LECCE (di Pierpaolo Sergio) – Messina, Monza, Pescara, San Benedetto del Tronto, Bologna, Cesena, Ascoli, Verona: la storia più o meno recente delle invasioni oceaniche dei tifosi del Lecce al seguito della propria squadra del cuore è ricca di precedenti. Chi più, chi meno può “vantare” una delle numerose trasferte storiche in cui si è deciso il destino calcistico di una determinata stagione agonistica della compagine del capoluogo salentino. Se oggi la febbre che contagia i supporters della formazione giallorossa è legata alla finale di ritorno dei play-off di Frosinone, in passato di situazioni analoghe se ne sono vissute diverse, molte delle quali davvero esaltanti, che hanno coinciso con pagine uniche di passione, sport e gioia collettiva. Ripercorriamo alcune tappe miliari che han fatto venire gli occhi lucidi a migliaia di sostenitori del club giallorosso.
Correva la mitica stagione 1975/’76, quella del ritorno in serie B dopo 27 anni di “purgatorio” in C. Il 30 maggio di 38 anni fa, il Lecce ottenne la matematica certezza del ritorno tra i cadetti allo stadio “Celeste“ di Messina, grazie alla rete messa a segno dal bomber Gaetano Montenegro, che poi abbandonò il terreno di gioco per infortunio. Il serpentone di pullman, treni, auto private e traghetti che si mosse dal Salento per seguire la squadra dell’allora tecnico leccese Mimmo Renna portò in riva allo stretto oltre 2.000 tifosi giallorossi. Un’epica trasferta che riportò il club del presidente Rollo nel calcio che conta e dove stabilmente rimase per vent’anni.
La stagione 1984/’85 è quella che segna un altro memorabile esodo di sostenitori leccesi. Il 16 giugno si gioca Monza-Lecce ed alla squadra allora allenata da Eugenio Fascetti basta un pareggio (come accadde a Messina 9 anni prima) per 1-1 con la rete giallorossa che porta la firma di Alberto Di Chiara per sbarcare per la prima volta nella sua storia in Serie A. Allo stadio “Brianteo” giunsero ben 7.000 tifosi del Lecce da ogni parte d’Italia, addirittura anche dalla Svizzera e dalla Germania per l’occasione unica che si viveva in quel contesto.
Di tifosi al seguito del Lecce ne andarono addirittura 10.000 allo stadio “Riviera delle Palme” di San Benedetto del Tronto (Ascoli). Era la stagione 1986/’87 ed i salentini erano impegnati negli spareggi-promozione contro Cremonese e Cesena. Le prime gare si disputano a Pescara. Il Lecce annienta 4-1 la Cremonese, ma anche il Cesena batte i lombardi e si va all’ulteriore spareggio. La sede viene spostata, appunto, a S. Benedetto del Tronto, più lontana dal Salento rispetto alla Romagna, ma i supporters giallorossi si presentano numerosissimi e riempiono da soli oltre due terzi dell’impianto marchigiano. La beffa però è atroce. Con “Beto” Barbas squalificato, il Lecce di mister Carletto Mazzone, subentrato ad appena dieci partite dalla fine del campionato a Pietro Santin, perde 2-1 e rimanda di un solo anno il ritorno in massima serie.
Nella stagione 1992/’93 il Lecce è allenato da Bruno “Maciste” Bolchi e compie un’impresa incredibile con una squadra infarcita di giovani di belle promesse (Grosso, Maini, Scarchilli, Orlandini): si toglie il lusso di arrivare quarto in classifica ed ottenere così un’inattesa e non programmata promozione in serie A. La gara della vita è quella che si giocò allo stadio “Renato Dall’Ara“ contro il Bologna. Era il 6 giugno 1993 ed i giallorossi andarono a vincere nel capoluogo felsineo per 3-2 (primi 2 gol di Orlandini e Scarchilli su rigore) una partita al cardiopalmo con rete decisiva e spettacolare messa a segna dal leccese purosangue Sandrino Morello allo scadere del match proprio sotto il settore Ospiti dell’impianto bolognese che straripava di tifosi giallorossi in delirio.
I campionati 1995/’96 e 1996/’97, sono quelli della doppia risalita dalla serie C alla massima categoria in appena due stagioni con mister Giampiero Ventura al timone; il Lecce si “vendica” del ko negli spareggi di 10 anni prima e togliersi la soddisfazione di celebrare il trionfo di una stagione da incorniciare in casa di quel Cesena che, invece, retrocede in terza serie proprio al cospetto dell’armata giallorossa. Mattatori della gara e dell’intero torneo furono, in quel 15 giugno 1997, i due “gemelli del gol” Checco Palmieri (doppietta per lui) e Mino Francioso. Lo stadio “Dino Manuzzi” sembra un “Via del Mare” in miniatura ed accoglie oltre 10.000 leccesi.
