LECCE (di Pierpaolo Sergio) – Francesco Moriero rompe il “silenzio” in cui si è rinchiuso l’indomani del suo esonero da allenatore del “suo” Lecce e lo fa con un post sulla sua pagina personale su Facebook in cui preannuncia la pubblicazione del racconto della sua vita calcistica da giocatore prima e da allenatore dopo: “Tra poco uscirà la mia biografia dove racconto il mio passato vissuto nella Zona 167, i momenti passati da calciatore nel mio Lecce e nelle varie società dove ho giocato, la mia esperienza a Lecce e di come l’ho vissuta e delle difficoltà che ho riscontrato e di come i miei amici giornalai abbiano remato contro ad un leccese. Io andrò avanti di sicuro lontano dalla mia gente e da quelle persone che mi hanno sostenuto. Ma la vita continua ed io andrò avanti. Nu baciu”.
Parole che certo non si fa fatica a capire quanta amarezza e quanto orgoglio racchiudano e che suonano come un primo tentativo di togliersi qualche sassolino dalle scarpe, come già fatto in alcune delle sue ultime conferenze stampa da tecnico dell’U.S. Lecce in cui parlava senza mezzi termini di “gufi” e personaggi ambigui che non perdevano occasione per creare malumori e spaccature nell’ambiente (leggi qui).
La stilettata parte dritta al cuore di coloro che Moriero chiama senza remore “giornalai“, ossia la classica offesa che si suol rivolgere ai giornalisti rei di non saper svolgere il proprio lavoro con professionalità e correttezza. Una diatriba che, a quanto pare, affonderebbe le proprie radici fin dal giorno in cui giunse l’ufficialità del suo ingaggio quale nuovo allenatore della società in cui Moriero è cresciuto calcisticamente.
L’esperienza dell’ex golden boy leccese sulla panchina che fu del suo maestro e mentore Carletto Mazzone è durata la breve parentesi di due mesi; giusto il tempo di sentire i brividi sulla pelle per il coronamento di un sogno, di veder avverarsi e diventare una consapevolezza il timore di aver accettato di fare un salto nel buio accettando quel ruolo, di assaporare il gusto dei successi in Coppa Italia, prima di vivere l’affronto delle 5 sconfitta di fila in campionato e la traumatica separazione delle rispettive sorti da quel Lecce che poteva e doveva essere un idillio, ma si è trasformato in un incubo (leggi qui).
Inutile stare a fare difese di categoria preconcette o schierarsi a priori a favore o contro le esternazioni affidate al popolare social network. Moriero ha semplicemente peccato di eccessivo amore per i colori del “suo” Lecce, quel Lecce che gli ha regalato gioie e dolori, ma che si porterà per sempre cuciti addosso. Le cause del “fallimento” del progetto “il Lecce ai leccesi” lo abbiamo sviscerato a lungo ed in tante occasioni. Sulle pagine de leccezionale.it abbiamo spiegato, o provato a farlo, il perché ed il per come la piega negativa assunta dalla gestione-Moriero del Lecce abbia diverse e ben precise cause.
Di errori ne sono stati commessi da tutti e nessuno si può sentire esente da responsabilità. “Checco” lo sa e non si è mai nascosto dietro ad un dito, assumendosi colpe anche altrui per spirito di appartenenza al club del suo cuore. Ad ogni modo, tralasciando il ricordare un calcio-mercato a singhiozzo, gli infortuni a catena a cominciare da quelli occorsi a Miccoli, il mancato arrivo di quel paio di elementi in “rosa”che avrebbe invocato in estate, la Curva Nord chiusa in tutte le gare giocate al “Via del Mare” con lui in panchina ed una buona dose di malasorte, un piccolo consiglio lo vogliamo dare al buon Checco: convochi una conferenza stampa pubblica e racconti senza peli sulla lingua a chi rivolge i suoi attacchi. Lo merita lui e lo deve a quanti ne hanno difeso la reputazione ed il ruolo che aveva, scrivendo e mostrando quel che onestà intellettuale impone, a costo di apparire anacronistici, ruffiani o schierati.