Alice non saLECCE – L’Associazione “Le Ali di Pandora” di Lecce in collaborazione con “Art and Ars Gallery” di Galatina e “Piscina Comunale spaziodarteincopisteria” di Milano propongono la mostra intitolata: “Alice non sa… Peter , progetto a cura di Katia Olivieri. La mostra si articola liberamente fra generi e media in un insieme organico che trova la sua più degna realizzazione nello scenario di Palazzo Vernazza Castromediano a Lecce, dal 17 al 31 maggio 2014.

Un interessante incontro fra autori contemporanei che ci riporterà, grazie al gesto artistico, a quell’età che con il tempo si dimentica: l’infanzia. La prospettiva della fiaba romantica è completamente rovesciata: agli artisti la possibilità di raccontare un mondo interiore, tanto personale quanto idealizzato o dis/incantato, perché Alice non sapeva, Peter sì, ma potrebbe esser vero il suo esatto contrario.

L’esposizione avverrà in 11 sale per 11 artisti: Mirek Antoniewicz (Bratislava) – Matilde De Feo (Napoli) – Emilio D’Elia (San Pietro Vernotico – Brindisi) – Michele Giangrande (Bari) – Laboratorio Saccardi: Vincenzo Profeta, Marco Barone (Palermo) – Maurizio L’Altrella (Sesto San Giovanni – Milano) – Adriano Pasquali (Milano) – René Pascal (Milano) – Giuseppe Stellato (Napoli) – Paula Sunday  (Napoli) – Paola Zampa (Roma). Orari al pubblico: ore 10/12; 18/20:30 – ingresso  libero.

La mostra “Alice non sa… Peter sì” si pone come obiettivo di coinvolgere il pubblico: grazie alla presenza di vari linguaggi, dalla fotografia, all’installazione, alla pittura, ai video di artisti emergenti ed altri già noti sul panorama nazionale ed internazionale, si  proporranno nuovi percorsi per osservare e interpretare la realtà. Ma un’opera d’arte rappresenta anche un’occasione per conoscere il mondo in un’ottica nuova, addirittura di reinventarlo; crediamo che ogni evento culturale abbia come scopo finale arricchire ed educare il pubblico più diverso oltre che interrogarsi sul significato e il senso dell’infanzia e della difficoltà di diventare adulti. Il metodo è accompagnare il visitatore in un’esperienza che stimoli la capacità di stupirsi, l’abitudine a interpretare, la voglia di esprimersi e soprattutto sensibilizzare sulle problematiche dell’infanzia e la necessità di capire l’altro, perché la città accoglie spazi e l’animo d’ogni innocente, che dimentichiamo e spesso si consuma l’abominio e l’eccesso sulla carne pensante del nostro domani. Il futuro è occhi fanciulli.

In questo intento si indirizza la collaborazione tra le realtà organizzatrici e la curatrice, in una sinergia mirata alla tutela e valorizzazione della persona, dei più deboli, attraverso i linguaggi dell’arte con un’attenzione particolare alla legge dell’ONU del 20 novembre 1959 che sancisce Il Diritto del Fanciullo. 

Contestualmente sarà allestita una collettiva curata da Adriano Pasquali, che presenta più di cento opere realizzate “in un fazzoletto”, letteralmente s’intende, ovvero create su altrettanti semplici fazzoletti tra i quali spiccano “i fazzoletti” dei detenuti del carcere di Milano.

Palazzo VernazzaGLI ARTISTI- Mirek Antoniewicz Vive e lavora a Bratislava. I bambini di Mirek Antoniewicz. È uno stato d’animo quello che trapela dalle immagini dei bambini di Mirek, non un ritratto o un disegno qualunque, ma un sentimento profondo, complesso e piuttosto enigmatico. I colori sfumati, i contorni ed i confini indefiniti delle figure lasciano spazio al dubbio visivo se si tratta di bambini cresciuti troppo in fretta, a volte complici tra loro, con lo sguardo scrutatore, diffidente e la 24 ore tra le mani o di adulti mai cresciuti veramente e mascherati da bambini, quel bambino mai assopito e che ogni tanto salta fuori, lasciando un segno. Fra i premi e Gallerie di riferimento: Palm Art Award 2008, i Certificati di Eccellenza, Germania Foundacion Exteril, 1° Premio, Gran Premio d’Arte Contemporanea, Porto, Portogallo, European Masters of Modern Art, Menzione d’Onore, Burgau, Austria, XIV Eventi internazionali d’arte, Museo Cerveira, Portugalia, V Triennale Autoportretu, Nomination al Premio, Radom, Polonia, 6 Biennale Malych Modulo Malarskich, Premio, Torun, Polonia.

