Di Chiara e Herrera
Di Chiara ed Herrera

LECCE (di Massimiliano Cassone) – Lecce-Matera, la sfida nella sfida: calcio e cultura. Matera sembra stregata quest’anno per Lecce. I Lucani arrivano al “Via del Mare” e dal cielo si scatena il putiferio, vien giù il diluvio come se volesse lavare e pulire tutte le negatività di una stagione che per i salentini rischia di diventare fallimentare e letale; non si può più sbagliare nella città del barocco, la serie C va stretta a tutti.

Dopo il rinvio della gara decisa dall’arbitro, si ritorna in campo alle 15 di ieri e già dai primi minuti i nuovi arrivati Di Chiara ed Herrera si mettono in mostra; l’ex Catanzaro è ordinato ed ha gamba veloce, il panamense è una formica atomica che ricorda tanto Giovinco sia per le caratteristiche fisiche che per la velocità e la facilità di controllo della sfera. La squadra di Pagliari gioca con il 4-3-3 accantonando il 4-4-2; moduli a parte il Lecce sembra una squadra tutta nuova rispetto a quella che ha destato paura, anzi addirittura terrore nei propri tifosi con prestazioni da dimenticare. Di fronte c’è il Matera di Auteri, rivelazione del campionato, che corre per acciuffare i play-off. Non c’è partita però, i giallorossi conducono il gioco già dai primi minuti e non corrono quasi mai seri pericoli; giocano da squadra e il pubblico si esalta, a tratti non crede ai propri occhi, forse quello di ieri è il Lecce più bello visto quest’anno al Via del Mare. È la giornata dei nuovi arrivati in tutti i sensi; Herrera è il mattatore, Di Chiara convince e mette paura a Lopez che dovrà impegnarsi tanto per riprendersi il posto sulla sinistra. E poi c’è Scuffia, il portiere arrivato da Catanzaro, che, a fine gara, va sotto la curva nord a chiedere scusa per l’esultanza spropositata dimostrata nella gara che giocò al Via del Mare con la sua ex squadra. Tutto in un pomeriggio, tutto in una giornata.

Herrera
Della Rocca e Bogliacino esultano insieme a Herrera e Lepore

Pagliari ride sotto la barba e si dimostra fiero dei suoi ragazzi.

Dai particolari si notano le “verità” e quando Herrera segna è proprio Gigi Della Rocca che insieme a Bogliacino corre ad abbracciare il ragazzo in una corsa senza tempo che cattura l’attimo di un giorno particolare. Eppure radio mercato proietta entrambi in uscita, ma loro, da professionisti seri, fanno gruppo e gioiscono del vantaggio amando una vittoria in barba a chi dice che all’interno dello spogliatoio non funziona nulla. Alle nostre spalle in tribuna c’erano infortunati e squalificati a seguire il match e Miccoli ha gioito come un bambino al quale si fa il regalo da lui più desiderato.

Curva Nord
Il monito della Curva Nord

Il Lecce c’è, senza ombra di dubbio. La società sta lavorando bene nel mercato di riparazione agendo nelle zone nevralgiche; i nuovi innesti sono giovani e di qualità, si abbassa l’età media della squadra e si innalzano le speranze di raggiungere la serie B, poco importa se dalla porta principale o dalla finestra dei play-off. Il futuro è sempre un’incognita ma la certezza è che questa squadra possa giocarsela con tutti. A volte basta una vittoria per innescare meccanismi che ne mettono in moto altri facendo ruotare la macchina del destino. Un destino che ha deciso di regalare al Lecce la vittoria più bella nel giorno più difficile, giocando menomata da assenze molto importanti (squalificati Carrozza, Sacilotto e Lopez, infortunati Miccoli, D’Ambrosio e Doumbia) che bisogna sottolineare, con vena positiva, nessuno ha rimpianto.

Vince il Lecce e corre sotto la Curva… ma i tifosi con uno striscione ricordano a tutti che: “Se restiamo in C, tutti via da qui”.

Scuffia
Scuffia chiede scusa ai tifosi

Cala il sipario su una bella vittoria intrisa di speranza nel giorno dei nuovi: Di Chiara era il terzino che serviva, Herrera è devastante, Scuffia fa mea culpa e Beduschi seduto in panchina aspetta il proprio turno. A questo punto l’obiettivo è rinforzare la rosa con un attaccante di prospettiva che vada a sedersi in panchina aspettando di entrare in campo e fare il proprio dovere.

Menzione a parte meritano i senatori Moscardelli (già 10 gol), Abruzzese e Papini, così come il guerriero Salvi e il purosangue Lepore: bravi, solo applausi per tutti, in attesa di capire se è stata intrapresa la strada giusta oppure no… e se vi fischiano le orecchie state sereni, sono passati Di Chiara ed Herrera che corrono come treni ad alta velocità.

 

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