Mondiale storyLECCE (di Italo Aromolo) – La storia della Coppa del Mondo di calcio ha scandito i tempi del XX secolo: dal pallone in bianco e nero del periodo fascista ben 20 edizioni hanno accompagnato gli appassionati di tutto il pianeta fino al calcio futuristico della ormai imminente edizione di Brasile 2014. Testimone di un’epoca ed espressione di una cultura non solo calcistica, ogni edizione del Mondiale racconta i suoi successi al bacio, le sconfitte brucianti, le sorprese inaspettate e tanto altro ancora tra gesti tecnici in campo e violente polemiche fuori dal rettangolo di gioco.

Lungo questo filo conduttore, ripercorriamo, in due puntate, i momenti più significativi degli 84 anni della storia dei campionati mondiali di calcio. Oggi partiamo dalle edizioni delle origini, risalenti al primo dopoguerra, per arrivare alla fine degli anni ’80, col Mondiale di Mexico ’86.

mondialiLe origini: c’era una volta un presidente della Fifa… In un mondo sportivo ancora ignaro del neonato foot-ball tanto da escluderlo dai Giochi Olimpici, l’intuizione geniale di organizzare un torneo di calcio a livello internazionale spetta a Jules Rimet (nella foto a destra), storico presidente della FIFA: la prima edizione dei Mondiali si tenne in Uruguay nel 1930 e, in una morìa di squadre partecipanti (appena 13 tra cui non figurava l’Italia, nonostante la partecipazione fosse su semplice invito), celebrò il successo dei padroni di casa vittoriosi in finale contro l’Argentina di fronte a quasi 100 mila persone.

E’ datata 1934-1938 l’epopea dell’Italia bi-iridata: guidata dall’inflessibile cittì Vittorio Pozzo e trascinata dai gol di Silvio Piola e Giuseppe Meazza, una delle formazioni azzurre più forti di sempre si costruì in casa il suo primo titolo mondiale, nonostante gli sfavori del pronostico la volessero nettamente inferiore a corazzate mitteleuropee come Austria e Cecoslovacchia. Dopo aver eliminato gli austriaci in semifinale, gli azzurri superarono i cechi allo stadio Nazionale di Roma con una clamorosa rimonta al fotofinish (2-1) che non mancò di destare sospetti in quanti volevano la vittoria italiana come pilotata dal regime a fine propagandistici. All’alba della Seconda Guerra Mondiale la squadra di Pozzo bissò l’impresa italica in terra francese: un cammino ancor più insidioso, in cui gli azzurri varcarono gli scogli Norvegia, Francia e Brasile, culminò con la finalissima contro l’Ungheria vinta a suon di gol con il risultato di 4-2 (doppiette di Colaussi e Piola).

PelèDal Maracanazo alla partita del secolo: il Brasile sul tetto del Mondo. Dopo la sospensione della competizione per il conflitto mondiale, le successive edizioni della Coppa del Mondo videro la Nazionale brasiliana come assoluta protagonista del torneo, nel bene e nel male: i verdeoro, ancora scottati dalla debacle del cosiddetto “Maracanazo” uruguaiano (quando nella finale di Brasile ’50 la Celeste espugnò clamorosamente il tempio dei padroni di casa per 2-1), si riscattarono in pompa magna gli anni a venire grazie a due titoli mondiali consecutivi in Svezia prima (1958) e in Cile poi (1962). Era il Brasile stellare di un giovanissimo Pelè, che a soli 17 anni impressionò la platea mondiale grazie ai suoi 6 gol nell’edizione svedese (in appena 4 partite) che lo consacrarono come il più giovane di sempre a giocare e a segnare in un edizione dei Mondiali. Nel mezzo di quelle tre edizioni targate verde-oro, si registra un exploit della Germania passato alla storia come il “Miracolo di Berna”: il riferimento è al primo mondiale trasmesso in televisione, quello ospitato dalla Svizzera nel ’54, quando in una finale di proporzioni epiche i tedeschi, sotto di due gol dopo pochi minuti, realizzarono tre gol in rimonta e portarono a casa il risultato grazie ad una serie di prodigiosi interventi del proprio portiere, per quella che è ricordata come una delle più grandi imprese del calcio teutonico (Germania-Ungheria 3-2). Analogamente, in Italia si ricorda la partita del secolo per antonomasia, Italia-Germania 4-3: nella spedizione messicana del 1970, le due semifinaliste diedero vita a una battaglia che da sola è sintesi perfetta della bellezza del calcio. Più che per il prevedibile epilogo finale (Brasile-Italia 4-1), Messico ’70 entra negli annali del calcio anche per la leggendaria parata con cui il portiere inglese Gordon Banks sventò un colpo di testa del brasiliano Pelè in un Brasile-Inghilterra 1-0 della fase a gironi.

