LECCE (di Gabriele De Pandis) – Assente dai mondiali da Francia ’98 e pronta ad atterrare in Brasile per recitare il ruolo di sorpresa dell’anno con una rosa formidabile, passando dalle belle parole spese da tutti gli addetti ai lavori ai fatti: la Colombia che si presenta al mondiale brasiliano è una squadra che fa paura anche alle “grandissime” accreditate per il successo finale. La squadra guidata da Pekerman, uno dei santoni del calcio argentino e tra l’élite dei tecnici più vincenti del calcio giovanile, alterna un attacco potenzialmente devastante ad una difesa così e così; molto dell’eventuale successo colombiano era affidato al recupero, poi non riuscito di Radamel Falcao, infortunatosi a marzo nel match di Coppa di Francia tra il suo Monaco ed il Mons. L’urna ha regalato alla Colombia, testa di serie grazie al bel ruolino di marcia nelle qualificazioni, un girone non proibitivo ma insidioso con Grecia, Costa d’Avorio e Giappone. Se della Grecia, arcigna a centrocampo e dotata di un buon cannoniere in ascesa come Mitroglou, si deve avere tanto rispetto ma nulla di più, non si può dire lo stesso della Costa d’Avorio, alla terza apparizione in un Mondiale dopo Germania 2006 e Sudafrica 2010 (spedizioni mondiali però concluse ai gruppi dopo i sorteggi di ferro), pronta finalmente a giocarsi tutte le proprie opportunità per centrare per la prima volta gli ottavi di finale. La mina vagante del gruppo potrà essere il Giappone, squadra sempre più europeizzata, lontana ormai anni luce da quell’alone di squadra materasso di un tempo grazie ad una crescita rapida permessa dalla presenza di molte stelle nei maggiori campionati europei e grazie al tatticismo di Alberto Zaccheroni, tecnico della nazionale giapponese dal 2010 e già affermatosi in Sol Levante grazie alla vittoria della Coppa d’Asia 2011.
COLOMBIA – Un paese in trepidazione per mister 60 milioni Radamel Falcao: la punta del Monaco, giunto nel Principato dopo due stagioni da protagonista con l’Atletico Madrid, ha perso la sua battaglia contro il tempo per raggiungere una minima condizione fisica che gli avesse permesso di partecipare al Mondiale dopo l’operazione al legamento crociato dell’anno scorso. “El Tigre” Falcao è stato il trascinatore di una delle nazionali emergenti più interessanti a livello mondiale con 9 gol nelle qualificazioni sudamericane; Pekerman ha accolto con dispiacere il passo indietro della punta ex Porto e Atletico, probabilmente soggetta ad un impiego realistico soltanto dalla terza partita in poi. Ma la forza della Colombia, data dai bookmaker come outsider anche per la vittoria finale al pari dell’Italia, non è solo Falcao: il bomber del Monaco, sostituito in Brasile da Adrian Ramos, è la stella di un attacco che annovera anche Jackson Martinez del Porto, Carlos Bacca del Siviglia e Teofilo Gutierrez del River Plate, con i primi due maggiori accreditati per la sostituzione in campo del “Tigre”. La punta del Porto è però impiegabile anche larga a sinistra, in un reparto avanzato che potrà beneficiare del talento di James Rodriguez del Monaco, 22enne pagato 45 milioni capace di restituire la Champions ai monegaschi con 9 gol e 13 assist e delle folate di Cuadrado, sempre più in ascesa dopo le belle stagioni con la maglia della Fiorentina. I tre moschettieri della trequarti dei Cafeteros sono poi seguiti a ruota dall’ex Pescara Quintero, pronto a subentrare ai titolari dopo la prima stagione con il Porto, dal cagliaritano Ibarbo e da Luis Muriel, tornato in Colombia per un programma di recupero personalizzato in vista di Brasile 2014. A far da scudo ad un attacco potenzialmente stellare, il duo di centrocampo formato dall’interista Guarin, desideroso di riscatto internazionale dopo le altalenanti situazioni con l’Inter di Mazzarri e Thohir, e da Aguilar del Tolosa, in ballottaggio con Mejia. La difesa è il tallone d’Achille della squadra di Pekerman: al centro né i senatori Yepes, Perea, Zapata e Mosquera né il giovane promettente Balanta, classe 1993 del River, sembrano sicurissimi, soprattutto nelle partite contro avversari più quotati; sulle fasce poi i napoletani Armero e Zuniga (in fase di recupero ed insidiato dal 21enne Arias) sono reduci da una stagione sottotono con comprensibili difficoltà in chiave mondiale.
