LECCE (di Gabriele De Pandis) – Ben 28 anni senza successi cominciano a pesare all’Argentina. L’Albiceleste di Leo Messi, 4 Palloni d’oro nelle ultime cinque stagioni, soffre per la lunga assenza di un acuto iridato e, nello stesso tempo, l’acuto con la propria nazionale manca anche alla “Pulce” blaugrana, vincitore di tutto negli ultimi anni in Catalogna. L’Argentina, guidata in Brasile dal tecnico Sabella, non potrà contare sullo juventino Carlitos Tevez: l’Apache non è stato convocato dal tecnico 59enne in un attacco che vede già, oltre a Leo Messi, Palacio, Higuain, Lavezzi, Aguero e Di Maria. La nazionale sudamericana, nella griglia delle favorite ma sulla carta non completa come le “favoritissime” Spagna e Brasile, soffre della solita fragilità difensiva, sebbene abbia pescato un girone abbastanza abbordabile. La squadra più attrezzata, dopo l’Argentina, del Girone F sembra la debuttante Bosnia-Erzegovina, alla prima fase finale di una manifestazione internazionale dopo due sconfitte in altrettanti spareggi, in occasione del mondiale sudafricano del 2010 e degli Europei di Polonia-Ucraina 2012; la nazionale balcanica si presenterà in Brasile con dei meccanismi rodati e con due top-player come Dzeko e Pjanic pronti alla consacrazione mondiale. La Bosnia-Erzegovina dovrà guardarsi dagli assalti di Nigeria e Iran. La compagine africana, vincitrice dell’ultima Coppa d’Africa, resta un avversario insidioso per chiunque nonostante i molteplici problemi intestini e l’Iran, meno attrezzato tecnicamente rispetto alle altre tre nazionali, sembra destinato a fare da sparring partner alla contesa tra Bosnia-Erzegovina e Nigeria per il secondo posto, dietro ad un prevedibile dominio argentino.
ARGENTINA– Un attacco stellare, un centrocampo muscolare completo e pronto a tessere e costruire, ma una difesa traballante: il leitmotiv dell’Argentina è sempre quello, da tempo l’Albiceleste non riesce a partire per il mondiale con il titolo di assoluta favorita proprio a causa di una difesa mai imperforabile. Innegabilmente, quando il ventaglio di scelte offensive porta come titolari Di Marìa, Aguero, Messi ed Higuaìn, le alternative sono Palacio e Lavezzi e ci si può permettere il lusso di lasciare a casa Tevez (oltre ad altre stelle come Gaitan, Lamela e Milito) il pensiero all’assetto difensivo rischia di passare in secondo piano ma, soprattutto nelle partite secche contro le parigrado, l’Argentina potrebbe soffrire tanto dalla cintola in giù. Lo schermo di centrocampo, reparto dove opererà anche l’interista Ricky Alvarez, è affidato all’ex Roma Gago (tallonato da Enzo Perez del Benfica e dal laziale Biglia) e al blaugrana Mascherano: i due mastini del centrocampo argentino dovranno correre tanto per cercare di alimentare le azioni offensive, messe poi in moto dal volenterosissimo Angel Di Marìa, definitivamente maturato alla Casa Blanca madrilena grazie alla cura Ancelotti, dal genero di Maradona “Kun” Aguero, bicampione d’Inghilterra, e dal solito Leo Messi, fresco di rinnovo milionario con il Barcellona e desideroso di scrivere la storia del calcio argentino e mondiale con un successo in maglia Albiceleste che forse lo porterebbe definitivamente a staccare anche i grandissimi Maradona e Pelè. Il tallone d’Achille dell’Argentina è però il pacchetto arretrato: la bella stagione di Ezequiel Garay con la maglia del Benfica non basta a dare sicurezza ad un reparto che, oltre a lui, può contare sugli altalenanti “italiani” Fernandez (Napoli) e Campagnaro (Inter) e su Otamendi, rientrato in Sudamerica all’Atletico Mineiro; sulle fasce Zabaleta (Manchester City) è ormai il padrone della fascia destra e Marcos Rojo dello Sporting Lisbona sembra la migliore scelta sulla sinistra. In porta le sliding doors vissute da Andujàr, Romero e Oriòn appaiono ormai finite a beneficio di Romero, custode della porta argentina dopo l’esperienza vincente nel Principato di Monaco, seguito prima dal portiere del Boca Juniors ed in ultima istanza da Andujàr, pronto a sbarcare a Napoli dopo le tre stagioni a Catania, squadra retrocessa in B, nonostante tre convocazioni nella “pre-lista” dei 30 di Sabella (Rinaudo e Peruzzi oltre all’estremo difensore ex Palermo).
