Alessandro Mirarco la linea verde pronta a prendersi il futuro tra i pali. VOTO s.v.
CEDUTO-
Davide Petrachi: PAZIENTE. L’eterno secondo, tifoso del Lecce, si è sempre allenato con grinta e ha incoraggiato dalla panchina, come faceva ormai da anni, la sua squadra del cuore. Da gennaio è stato ceduto a titolo definitivo al Lanciano. VOTO: s.v.
DIFENSORI-
Andrea Beduschi: INTERCITY. L’acquisto più azzeccato del mercato di gennaio è quello arrivato più in punta di piedi. L’ex Monza, superato il periodo di ambientamento, ha sfruttato al meglio la chance capitatagli sulla corsia destra prendendosi il posto da titolare e togliendo un bel po’ di spine alla guida tecnica in un ruolo occupato da elementi adattati. Rognoso in marcatura, prorompente nelle sue progressioni a testa bassa. VOTO 6,5
Daniele Mannini: SACRIFICATO. Ci perdoni per la collocazione, visto lo sfogo dopo l’ultima in casa, ma l’adattamento nel ruolo di terzino destro ha inevitabilmente segnato la sua stagione, con più picchi alti che scivoloni. Quando in conclusione di stagione è stato impiegato più avanti ha migliorato il suo rendimento, concedendosi comunque delle pause. VOTO 6
Marcus Diniz SICURO. Ai box nella prima metà del campionato, MVP della difesa per il resto della stagione. Ritarda il rientro per una ricaduta occorsa contro il Matera in Coppa Italia ma quando acquisisce il ritmo partita è un giocatore diligente, puntuale e pulito su ogni intervento. A questo aggiunge l’infinito spirito di sacrificio che lo porta, nella gestione Pagliari, ad occupare con successo anche i ruoli di terzino destro e sinistro. VOTO 7
Giuseppe Abruzzese: GUIDA. L’annata choc di Fabrizio Miccoli lo ha promosso capitano quasi in pianta stabile. Ha comandato la difesa con sicurezza, cadendo insieme al reparto sulle palle inattive specialmente nella prima parte di stagione. Il suo apporto però è stato importante per esperienza e per permettere il massimo assortimento al reparto. VOTO 6
Gianluca Di Chiara ECLETTICO. Assicura un ricambio di lusso alla corsia mancina giallorossa. L’eurogol di Pagani è il punto più alto dei suoi sei mesi leccesi contornati da esibizioni sufficienti ad ogni chiamata. VOTO 6
Kevin Vinetot: CRESCIUTO. Sembrano lontanissimi i tempi del Vinetot insicuro e macchinoso al centro della difesa giallorossa. L’ex Crotone, nonostante qualche stop di troppo, ha sbagliato ben poche cose al suo secondo anno in giallorosso. Imperioso sulle palle alte, sul pezzo in fase di costruzione. VOTO 6
Walter Lopez: TROPPO POCO. Viaggia a ritmi troppo lenti sulla sua corsia di competenza. Dà l’impressione di giocare con il freno a mano tirato e, salvo pochissimi acuti, non riesce mai ad incidere positivamente sul rendimento dei suoi; al contrario, più di una volta (Messina su tutte) purtroppo si guadagna la maglia nera del peggiore in campo. La tempesta perfetta dello scorso anno lascia spazio ad un uragano. VOTO 5,5
CEDUTI-
Filippo Carini: GITA PREMIO. Pochissime presenze in campionato, un po’ di tribuna e la sola possibilità di mettersi in mostra in Coppa Italia. Un professionista serio e fidato. A gennaio ceduto a L’Aquila. VOTO: s.v.
Dario D’Ambrosio: INOPEROSO. Reduce da un gravissimo infortunio alla caviglia destra nella gara di Viareggio del marzo 2014, l’ex Lumezzane ha fatto fatica a recuperare e a tornare quello di sempre. Ceduto al Monza a gennaio. VOTO: s.v.
Nicolò Donida: DA CREMONA CON FURORE. Ha avuto qualche partita di gloria quando ha sostituito i compagni infortunati o squalificati. La sua duttilità da terzino in difesa, a destra o a sinistra, lo ha reso utile nelle rare apparizioni in giallorosso. Ceduto alla Paganese a gennaio. VOTO: 5
Gilberto Martinez: COLONNA PORTANTE. Sempre silenzioso e lavoratore instancabile: in estate era con la valigia pronta, ma poi ha messo la sua tenacia al servizio del progetto difensivo giallorosso e Lerda lo ha sempre utilizzato. Tra i migliori sempre. Un errore, forse grave, averlo ceduto al Monza a gennaio. VOTO: 6
Erminio Rullo: UTILE AL GRUPPO. In settimana e nelle esultanze è stato un vero uomo spogliatoio. E sicuramente con la sua esperienza avrebbe potuto, in condizioni di emergenza e non solo, risultare utile alla causa. Ceduto al Messina a gennaio. VOTO: s.v.