Punto di forza: l’attacco ha numeri da capogiro anche senza Radamel Falcao. Adrian Ramos , elemento scelto dagli osservatori del Borussia Dortmund assieme a Ciro Immobile per il dopo Lewandowski, Jackson Martinez e Bacca sono pronti ad impressionare la platea mondiale, anche grazie a suggeritori di lusso come Cuadrado e James Rodriguez.
Punto debole: la difesa non sembra avere il giusto mix di componenti. Va bene l’esperienza di Yepes, leader del reparto arretrato dei Cafeteros, ma basterà a reggere l’impatto degli attacchi avversari, a maggior ragione con la contestuale presenza di due terzini più dediti alla fase offensiva rispetto a quella difensiva?
La stella: Jackson Martinez, 45 gol in 58 presenze con il Porto, spalmate su due stagioni, la dicono lunga sulle potenzialità di questo elemento, spesso in ombra in chiave nazionale. L’assenza di Radamel Falcao, suo predecessore al Porto, rende l’attaccante classe 1986 la punta di diamante dell’attacco colombiano. Jackson Martinez, versatile e “totale” nei suoi fondamentali da punta capace di far reparto da solo, con un buon mondiale può anche staccare il biglietto per un trasferimento in una “big” europea, dopo il vano corteggiamento del Napoli nella scorsa estate.
Ranking FIFA: 8^
Miglior piazzamento: Ottavi di finale – 1990
GRECIA – Dici Grecia e pensi subito all’impresa ellenica degli Europei di Portogallo 2004; di quella squadra, guidata allora da Otto Rehhagel, capace di dominare la scena continentale dieci anni fa sono rimasti due superstiti, inossidabili e pronti a giocarsi l’ennesima fase finale con i colori della propria nazionale: capitan Kostantinos Katsouranis (37anni in forza al PAOK Salonicco) e Georgios Karagounis (34enne ora al Fulham con un passato all’Inter) saranno presenti nel centrocampo ellenico ad ogni chiamata del c.t. Fernando Santos; l’allenatore portoghese si è guadagnato la stima dei vertici del calcio ellenico grazie alla bella performance nell’europeo di due anni fa (Grecia eliminata dalla Germania ai quarti di finale dopo il successo sulla Russia nell’ultima partita del girone) ed alla qualificazione a Brasile 2014 raccolta dopo il vincente play-off contro la Romania. Santos si presenterà in Brasile cercando di offrire una difesa attenta e un centrocampo solido al servizio di Kostas Mitroglou, attaccante esploso nelle ultime due stagioni all’Olympiacos (squadra che assicurerà almeno 6 uomini alla nazionale) dopo l’ascesa personale nell’Atromitos; le incisive prestazioni a suon di reti con la maglia della squadra del porto di Atene gli sono valse il trasferimento al Fulham, in Premier League, dove Mitroglou però non ha potuto ancora pesare a causa di un infortunio al ginocchio. Nel folto centrocampo a cinque, oltre alla regia e alla quantità dei senatori Katsouranis e Karagounis, troveranno posto il mediano Giannis Maniatis e uno tra l’ex Siena Tziolis, il pupillo di Zeman nella sua seconda esperienza romana Tachtsidis e Kone del Bologna; sulle fasce Samaras a destra è insidiato dall’altro felsineo Christodoulopoulos e da Fetfatzidis, impiegabile anche a sinistra per sfruttare le proprie abilità di tiro in alternativa a Salpingidis. In difesa i problemi al ginocchio hanno allontanato dal mondiale il forte centrale classe 1992 Kyriakos Papadopulos, afflitto quest’anno da lunghe soste. Il giovane difensore dello Schalke 04 “cederà” il posto al 22enne Kostas Manolas, perno della retroguardia assieme a Sokratis Papasthatopulos ed agli esterni arretrati Torosidis (Roma) e Holebas (Olympiacos). In panchina gli esperti Moras del Verona (32) e Vyntra del Levante (33) saranno pronti per eventuali cambi. La natura non prettamente proibitiva del gruppo lascia qualche dolce speranza alla truppa di Fernando Santos, ma molto dipenderà dai gol di Mitroglou e dalla tenuta del muro difensivo eretto dal tecnico lusitano.