A segnare un altro esodo di supporters leccesi è la sfida del 13 giugno 1999 allo stadio “Marcantonio Bentegodi“ di Verona, dove il Lecce affronta il Chievo Verona nell’ultima giornata della stagione 1998/’99. Era il Lecce di mister Nedo Sonetti, ed in attacco giocava un certo… Roberto Stellone, proprio l’attuale tecnico del Frosinone che sabato sera contenderà il salto di categoria nella finale di ritorno dei play-off di Lega Pro alla sua ex squadra di quando era un calciatore. In quella data, i salentini si imposero per 2-1 con le marcature che furono realizzate da capitan Giuseppe Giannini su calcio di rigore e da Marco Zamboni.
L’inizio del nuovo millennio vede sedere sulla panchina del club giallorosso Zdenek Zeman. Il tecnico boemo, soprattutto nella prima delle due esperienze alla guida della formazione leccese, ha scatenato una vera e propria smania da trasferta. Era il Lecce che metteva a rischio le coronarie dei propri sostenitori per i tanti gol subiti, ma che incuteva non poco timore in qualunque avversario e segnava a raffica con Mirko Vucinic e Valeri Bojinov autentici cecchini che si giovavano delle tattiche offensive dell’allenatore più controverso mai avuto, probabilmente, a Lecce. Restano indelebili le immagini della tifoseria salentina riempire in migliaia i settori riservati agli ospiti degli stadi d’Italia, soprattutto in occasione delle partite giocate lontano dal “Via del Mare“contro la Juventus, il Milan, l’Inter o la Fiorentina.
L’8 maggio 2010, alla quart’ultima giornata di serie B nel campionato 2009/’10, la squadra allenata da Gigi De Canio si reca ad Ascoli a caccia di punti promozione. Lo stadio “Lillo e Cino Del Duca“ accoglie oltre 1.000 sostenitori salentini che vedono i propri beniamini imporsi per 2-1 con le reti messe a segno da Daniele Corvia e Marino Defendi in pieno recupero, ossia al minuto 92 dell’incontro disputatosi in terra marchigiana. Quei tre punti conquistati in extremis varranno alla truppa guidata dall’allenatore materano una manna in termini di promozione finale in serie A che arriverà all’ultima giornata con uno 0-0 casalingo contro il Sassuolo.
Il 15 maggio 2011 è una data che, nel bene e nel male, resterà per sempre segnata nella ultracentenaria storia del club giallorosso. Il Lecce è di scena in quel di Bari dove, allo stadio “San Nicola“, con i rivali già retrocessi ed una tifoseria locale in pieno subbuglio, capitan Giacomazzi e compagni ottengono uno 0-2 che vuol dire salvezza matematica in anticipo. La gioia dei sostenitori salentini esplode sia nel capoluogo barese che in città ai gol dell’attaccante brasiliano Jeda ed all’autorete dell’ineffabile Masiello, ma le indagini sul calcioscommesse sanciranno che quel derby costerà alla società giallorossa l’umiliante ed ingiusta retrocessione in Lega Pro per il tentativo di combine perpetrato dall’allora presidente Pierandrea Semeraro.
L’excursus attraverso gli esodi del popolo giallorosso arriva quindi al fatidico 13 maggio 2012. Il Lecce di Serse Cosmi, autore di una disperata rimonta in chiave salvezza, si presenta ancora una volta allo stadio “Bentegodi” di Verona dove l’attende il Chievo. Ai salentini servirebbe un’impresa, ma il Genoa di Alberto Gilardino batte un Palermo ancora di Fabrizio Miccoli ed i padroni di casa approfittano dello scoramento degli ospiti per segnare il gol-vittoria con l’oggetto misterioso Vacek. Finisce tra le lacrime dei tantissimi presenti in curva, dei giocatori e la commozione di tutto uno stadio che ammira la tifoseria leccese dar spettacolo e dimostrazione di grande passione e sportività applaudendo una squadra pur retrocessa in serie B. Il tecnico perugino indossa la maglietta con la famosa scritta “Stu core nu bu lassa mai“.
Ma per il Lecce sta per iniziare un incubo chiamato Lega Pro dove la Procura Federale spedisce il sodalizio passato nel frattempo dalla proprietà della famiglia Semeraro a quella del gruppo facente capo al presidente Savino Tesoro. E’ storia recente, fatta di un’ennesima, massiccia presenza nella finale d’andata dei play-off in quel di Carpi e la susseguente, amarissima finale di ritorno in cui si registrano i disordini costati una raffica di daspo e la squalifica della Curva Nord per 4 turni.
A distanza di un anno, sabato prossimo 7 giugno 2014, Lecce ed il Salento saranno di nuovo in marcia. Stavolta la meta è Frosinone, lo stadio comunale “Matusa” dove arriveranno supporters giallorossi da tutte le città del Centro e Nord Italia. Un terzo dei posti totali dell’impianto ciociaro è riservato a loro. La chiamata e la voglia di poter un giorno raccontare la propria presenza ad un appuntamento storico, calcisticamente parlando, è tanta. Saranno probabilmente in 2.000 a colorare il Settore Ospiti da dove far partire i cori d’incitamento per la truppa di mister Franco Lerda. E’ l’ultima gara dell’anno. L’ultima possibilità di centrare quella chimera chiamata Serie B. I leccesi ci saranno. Occasionali o meno, ultrà o no, chi ha i colori giallo e rosso nel cuore non vuol mancare…