Punto di forza: Ogni variante possibile dell’attacco argentino, se perfezionata in un meccanismo unito, è devastante: Messi e Higuaìn per vie centrali e Di Maria, Aguero e Lavezzi dalle fasce possono tagliare in ogni momento qualsiasi difesa.
Punto debole: Il pacchetto arretrato, sin dalla porta con un Romero sempre pressato e atteso da tante conferme, non sembra attrezzato allo stesso livello del resto della squadra, specialmente in previsione delle fasi ad eliminazione diretta.
La stella: Leo Messi, 41 gol in 46 partite (più 15 assist) nella stagione, a detta di molti, più incolore degli ultimi anni. I numeri della “Pulce”, sia in campo che statistici, stanno frantumando ogni record anno dopo anno, sebbene questa stagione abbia sorriso per ora all’eterno rivale Cristiano Ronaldo. Leo ha un unico, grande, cruccio da vincere nella sua carriera: il trionfo da protagonista con la maglia Albiceleste e Brasile 2014 cade nel momento giusto.
Ranking FIFA: 7^
Miglior piazzamento: Vincitore – 1978, 1986.
BOSNIA-ERZEGOVINA – La debuttante di Brasile 2014 racchiude in sé una bellissima favola di sport. Il paese balcanico, figlio di mescolanze etniche e religiose, a quasi vent’anni dalla guerra civile, ha trovato un altro motivo per unirsi a festeggiare lungo le strade di Sarajevo: la Bosnia-Erzegovina, dopo le sconfitte negli spareggi valevoli per Sudafrica 2010 e per Euro 2012, ha centrato la sua prima qualificazione mondiale dominando il gruppo G (con Grecia, Slovacchia, Lituania, Lettonia e Liechtenstein, conquistando 25 punti su 30 al pari della nazionale ellenica ma con una superiorità negli scontri diretti. Il tifo per la Bosnia-Erzegovina nella spedizione brasiliana della compagine di Susic unirà bosniaci, croati e serbi, in precedenza ostici a supportare la nazionale del Paese unito, ma dimostratisi uniti in ogni partita della selezione bosniaca a Banja Luka, capitale della Repubblica Serba del Paese. La Bosnia-Erzegovina è una squadra quadrata e compatta nel 4-4-2 del suo allenatore, ex versatile trequartista del Paris Saint-Germain e della nazionale jugoslava degli anni Ottanta. Susic ha costruito un impianto quasi impermeabile in difesa e pericolosissimo in fase offensiva. Davanti ad Asmir Begovic dello Stoke City la linea a quattro di difesa, comandata da capitan Spahic (33enne colonna del Bayer Leverkusen), è interamente “tedesca”, con l’altro centrale Bicakcic dell’Eintracht Braunschweig e i terzini Kolasinac e Mujdza in forza rispettivamente allo Schalke 04 e al Friburgo. A centrocampo la luce della stella di Miralem Pjanic, fulcro della Roma di Rudi Garcia, irradierà tutto il centrocampo bosniaco. Salihovic (favorito su Hadzic e Tino Susic) sarà lo scudiero del romanista e sulle fasce il laziale Lulic a sinistra e l’interessante 22enne del Galatasaray Hajrovic (o Medujanin) daranno manforte ai propri compagni della difesa e cercheranno di accendere la miccia di Edin Dzeko, altro top-player dei balcanici, punta avanzata del Manchester City e oggetto del desiderio per tante stagioni di molti club italiani; compagno d’attacco di Dzeko sarà Vedad Ibisevic, punta centrale dello Stoccarda capace di agire intorno all’ariete dei Citizens. Il girone con la sola sfida all’Argentina come match proibitivo riuscirà a regalare anche il lieto fine alla favola bosniaca?
