LECCE (di Italo Aromolo) – Il fallimento del Parma è una miccia ormai pronta a far esplodere il calcio italiano. Il club emiliano, matematicamente retrocesso proprio ieri sera in Serie B ed oberato da oltre 70milioni di debiti, salvo clamorose sorprese, non riuscirà ad iscriversi al prossimo campionato cadetto e sarà costretto a ripartire dalla Serie D. Un’illustre scomparsa che avrà effetti amplificati sui massimi campionati italiani: servirà una squadra per completare gli organici della Serie B che, a sua volta, ne richiederà un’altra per integrare quelli di Lega Pro. E tutto questo a meno di un anno dall’analogo caso del Siena, il cui fallimento la scorsa estate aveva generato il medesimo tran-tran di ripescaggi: alla fine fu il Vicenza a spuntarla in extremis su Pisa, Novara, Juve Stabia e Lecce nell’aggiudicarsi un posto nel secondo campionato italiano. Cosa accadrà invece nel probabile caso di default dell’ex club del presidente Ghirardi?
La telenovela-Siena dello scorso anno ha stabilito un importante precedente, vale a dire l’adozione del criterio di “riammissione” e non di “ripescaggio” nella scelta della ventiduesima squadra che completi la Serie B: la riammissione (diversamente dal ripescaggio che prevede lo scorrimento della classifica) vuole il reintegro di una squadra in base a meriti sportivi determinati da una speciale griglia di valutazione. È dunque probabile che, a meno di improvvisi cambi di strategia, FIGC e CONI decidano di seguire la stessa procedura per completare l’eventualmente monco organico della Serie B stagione 2015/’16. Ciò anche in accordo, volendo fare un po’ di storia, con quanto accaduto alla Triestina nell’estate del 2010, “riammessa” proprio con queste modalità a seguito del crac dell’Ancona.
Senza perdersi in eccessivi sofismi, che ad oggi appaiono assolutamente fuori luogo tanto per il delicato momento attraversato dal Lecce, quanto per l’incertezza delle variabili (fallirà il Parma? Si opterà per la riammissione?) possiamo dire che per i giallorossi cadrebbe il fardello dell’illecito sportivo e che, dunque, il sodalizio di Piazza Mazzini potrebbe prendere regolarmente parte all’ipotetica graduatoria. Secondo l’ultima circolare in materia, infatti, la condicio sine qua non è quella di non aver scontato sanzioni per illeciti sportivi negli ultimi due campionati; il che, a tre anni esatti dalla retrocessione per il calcioscommesse per i fatti di Bari-Lecce, non costituirebbe alcun motivo d’ostacolo per il club salentino.
Le possibilità di veder riammessa la società giallorossa in Serie B sarebbero, ad ogni modo, ridotte al lumicino: cioè è dovuto, in primis, ad un generale peggioramento nei parametri che determinano la graduatoria, vale a dire piazzamento nell’ultimo campionato (influente al 50%), la tradizione sportiva (25%) e la media spettatori nelle ultime 5 stagioni (25%). Se un ulteriore anno di Lega Pro non ha inficiato l’importanza di un blasone senza eguali in terza serie, peserebbero negativamente il vertiginoso calo delle presenze al “Via del Mare” (annata che, come aggravante, prende il posto di un anno in Serie A nel computo del quinquennio), ma soprattutto il mediocre piazzamento nel campionato nel corso (verosimilmente tra quarto e sesto posto), davvero cruciale se si pensa che ha il doppio dell’influenza dei precedenti parametri. Non il Lecce quindi ma altre società, su tutte il quasi retrocesso Brescia (già attivo legalmente per studiare la faccenda), sarebbero stra-favorite per un posto in Cadetteria.
Con i play-off da inseguire, la vendita della società alle porte ed un maxi risarcimento in ballo per il processo Calciopoli, si prospetta l’ennesima estate di fuoco per il calcio salentino. I punti interrogativi sono tanti, il futuro è tutto da scrivere…