coreoLECCE (di Antonio Greco) – Che fosse una serata segnata per la Salernitana lo si era capito subito. Fallisce miseramente l’iniziativa “Porta un barese allo stadio”… Al “Via del Mare” si presentano solo un centinaio di ultrà campani, buona parte dei quali, lasciati fuori, preferiscono giocare al lancio del petardo, nuova disciplina olimpica senza medaglie da mettere al petto.

Si comincia. Tempo due minuti e Miccoli si tocca la coscia. In Curva Nord ed in Tribuna Est chi può si tocca gli attributi. All’8° “Pandoro-Amodio” si addormenta, Petrachi si “regala” una parata e salva i giallorossi. Ci provano prima Papini (missile terra-aria raccattato da uno steward) e poi Bogliacino (tiro romantico in bocca al portiere Iannarilli). In mezzo, un fuorigioco di pancia (tre-quattro centimetri, non di più) di Miccoli.

Al 27° il Puffo fa il furbetto, ma il numero uno campano non ci casca: angolo. Otto minuti più tardi Montervino, ex taglialegna svedese assunto alla Ikea, prova a far fuori Miccoli: giallo sacrosanto.

Intervallo. Chi riesce si alleggerisce un po’: nei bagni pubblici sembra di stare al mercato di Calcutta a mezzogiorno. Nel secondo tempo Lerda mette dentro Beretta e sacrifica il capitano, finito a “bagnomaria” in vista del match contro L’Aquila. Al 7° Papini sembra un flipper anni Settanta ma la sfera fa il solletico al portiere campano. Sei minuti dopo arriva il gol granata. Massimo risultato con il minimo sforzo: è il sogno di tutti i maschi italiani…

Il Lecce non ci sta. Al 23° i giallorossi fanno merenda in area di rigore campana. Soldato Papini sbatte sul palo prima di lasciare il posto a Zigulì-Zigoni, detto anche Re Mida. E’ il 31° quando “Sperlunga-Vinetot” infila di testa Iannarilli: è la fine del calcio.

I giallorossi attaccano a testa bassa come i Marines in Normandia. Al 43° Ferreira Pinto toglie le pantofole e vola sulla fascia, ma la cabeza non funziona. Ma è Molinari a fare la calza al Lecce: al 48° l’ex gallipolino ci mette la testa sulla punizione di Bogliacino e tradisce il suo portiere. Culo? Giammai. Tu chiamale, se vuoi, emozioni

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