Punto di forza: cambiano gli interpreti, ma non muta mai il credo tattico. La Grecia, nonostante i pochi elementi dotati di elevato tecnicismo, è una squadra solida come poche, essendo capace di interpretare bene la fase difensiva ed abile a colpire in contropiede.
Punto debole: la poca creatività offensiva, affidata alle percussioni a sorpresa in contropiede, può favorire i compiti di molte difese, specialmente se attente e schierate. In più il credo tattico di Fernando Santos rischia di essere poco efficace contro squadre dedite a lunghi attacchi a ritmo di passaggi corti nell’attesa dell’imbucata giusta.
La stella: Kostas Mitroglou è quell’attaccante che mancava allo schieramento ideale della nazionale greca, il cui credo rimane sempre contenimento e ripartenze. L’esplosione della punta di Kavala, mista alla presenza di qualche elemento dotato di buon passo sulle fasce avanzate, può creare nuovi scenari.
Ranking FIFA: 12^
Miglior piazzamento: Fase a gironi – 1994, 2010
COSTA D’AVORIO – La “bella e incompiuta” del Continente Nero. La Costa d’Avorio è potenzialmente una delle nazionali africane più forti, ma non è riuscita nella storia recente a raccogliere alcun successo di spessore. Due secondi posti nelle Coppe d’Africa 2006 e 2012 e due uscite alla fase a gironi nella kermesse mondiale sono certamente poco per una compagine che ogniqualvolta si presenta ad una fase finale arriva con l’appellativo di favorita o di potenziale sorpresa. Alla terza partecipazione mondiale gli Elefanti hanno finalmente incrociato un’urna non cattiva: l’accoppiamento con Colombia, Grecia e Giappone è decisamente meno ostico rispetto a quelli con Argentina, Serbia&Montenegro e Olanda (2006) e Brasile, Portogallo e Corea del Nord (2010). La squadra, affidata alla vecchia conoscenza del calcio italiano ed icona del calcio ivoriano Sabri Lamouchi, sarà guidata dalle due superstar Yaya Tourè e Didier Drogba. Yaya, fresco campione d’Inghilterra col Manchester City, nel Regno Unito è diventato un giocatore ancor più completo e, con 20 gol e 9 assist in maglia Citizen, l’olimpo dei top-player mondiali è sempre più vicino per lui. Didier Drogba, al suo ultimo mondiale, potrà godere dell’importante ausilio del romanista Gervinho, in ascesa dopo il bel campionato alla corte di Rudi Garcia, e dell’ex Chelsea Salomon Kalou, a sua volta insidiato da Ya Konan dell’Hannover. Per la sostituzione di Drogba nel ruolo di centravanti c’è Bony dello Swansea, maturato a suon di gol in Premier League dopo le reti in Olanda al Vitesse. Bony, a braccetto con l’altra punta Sio del Basilea, è stato preferito all’interessantissimo classe 1990 Lacina Traorè, attaccante dal fisico straripante ora all’Everton. L’avanzamento di Yaya Tourè sulla linea della trequarti consegna le chiavi della mediana alla coppia Tiotè (Newcastle) – Serey Diè (Basilea), salvo avanzamento di Zokora, senatore degli Elefanti ora svincolato dopo la stagione con il Trabzonspor. In difesa Zokora potrebbe comporre una coppia tutta fisicità ed esperienza con il 33enne Kolo Tourè, rinvigorito dalla bella stagione con il Liverpool, però finita male con l’harakiri del match contro il Crystal Palace, o con l’ex compagno di squadra a Trebisonda Souleymane Bamba; il quartetto difensivo davanti al portiere 20enne dello Stabaek Sayouba (leggermente in dubbio con il più esperto Barry) poi si completerebbe con Boka a sinistra e con il 21enne Aurier del Tolosa a destra, in perenne ballottaggio con il coetaneo e compagno di squadra Akpa-Apro. La squadra è sempre forte sulla carta e l’urna questa volta è abbastanza favorevole: a Lamouchi ed ai suoi ragazzi l’arduo compito di regalare il passaggio agli ottavi di finale ad una nazionale sempre ben attrezzata, ma storicamente etichettata come sfortunata.
Punto di forza: l’intesa Yaya Tourè-Didier Drogba, condita dai potenziali break di Gervinho, Kalou e Ya Konan, è destinata a far male soprattutto in spazi aperti.
Punto debole: Kolo Tourè, rilanciatosi quest’anno sulla riva rossa della Mersey, ha il difficile compito di tenere le redini di una difesa indubbiamente molto fisica, ma poco dinamica. Basterà il suo operato a salvare la porta ivoriana da qualche gol di troppo?