Punto di forza: La qualificazione e l’entusiasmo in patria hanno dato ulteriore carica ad un gruppo di indubbio valore, capace di annoverare elementi come Lulic, Dzeko, Hajrovic e Pjanic, pronti a sbarcare in Brasile dopo stagioni esaltanti con i rispettivi club.
Punto debole: Come tutte le nazionali balcaniche, il reparto difensivo che tanto bene ha fatto nelle qualificazioni dovrà reggere l’impatto con le partite con poche possibilità d’appello che ci saranno al mondiale. Capitan Spahic e compagni si confermeranno anche in Brasile?
La stella: Il palcoscenico mondiale sarà un occasione unica per Edin Dzeko, quest’anno 26 gol e 16 assist nella sua migliore stagione con il Manchester City. La punta 28enne ha in nazionale quella possibilità maggiore di incidere, non assicurata dall’infinita concorrenza in maglia City al di là della Manica. Dzeko è un attaccante moderno e completo che riesce a far conciliare un fisico possente (1,92m di altezza) ad un’ottima velocità di esecuzione.
Ranking FIFA: 25^
Miglior piazzamento: Al debutto.
IRAN – La qualificazione agevole, con appena due sconfitte in 16 partite e col girone finale chiuso al primo posto davanti a Corea del Sud, Uzbekistan, Qatar e Libano, ha regalato al Tim Mellì (soprannome della selezione) la quarta partecipazione mondiale dopo l’ultima apparizione a Germania 2006. La panchina della nazionale di Teheran è stata affidata al portoghese Carlos Queiroz, tecnico desideroso di rilanci dopo le brutte esperienze al Real Madrid ed al Portogallo, ha scelto la squadra persiana per ripartire. L’Iran fa leva sull’esperienza del suo duo di centrocampo Nekounam–Teymourian, base offensiva del 4-2-3-1 proposto dal tecnico portoghese. Nekounam, trasferitosi all’Al-Kuwait dall’Esteghlal dopo l’esperienza spagnola all’Osasuna, è un mediano metodista capace di pungere anche in fase realizzativa grazie alla sua abilità nel tiro da fuori. Sulla linea dei trequartisti l’Iran si aspetta molto da Dejagah, ex giovane promessa del calcio tedesco che ha scelto la nazionalità iraniana. Con il giocatore del Fulham, Haddadifar a destra e Khalatbari a sinistra completeranno la linea di centrattacco a supporto dell’unica punta Ghoochannejhad, attaccante 26enne iraniano-olandese. Sulla fascia sinistra gli occhi degli osservatori saranno puntati su Alireza Jahan Bakhsh, 20enne in forza agli olandesi del NEC, esterno sinistro dal piede fatato, e su Sardar Azmoun, 19enne del Rubin Kazan ribattezzato il “Messi di Persia”. La difesa, destinata a soffrire contro Messi e Dzeko, dovrà sudare sette camicie per dare un sufficiente scudo al portiere Alireza Haghighi del Covilha, in ballottaggio con Davari dell’Eintracht Braunschweig.
Punto di forza: La spedizione mondiale dell’Iran innanzitutto potrebbe dare maggiore tranquillità ed una diversa visione ad un Paese noto sulla scena mondiale per ben più tristi vicende. Sul campo, Queiroz ha costruito una squadra compatta ed agguerrita: l’Iran in Brasile ha ben poco da perdere e tutto da guadagnare.