CENTROCAMPISTI-
Franco Lepore: PROFETA IN PATRIA. Un jolly totale e costante a disposizione del Lecce. Interno di centrocampo, esterno d’attacco, terzino, regista; il rendimento del ragazzo delle Case Magno, unico per attaccamento alla maglia e dedizione alla causa, resta una delle belle immagini da ricordare di una stagione infausta. E se poi a questo quadro si aggiunge il gol da 3 punti contro la Juve Stabia… VOTO 6,5
Filipe Gomes Ribeiro: DA DIMENTICARE. Ricopre quel profilo tattico da metronomo che già mancava al Lecce dello scorso anno con molte aspettative, ma giornata dopo giornata si fa affievolendo per poi finire spesso tra panchina e tribuna. Non è mai entrato nei meccanismi tattici del Lecce, apparendo un pesce fuor d’acqua quando è stato chiamato in causa. VOTO 4
Gabriel Sacilotto: GREGARIO EDUCATO. Comincia la stagione ricoprendo più che bene l’inedita posizione di difensore centrale data l’emergenza patita in avvio. Firma la vittoria col Cosenza con un inserimento offensivo dei suoi, ma spesso si allinea alla pochezza della squadra specialmente negli appuntamenti più insidiosi. VOTO 5,5
Mariano Bogliacino: PROF. La sua stagione comincia molto tardi, alla quindicesima giornata (fatti salvi i 17′ della prima in casa col Barletta) e con un gol, seguito soltanto dall’illusorio vantaggio nell’ingloriosa trasferta di Ischia. Quando rientra nella mischia funge da ago della bilancia dello schieramento, specialmente nelle quattro partite senza Davide Moscardelli dove dispensa lezioni e prova a metterci del suo, non avendo però quel massimo seguito dalla “classe” sprecona e poco avvezza al cinismo. VOTO 6.
Romeo Papini: OPERAIO. Il Re della mediana si trova spesso a combattere furiosamente per mantenere la testa al di sopra della linea di galleggiamento in partite tignose e difficili. Predica “l’ignoranza” in campo ma non riesce a spiccare il volo, riducendo il suo operato all’ordinaria amministrazione in mediana. Soffre i cambiamenti di modulo che lo costringono a sfoderare più profili tattici. VOTO 5,5
Stefano Salvi: INSTANCABILE. L’ultimo ad arrendersi per intensità e quantità messa in campo. Con i compagni sottotono, cerca anche di far la voce grossa in fase offensiva, cogliendo due bei gol con altrettante saette da fuori. Per rabbia che riesce a mettere in campo è il migliore di tutti. VOTO 6
CEDUTI-
Alessandro Carrozza: MOTO LENTO. Quando girava in mezzo al campo e trotterellava con la palla al piede riusciva a trovare traiettorie-assist che altri potevano solo immaginare. Il guaio è stato la discontinuità, perché all’inizio del campionato si è preso troppe pause caffè. Mezzo voto in meno proprio per questo. Ceduto a gennaio alla Juve Stabia. VOTO: 5
Marco Rosafio: TALENTO INOPEROSO. Utilizzato solo in rari sprazzi di gara, l’ex volenteroso capitano della Berretti ha lasciato la maglia giallorossa con l’amaro in bocca. Ceduto a gennaio al Forlì. VOTO: s.v.
ATTACCANTI-
Abdou Doumbia: CROCE E DELIZIA. Nove gol stagionali per l’attaccante franco-maliano ed una stagione contraddistinta da alti e bassi. Inizia il campionato in malo modo con prestazioni da dimenticare, ma nelle ultime partite l’ex Parma si è riscattato alla grande (5 gol consecutivi in tre gare con Foggia, Martina e Ischia). VOTO: 6.
