Lecce – (di Massimiliano Cassone) – In uno dei pochi stadi d’Italia in cui gli Ultras hanno rispettato il minuto di silenzio per le vittime della tragedia di Lampedusa, a fine gara gli investigatori della DIGOS hanno identificato un uomo 47enne, di cui vogliamo mettere solo le iniziali, S.S. di Lecce a cui è stato contestato il lancio di artifizi pirotecnici; in parole povere lo hanno “spedito” ai domiciliari per aver lanciato un fumogeno.
Dalla parte opposta invece, cioè dal settore occupato dai barlettani, è successo di tutto, addirittura una bomba carta ha divelto due seggiolini della Tribuna Est e non osiamo immaginare le conseguenze se ci fosse stato seduto qualcuno. Inoltre uno dei tifosi ospiti si è denudato mostrando le parti intime, per lui c’è stata una denuncia, si tratta di N.N. 36 anni che ha compiuto il gesto per schernire gli avversari.
Sembra un controsenso che una tifoseria che rientrava nella propria casa dopo tanto tempo venga ancora presa di mira per un bengala. Non vogliamo assolutamente dire che sia cosa buona e giusta sparare “botti”o accendere fumogeni, ma immaginiamo, ripensando a tutti i primi giorni dell’anno, come la maggior parte di noi avrebbero meritato l’ergastolo per i bengala sparati. Ma stendiamo un velo pietoso…
Denunce, arresti, arresti domiciliari li leggiamo ovunque, nello stesso modo vorremo che si battessero le mani agli Ultras del Lecce, domenica sono stati encomiabili oltre che per il minuto di silenzio rispettato anche per l’atteggiamento maturo che non gli ha fatti cadere nelle provocazioni di una piazza satura di nervosismo.