Matilde De Feo è interprete, regista, operatrice culturale. Si è laureata in regia con una tesi in teatro e tecnologie al Dams di Roma tre.Si è diplomata all’Accademia d’Arte Drammatica del Teatro Bellini di Napoli, formandosi con Alvaro Piccardi, Paolo Giuranna e Giulia Varley. Ha lavorato in teatro con Gerard Watkins, Marion Aubert, Guy Delamotte, Renato Carpentieri, Pierpaolo Sepe, Pierre Yves Chapelain e i videoartisti Milica Tomic, Vanessa Beecroft, Paolo Rosa (Studio Azzurro), Silavo Agosti. E’ titolare dal 2003 del progetto mald’è che mette in relazione le arti visive a quelle sceniche e con cui ha realizzato una serie di lavori per il Festival del fil di Roma, Short Film Corner Festival di Cannes, Festival di Volterra, Milano in digitale, Caffè Fandango, Napolifilmfestival (menzione speciale), Riccione TV. Lavora, come docente di teatro e operatrice culturale, e inoltre come doppiatrice di documentari provenienti da tutto il mondo per la Rai, Radio Televisione Italiana.

Emilio D’Elia nasce a San Pietro Vernotico (Br). Vive e lavora a Parigi. La sua pittura affonda le radici nello spirituale, con una forte matrice mistica. Espone in gallerie nazionali e internazionali (Francoforte, Chicago, Bruxelles), in Italia a Firenze, Fortezza da Basso e il museo di Arte Contemporanea di Bergamo (acquisizione di opere). Da diversi anni lavora con la galleria Vidal Saint Phalle, l’Istituto di Cultura Italiano e le gallerie Etienne de Causan, Galleria Vivas, Galerie la Petit Consiergerie Paris, Galleria Demetra Milano e Galleria AAM Roma.

Michele Giangrande Bari, 1979. Vive e lavora a Bari. Artista di grande versatilità, dotato di graffiante iro­nia, trasfigura la realtà giocando con i concetti di essere e apparire. Fin dalle prime ricerche ha con­ferito agli oggetti scelti, per lo più di uso comune, una nuova identità. Nella sua ultima mostra personale dal titolo Urwege, presso la Paolo Erbetta Gallery di Berlino, espone la sua nuova serie Ceramics. Essa consiste in una ricerca dell’arcaico e del primitivo attraverso un approccio sistemico di pittura, scultura, artigianato, instal­lazione e architettura. Partendo dalle proprie origini, l’artista decide di compiere un percorso a ritro­so nelle tradizioni popolari e nella stessa Storia dell’Umanità, per giungere alle prime espressioni artistiche e cogliere così la scintilla basilare. Fra le sue più recenti espo­sizioni ricordiamo nel 2011 Il n’y a pas de solution parce qu’il n’y a pas de problème, Officine Farneto Temporary Museum, Roma, e nel 2009 Michele Giangrande alla Fondazione Museo Pino Pascali, Polignano a mare. Le sue opere sono presenti in numerose collezioni italiane ed estere.

Il Laboratorio Saccardi, noto collettivo palermitano, è formato da Vincenzo Profeta (Palermo 1977), Marco Barone (Palermo 1978), capaci di esprimersi con “differenti linguaggi (dalla pittura, al video, alla fotografia, alla poesia visiva…) nel segno di un dichiarato intento ludico e dissacratorio”. Il loro lavoro verte principalmente su due temi: l’irrisione dello star system dell’arte e l’irrisione dell’intellettuale. Tutto parte dalla conoscenza profonda della storia dell’arte da cui traggono inesauribili spunti per poi applicarli a random nei quadri o nei video, senza risparmiare nessuno. Da San Gerolamo nel Box alla Beecroft gambizzata, passando dall’onnipresente Picasso con la maglietta a righe, arrivando fino a Warhol con la parrucca bianca.