Carlos Embalo: ACERBO. Arrivato a gennaio nel Salento l’ex Palermo ha qualità e numeri, ma poco utili alla causa Lecce. Troppo innamorato del pallone e dal rendimento discontinuo. VOTO: 4,5
Davide Moscardelli: IMMENSO. L’ex Bologna, 35 anni compiuti lo scorso febbraio, ha chiuso la stagione con quindici centri stagionali ed ha dimostrato che l’impegno, la professionalità e la passione per il proprio lavoro servono in tutte le categorie e sono alla base del calcio. Utile in fase offensiva ed anche di non possesso, un grande lottatore. Guerriero silenzioso in campo e fuori. Unica pecca: le 4 giornate di squalifica, ma comunque il migliore del Lecce. Esempio da seguire. VOTO: 7,5
Eric Herrera: SO AND SO. Vedere il panamense, da gennaio in giallorosso, con il pallone tra i piedi è davvero una gioia: assist e dribbling al bacio, ma troppe occasioni da gol sprecate e poca continuità nel rendimento (per demeriti suoi ed anche per lo scarso utilizzo). VOTO: 5
Fabrizio Miccoli: A MANI BASSE. Stagione di alti e bassi quella del fu capitano giallorosso, contrassegnata da lunghe panchine e poche apparizioni non degne di nota. Lui, passionale, alla fine non riusciva nemmeno più ad arrabbiarsi. Rassegnato ormai ad un ruolo da non protagonista esce nell’ultima di campionato a testa bassa e senza essere nemmeno entrato in campo. VOTO: 4,5
Gustavo Di Mauro Vagenin: SPIGLIATO. Il furetto tascabile brasiliano è un elemento che corre (a volte anche inutilmente), non si risparmia mai e bravo ad aiutare la squadra anche in fase di ripiegamento, ma è ancora troppo acerbo sotto porta e con poca visione di gioco. VOTO: 5
Jacopo Manconi: NON PERVENUTO. Pochissime apparizioni in giallorosso per l’ex Novara che ha chiuso la stagione in anticipo per un infortunio muscolare. Il talentuoso Nazionale Under 20 non ha lasciato il segno e ha trovato poco spazio in squadra. VOTO: 5
CEDUTO-
Luigi Della Rocca: VOLATILE. Dodici presenze e 1 gol dall’inizio della stagione: l’ex Cremonese non è un giocatore da doppia cifra e questo è risaputo, ma qualcosa di più alla causa Lecce l’avrebbe potuta dare. Il brindisino, con l’accento ormai del nord, è stato sicuramente abile in fase di non possesso e nel regalare assist ai compagni e nella seconda fase della stagione sarebbe servito come il “pane” (vista anche la squalifica di Moscardelli di 4 giornate). Ceduto a gennaio al Novara. VOTO: 4,5
ALLENATORI
Franco Lerda: RI-ESONERATO. Il tecnico della rimonta dello scorso anno, quello che vive di “pane e calcio” e quello degli otto risultati utili di fila (prima degli ultimi 3 k.o. consecutivi) è stato ancora una volta esonerato. Le colpe, però, sicuramente vanno divise in egual misura con la sua ormai ex squadra. VOTO: 5,5
Giacomo Chini: CARISMATICO. Ha guidato il Lecce in panchina ad inizio campionato nelle giornate di squalifica di Franco Lerda per i fattacci del post Frosinone-Lecce e l‘ex difensore del Genoa ha risposto sempre presente: la squadra gli voleva un gran bene. Educato. VOTO: 6
Dino Pagliari: TOCCATA E FUGA. Solo cinque partite per l’estroso mister maceratese alla guida del Lecce (otto punti in cinque gare) e al via con l‘esonero lampo dopo la sconfitta a Reggio Calabra con la Reggina. Una scelta sbagliata che non ha portato, sicuramente, la giusta sterzata alla squadra. VOTO: 5
Alberto Bollini: OBIETTIVO FALLITO. L’ex tecnico della squadra Primavera della Lazio è stato chiamato in corsa con l’obiettivo di risollevare una squadra visibilmente malata e di trascinarla almeno ai play-off: missione non compiuta. Anche se i giallorossi hanno ritrovato una minima identità tattica (soprattutto in casa), entusiasmo e voglia di fare sotto la sua gestione, tutto ciò non è bastato e hai voglia a dire che la media tenuta era da spareggi, ma agli annali va tutta un’altra storia. VOTO: 5
SOCIETÀ
DIRETTORE SPORTIVO- Antonio Tesoro: INCOMPLETO. La rosa costruita in estate, dal diesse appassionato del bel calcio e dei giocatori dai piedi buoni, con più del 70% degli elementi della passata stagione, con l’aggiunta di alcuni calciatori come Mannini, Della Rocca, Carrozza, Donida, Carini e Filipe Gomes, sembrava competitiva, ma quasi tutti i nuovi arrivi sono stati poi ceduti con il calcio mercato di riparazione invernale. A gennaio l’errore lampante poi è stato quello di non portare in rosa una prima punta (nel ruolo di vice-Moscardelli) e di affollare la squadra di esterni offensivi alla fine rivelatisi inutili e spesso relegati in panchina o tribuna. VOTO: 5.
PRESIDENTE – Savino Tesoro: STANCO. Il dimissionario numero uno del club con la battuta sempre pronta ed amante del calcio champagne ha cercato per la terza stagione di fila di portare la sua squadra in Serie B, ma ormai il passionale imprenditore, deluso e disilluso, ha deciso di lasciare, staccare la spina e di mettere in vendita il Lecce. Qualche errore di gestione della squadra sicuramente c’è stato, un finale che doveva e poteva essere ben diverso. VOTO: 5.
Sono d’accordo per quanto riguarda l ‘analisi e i voti sopra descritti, l’ unico voto secondo me alto è quello di Bogliacino…