Punto debole: Il tasso tecnico della nazionale iraniana è notevolmente inferiore rispetto a quello delle altre compagini del gruppo. Il lavoro di Queiroz può dare compattezza, ma sarà difficile evitare l’ultimo posto.
La stella: Ashkan Dejagah, ex Wolfsburg ed Herta Berlino, ha trovato al Fulham una discreta continuità di rendimento. Spetterà a lui, 9 presenze e 4 gol col Tim Mellì, e a Nekounam, il timone della squadra persiana.
Ranking FIFA: 37^
Miglior piazzamento: Fase a gironi – 1978, 1998, 2006.
NIGERIA – La vittoria nell’ultima Coppa d’Africa (2013) non può certamente cancellare i numerosi mali del calcio nigeriano, travolto in patria da infinite ondate di violenza, calcioscommesse e corruzione. Il campionato locale, vinto quest’anno dalla squadra dei Kano Pillars ne è l’effigie: spesso, da quanto emerso in un’inchiesta del giornale inglese “The Guardian” le trasferte si trasformano in odissee con assalti ai pullman e rapine. In più, nelle zone presidiate dai guerriglieri la tv non si avventura e in campo può succedere di tutto. L’arbitro è rimborsato direttamente dalla squadra di casa e può anche capitare che diriga il match con una pistola nascosta nei calzettoni. La squadra pronta ad affrontare il mondiale brasiliano è molto lontana da quella selezione che nel 1994 suonava quasi come una filastrocca: Rufai, Eguavoen, Oliseh, Okocha, Amunike e George negli Stati Uniti mostrarono al mondo la forza e le potenzialità del calcio africano, essendo bloccati soltanto nei supplementari dei quarti di finale dall’Italia di Robi Baggio. Il c.t. Keshi, difensore di quella squadra divenuta storica in Nigeria, è stato al centro di una polemica con la federazione che gli ha imposto il reintegro dei “senatori” del gruppo Yobo, Obinna, Odemwingie e Obi Mikel, trascinatore delle Aquile. La Nigeria cerca di ripartire da un 4-2-3-1 di stampo europeo: se la coppia centrale Omeruo-Oboabona non sembra dare molte sicurezze, il terzino sinistro Elderson Echiejile cercherà di fare un buon mondiale per guadagnarsi la riconferma al Monaco. A centrocampo John Obi Mikel, affiancato da Onazi (favorito su Sunday Mba), dovrà dare fosforo e sostanza al gioco nigeriano, ormai latente di grandi talenti nella costruzione di gioco. Sulle fasce l’arma vincente potrebbe rivelarsi la velocità dei due giovani trequartisti Ahmed Musa a sinistra (CSKA Mosca) e Victor Moses (quest’anno in prestito al Liverpool dal Chelsea), impiegabile sia al centro della trequarti, sia sulla destra dove ci sono anche Uchebo e Odemwingie. Capitano e punta avanzata delle Aquile sarà Emmanuel Emenike, giramondo del gol quest’anno al Fenerbahce.
Punto di forza: La velocità sulle fasce può sorprendere tutti: Moses, nonostante non riesca a trovare molto spazio nei club, è un giocatore con enormi potenzialità e la stagione così così non deve assolutamente far passare in secondo piano l’esperienza e la duttilità di Obi Mikel.
Punto debole: Il talento a disposizione del c.t. Keshi non è sufficiente per impressionare squadre più forti ed è nettamente inferiore rispetto ad altre spedizioni. In più le convocazioni “pilotate” dalla federazione potrebbero creare non poche frizioni in uno spogliatoio già abbastanza elettrico.
La stella: John Obi Mikel. Il centrocampista del Chelsea, assieme a Yobo e Odemwingie, è l’elemento più esperto delle Aquile. Spetterà a lui la gestione della fase difensiva. Il mediano che il Chelsea ha prelevato nel 2006 dal Lyn Oslo è un elemento importante per sperare nella terza qualificazione agli Ottavi di finale.
Ranking FIFA: 44^
Miglior piazzamento: Ottavi di finale – 1994, 1998.