sciarpata ultrà curva nord lecceLECCE (di Pierpaolo Sergio) – Per il Lecce ed i suoi tifosi l’attesa è durata una settimana in più rispetto alle altre società che partecipano alla lotteria dei play-off del campionato di Prima Divisione di Lega Pro 2013/2014. Dopo aver palpitato due settimane addietro per la sfida contro il Pisa ed aver poi assistito restando alla finestra all’ultima giornata del torneo, ecco che, finalmente, si torna in campo per giocarsi il secondo posto che garantisce la promozione in serie B. Si comincia, insomma. Da questo momento non si può più sbagliare e, soprattutto, si deve dimostrare sul terreno di gioco e non certo a parole di avere le credenziali giuste per meritarsi l’approdo tra i Cadetti. E’ questo il momento di palesare la propria nobiltà, la propria superiorità e la propria forza, al di là di ogni cervellotico regolamento tirato fuori dal cilindro per rendere più appetibili e avvincenti (?) gli spareggi di questa categoria.

Otto piazze siedono al tavolo di una roulette che decreterà, in 5 giri di ruota per la più fortunata, chi avrà diritto ad affiancare il Perugia già approdato nella categoria superiore. Roulette perchè, ormai è arcinoto anche a chi non mastica propriamente di calcio, le regole dettate dai vertici della Lega Pro hanno escogitato un mix di astruse norme che garantiscono più quelle compagini che, nel corso di un’intera stagione, hanno magari vivacchiato, piuttosto che premiare la squadra che più ha dimostrato di avere le carte in regola per accedere alla B.

ultrà 1Ma tant’è. Inutile recriminare ed inutile lamentarsi troppo. Riguardando al passato, quando il Lecce di Checco Moriero remava controcorrente e combatteva contro i mulini a vento, i più ottimisti ringraziavano tale regolamento che garantiva la possibilità di lottare per la promozione anche a chi fosse arrivato nono a fine campionato. Era quello l’obiettivo più plausibile di cui il club giallorosso era accreditato. Puntare alla nona posizione e poi sperare. E poi… Già. E poi. Poi è tornato in sella mister Franco Lerda. Ha ridato serenità, fiducia e condizione ad un gruppo che, fino ad allora, non era stato mai quello ideale. Pian, pianino i risultati hanno iniziato ad arrivare, fino all’innesto della marcia più alta che ha permesso a Miccoli e compagni di sfiorare addirittura la promozione diretta.

Una vera e propria impresa. Ahinoi, sfumata, ma non certo fallita. Il Lecce, la società, il tecnico, i suoi tifosi sono oggi protagonisti di quest’ennesimo capitolo. Soprattutto i supporters devono cancellarsi di dosso quell’apatia e quei timori che stanno contraddistinguendo questo avvicinamento al fischio d’inizio della sfida contro il Pontedera. Lo scetticismo e la mancanza di dimostrazione di attaccamento ai colori sociali di questa squadra hanno dell’incredibile. Una prevendita fiacca e che non trova affatto giustificazioni sta a sancire che, alle nostre latitudini, piace essere tifosi occasionali, dell’ultima giornata, del volerci essere solo se la festa è garantita.

striscione Curva Nord col FrosinoneNon lo merita la storia del club giallorosso, non lo merita la strepitosa rimonta effettuata in appena 6 mesi dall’ultimo posto in classifica al secondo (poi terzo finale). Non lo meritano i vertici della società di Piazza Mazzini che non hanno lesinato sforzi per allestire una compagine all’altezza delle attese e del blasone dell’U.S. Lecce. La sfida da “dentro o fuori” col Pontedera, probabilmente, vedrà sugli spalti del “Via del Mare” i soliti noti, ossia lo storico zoccolo duro di tifosi che seguono la squadra in ogni occasione essa scenda in campo.

Peccato, pazienza, ci siamo abituati ormai. In particolare, peccato per chi pur potendo assistere ad uno spareggio giocato tra le mura amiche e, si badi bene, senza neppure la scusa della comoda copertura televisiva, preferirà trascorrere la domenica in casa o sulle spiagge. Un “peccato” imperdonabile per quanti, al contrario, darebbero l’anima pur di esserci e poter dare calore e colore allo stadio leccese, ma invece si trovano lontani dal Salento. Così è (oggi) la Lecce calcistica. Così sarà anche in caso di auspicata promozione, così come tale era in Serie A, quando ci si era “assuefatti” anche al più prestigioso dei palcoscenici.

Chi andrà a vedere Lecce-Pontedera potrà dire, nel bene o nel male, “io c’ero“. Gli altri si dovranno accontentare di sputare sentenze, dire ovvietà, indossare l’abito di circostanza e spacciarsi per “vero tifoso” o “acerrimo nemico” di una squadra che non tira più…

Commenti

1 commento

  1. Meglio pochi ma buoni. Sembra una frase fatta ma e’ un modo per non dare alibi a nessuno. Oggi si deve vincere anche con 200 persone sugli spalti.

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