cruyffLo spettacolo olandese e la Mano de Dios: nel mezzo il trionfo italiano. L’alternanza di cicli vincenti è una costante della storia di qualsiasi manifestazione sportiva, inclusi i Mondiali di calcio: dopo la concretezza italiana degli anni ’30 e lo spettacolarità brasiliana degli anni ’60, gli anni 70’ sono dominati dal calcio totale di marca olandese: con le sue avvolgenti manovre offensive del tutto prive di ruoli prestabiliti, l’Olanda che fu del tecnico Rinus Michels e del profeta del gol Johan Crujiff si piazzò per due edizioni di fila al secondo posto, perdendo le finali di Germania 1974 (Germania-Olanda 2-1) e Argentina 1978 (Argentina-Olanda 3-1).

spagna 82Il Mondiale spagnolo del 1982 valse la terza stella per Nazionale azzurra: all’urlo di gioia del telecronista Nando MartelliniCampioni del mondo, campioni del mondo, campioni del mondo…” i ragazzi di Enzo Bearzot sconfissero per 3-1 gli acerrimi nemici della Germania, conquistando un titolo mondiale reso ancor più sorprendente dal pessimo inizio in cui gli azzurri, tra le mille contestazioni dell’opinione pubblica nostrana e della stampa, non andarono oltre 3 pareggi nelle prime 3 gare. E’ il Mondiale dei personaggi da Oscar come il capocannoniere e futuro Pallone d’Oro, PaoloPablito Rossi, il centrocampista Marco Tardelli autore di una memorabile esultanza contro la Germania (la sua corsa a tutto campo a pugni chiusi dopo aver realizzato il secondo gol), l’imprendibile Bruno Conti ed il presidente della Repubblica Sandro Pertini immortalato sull’aereo di ritorno dalla spedizione mentre affiancato dal trofeo giocava a scopone scientifico in compagnia dello steso Bearzot, di capitan Dino Zoff e del leccese Franco Causio.

Diego-Armando-Maradona-ShiltonIl quarto di finale Argentina-Inghilterra è l’icona di Messico ’86: nel giro di 5 minuti, Diego Armando Maradona prima portò in vantaggio la albiceleste con un astuto tocco di mano a scavalcare l’uscita alta del portiere Shilton (la celebre rete della Mano de Dios), poi raddoppiò con uno slalom di sessanta metri tra sei avversari, per un capolavoro ritenuto all’unanimità pallonara come il gol più bello della storia della Coppa del Mondo. Con una percussione altrettanto bella se pur meno rinomata, il suo collega di reparto Jorge Burruchaga regalò all’Argentina la sua seconda (e per ora ultima) Coppa del Mondo siglando il gol del definitivo 3-2 nella successiva finalissima contro la Germania. In quell’edizione si laureò campione del mondo anche l’allora attaccante giallorosso Pedro Pablo Pasculli, autore di una marcatura contro l’Uruguay.

[CONTINUA…]

Commenti

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.