Alice Palazzo VernazzaMaurizio L’Altrella è nato a Sesto San Giovanni, Milano, dove vive e lavora. La materia si configura in racconti intimi che sono tuttavia modello archetipico di realtà legate all’infanzia, fine dell’infanzia, inizio dell’adolescenza e a tutto il bagaglio emotivo ed immaginario ad esse legato. Indago la facoltà di richiamare alla coscienza i desideri e gli affetti e, traducendoli in immagini, li conservo fissandoli in visioni istantanee. L’interesse è quello di scavare nel subconscio tra ricordi di atmosfere felici e non. La ricerca legata a questo lavoro si è evoluta relativamente alla tecnica pittorica. La sperimentazione di colori ad olio mischiati con smalti lucidi ha dato vita ad atmosfere particolari, molto intimiste, dove il sogno, la visione e i ricordi dialogano con una realtà assai peculiare. La costruzione dell’immagine è ridotta alla sintesi. La luce e il segno sono le basi fondamentali per una fusione con il fondo, che è co-protagonista e, non spalla dei soggetti rappresentati. Galleria di riferimento: RvB Arts, Roma. Gallerie di collaborazione: Stephan Stumpf, Monaco di Baviera. Delle Battaglie, Brescia.

Adriano Pasquali e René Pascal, parlare di uno senza l’altro sarebbe strano: sono due artisti così vicini che a tratti si confondono. Non sono una coppia artistica nel senso usuale del termine, non lavorano mai insieme anche se condividono lo studio e spesso usano gli stessi materiali e le medesime tecniche. Non è semplice individuare gli elementi che li distinguono l’uno dall’altro: sembrano poco propensi a rendere chiaramente riconoscibile il proprio lavoro, anzi spesso un quadro di Adriano diventa un pezzo della mostra di René, a volte un’istallazione di René porta la firma di Adriano.

Giuseppe Stellato Caserta, 1979. Laureatosi presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli con un progetto di sound art, Giuseppe Stellato si dimostra particolarmente interessato alle possibilità offerte dal suono-immagine. Collabora in qualità di sound designer con numerosi artisti provenienti da ambiti diversi come video art, design e teatro. Nel 2009 espone al MADRE di Napoli nell’ambito di Spot 1, a cura di Adriana Rispoli ed Eugenio Viola, la video-installazione “Non si tocca”, un lavoro a carattere immersivo e intangibile in cui è il suono a disegnare lo spazio, a raccontare l’evolversi di un’azione che si ripete più volte e che progressivamente emerge con un ritmo narrativo cadenzato e incalzante che sfocia in un finale a sorpresa. Vive e lavora tra Napoli e Caserta.

Paula Sunday Napoli, 1981. Nel 2010 si laurea in Fotografia presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli. Ha al suo attivo diverse mostre importanti in Italia ed all’estero. Ha partecipato a numerose collettive di rilievo tra cui la 54° Biennale di Venezia (Padiglione Accademie) presso l’arsenale di Venezia, The State of the Art a cura di Vittorio Sgarbi presso il museo CAM, Celeste Prize presso lo spazio Invisible Dog di New York e Berlino Expectations 2010 alla Moholy-Nagy Galerie di Berlino.Nel 2010 vince due premi importanti; il Premio Nazionale delle Arti nella sezione fotografia con l’opera “Fabbrica” e con “Madre” vince il Premio Celeste 2010 nella sezione video.

Paola Zampa vive e lavora a Roma. Nel suo lavoro sperimenta, senza limitazioni, tematiche e te­cniche diverse. Rappresenta elementi naturali prototipici: alberi, vulcani, pietre, montagne, fiumi. Riproduce parti del corpo umano. Usa la scrittura nel suo valore decorativo o come traccia di una narrazione. Costruisce assemblaggi con resti di esistenze animali e vegetali. Le sue opere sono frammenti di una genesi. Nella sua ultima produzione impiega la tecnica femminile e domestica del ricamo: riproduce immagini delle più drammatiche cronache quotidiane su pezzi di biancheria per la casa o figure tratte dalla grande produzione pittorica del passato e dalla tradizione popolare su radiografie e lastre di piombo, affiorano in controluce. Lavora e collabora con Galleria Bomba e Galleria Perspectiva, Roma, Castello di Belgioioso.

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