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Andrea Bufano

LECCE (di M. Cassone) – Assolto per insufficienza di prove dall’accusa di resistenza aggravata a pubblico ufficiale, ripetiamo: assolto, assolto, assolto. Per chi non lo avesse capito ancora, Andrea Bufano è stato assolto da quell’accusa per cui si proclamava a gran voce innocente.

E noi de Leccezionale fummo i primi a dar spazio alla storia del 36enne di Martano (LEGGI QUI), cercando di far da eco mediatica del suo caso, di una voce, quella della verità e dell’innocenza. Oggi siamo soddisfatti che la verità abbia trionfato.

Andammo a trovare Andrea Bufano nella sua abitazione: conoscemmo il padre e la madre, due brave persone che non riuscivano a capire il motivo per cui gli inquirenti puntavano il dito in modo così severo contro il figlio che era reo dell’invasione di campo ma non delle violenze di cui era accusato.

Intervistammo Andrea, tracciando una strada, quella della verità. Riproponiamo quel video, oggi, nel giorno della sua personale vittoria. Nel giorno del trionfo per il ragazzo e per l’avvocato Giuseppe Milli che ha condotto indagini investigative prima (ha raccolto prove schiaccianti) e pronunciato l’arringa difensiva poi, ed ha convinto il GUP Antonia Martalò delle giuste tesi.

Andrea Bufano è stato condannato, ad un anno (con pena sospesa) per l’invasione di campo ed a 4000 mila euro di ammenda, per quello che ha commesso. Sbagliò quel giorno, è vero, ma quanto ha dovuto passare in un anno, sembrato però lungo dieci anni, unito alla richiesta di pena che gli era stata comminata (4 anni e 2 mesi) sembra un assurdo.

Siamo soddisfatti di esserci impegnati per questa vicenda, di aver sostenuto una battaglia con coraggio e convinzione, siamo contenti di questo risultato. Ad Andrea auguriamo di dimenticare presto l’orrore che ha dovuto patire e di guardare avanti, di rifarsi una vita e di perdonare per quell’errore che lo ha costretto a vivere il braccio più duro del carcere di Bologna  e di non pensare più all’esser stato “prigioniero” nel suo paese per tanto tempo, senza poter cercare un lavoro e senza poter pensare al suo futuro. È finito tutto nel migliore dei modi e ci piace pensare che la verità, ogni tanto, trionfi.

Ecco il video integrale dell’intervista che all’epoca mise in luce la sconcertante vicenda del protagonista:

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