maturità - cartuccieraLECCE (di Italo Aromolo e Eleonora Galati) – Qualcuno ha provato a descriverla in una canzone. Altri a mitizzarla in un film. La verità è che ognuno la vive a modo suo, la notte prima degli esami di maturità. C’è chi prova a recuperare il programma dell’anno scolastico in poche ore, chi si rassegna e dorme tranquillo, chi copia pagine di libri su minuscoli pezzettini di carta, necessario abbellimento della cartucciera evergreen. Chi prega, chi piange. Ma in tutti gli animi è viva una sensazione strana, una sensazione che si prova solo in quella notte antecedente alla fatidica prima prova. Una sensazione che penetra in ogni senso: una visione un po’ sfocata, una superficie un po’ increspata, un suono coperto dal caos, un sapore agrodolce: il sapore di chi sa che per l’ultima volta scriverà un tema di italiano, aprirà un vocabolario di latino, rivedrà il professore che ha sempre odiato, passerà la versione di greco al compagno di banco e attenderà il magico e tanto atteso suono della campanella di fine giornata. La notte prima degli esami, in fondo, è così che ci si sente: nel mezzo. Un po’ come quando Cristoforo Colombo arrivò in America, o Neil Armstrong sulla Luna: la sensazione di avere davanti qualcosa di immenso, sconosciuto, inesplorato, e la consapevolezza di lasciare alle proprie spalle un posto visto fin troppe volte, conosciuto nei minimi dettagli, ma che, in fin dei conti, ci conosceva a sua volta, e questo faceva di esso un luogo bellissimo: il nostro liceo.

maturitàQuel liceo dove, in una mattina di giugno, si ricapitola il senso di un’esperienza in pochi spaccati di emozioni: la paura dello studente impreparato, la spavalderia del secchione, la familiarità del pur odiato professore, la minuzia del collaboratore scolastico. Tutti personaggi che, per qualche ora, si ritrovano insieme nel nome di quella professionalità spesso velata da un pizzico di segreta complicità: tutti lo sanno, ma nessuno vuole ammettere che la prova più importante è già stata ampiamente superata nel castello invisibile di sentimenti, abilità, e relazioni costruito nel corso dei cinque anni. Troppo facile, però, per chi lì deve sedersi, scrivere e sudare, appellarsi alla razionalità del “calma, la meta è il viaggio”: allora, meglio vivere nel panico, potersi calare nella parte di studente dalle mille paure l’ultima, indimenticabile, volta.

Già, indimenticabile, perché quando il presidente di commissione fa l’appello, prendi posto nel corridoio, arriva la traccia del tema, scrivi, scrivi e scrivi, consegni, esci, ti allontani esultante e ti giri un’ultima volta a guardare la tua scuola, una bomba emozionale scoppia nel cuore e colora per sempre la tua memoria.

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