La stella: Yaya Tourè a 31 anni sta vivendo il periodo più florido della sua carriera, lasso di tempo paradossalmente iniziato con il trasloco da Barcellona a Manchester, sponda City. Ben 2 Premiership in 3 stagioni ed una completa metamorfosi di gioco da centrocampista di sola rottura a jolly della linea mediana sono solamente parte del suo bottino.
Ranking FIFA: 23^
Miglior piazzamento: Fase a gironi – 2006, 2010.
GIAPPONE – Una scuola di calcio che piano piano sta prendendo piede anche a livello mondiale. Il Giappone non è più la scatola misteriosa di Francia ’98 ed il livello del calcio del Sol Levante sta crescendo a dismisura. Alberto Zaccheroni, approdato in Giappone nell’agosto del 2010, ha apportato tante migliorie al gruppo dei Blue Samurai tanto da ricevere il riconoscimento ufficiale dell’imperatore Akihito, figlio dello storico condottiero Hiroito, per il lavoro fatto per il calcio nipponico. Zac ha dato un’identità europea alla squadra, facilitata dal fatto che le stelle giapponesi militino ormai nei maggiori campionati europei. Nel 4-2-3-1 del tecnico di Cesenatico molto dipenderà dal lavoro degli esterni, leva sulla quale il Giappone vorrebbe costruire molte occasioni da gol. Le assi Uchida (o Gotoku Sakai dell’Hannover se il calciatore dello Schalke 04 servirà al centro della difesa)-Okazaki (Mainz) a destra e Nagatomo (Inter)-Kagawa (Manchester United) a sinistra sono coppie di calciatori da tempo habitué dei campionati europei e con discreta esperienza internazionale. Shinji Kagawa, elemento eclettico e capace di trovare il varco giusto al momento giusto, è l’uomo su cui il Giappone conterà per costruire qualche straccio di speranza di raggiungere quel quarto di finale che diventerebbe il miglior risultato della storia per la nazionale nipponica. Assieme a Kagawa opererà quel Keisuke Honda un po’ deludente nei suoi primi sei mesi al Milan dopo i tre anni e mezzo in Russia con il CSKA Mosca. Al centro dell’attacco le scelte di Zac sembrano orientate sull’eterno dubbio tra Yoshito Okubo, cannoniere implacabile della J-League 2013 con i Kawasaki Frontale, e Yuya Osako 15 presenze e 6 gol nella sua prima esperienza europea in B tedesca con il Monaco 1860 dopo i 19 gol in J-League nel 2013 con i Kashima Antlers; se entrambe le soluzioni non convinceranno appieno potrà essere applicabile anche lo spostamento in avanti di Okazaki con l’inserimento di Hiroshi Kyotake del Norimberga sulla fascia destra. La mediana arretrata sarà invece composta da Hasebe, anche lui in forza al Norimberga dopo ben sei stagioni al Wolfsburg, e da uno tra i tre giocatori impegnati in patria Aoyama (Sanfrecce Hiroshima), Yamaguchi (Cerezo Osaka) e il 34enne Endo, già presente con i Blue Samurai a Germania 2006 e Sudafrica 2010. La difesa sarà comandata dal numero 1 Kawashima dello Standard Liegi e sarà completata dai centrali Konno e Yoshida, considerando l’impiego di Uchida a destra che, in caso di spostamento al centro, istituirebbe un ballottaggio tra i due.
Punto di forza: la velocità d’azione di elementi come Kagawa, Honda, Nagatomo e Okazaki, se ben oliata e affilata maniacalmente, potrà rivelarsi micidiale. Senza dubbio Zaccheroni avrà lavorato molto su quest’aspetto, potenziale fonte di guadagno per l’eventuale successo giapponese.
Punto debole: dalla cintola in giù non c’è da star tranquilli: la difesa nipponica sembra fragile sulle palle alte ed il bravo Kawashima sarà chiamato spesso agli straordinari.
La stella: Shinji Kagawa. 25 anni e una grande esperienza internazionale già sulle spalle con le maglie di Borussia Dortmund e Manchester United, è un elemento duttile capace di interpretare a modo ogni sfaccettatura della fase offensiva; se in forma, assieme ad Honda, potrà regalare emozioni alla tifoseria nipponica.
Ranking FIFA: 46^
Miglior piazzamento: Ottavi di finale – 2002, 2010.