TREPUZZI (di Daniela D’Anna) – In tanti aspirano ad indossare le maglie delle grandi squadre di calcio italiane; alcuni giocatori ci arrivano esclusivamente dopo aver fatto gavetta, altri più fortunati a volte hanno respirato aria sportiva già nel nucleo parentale. Sono i cosiddetti figli d’arte che magari godono pure di un occhio di riguardo.

Uno di loro è Nicolò, il figlio 14enne di Andrea Pirlo, gioca tra i giovanissimi di una squadra piemontese di Pecetto, ad una manciata di chilometri da Torino. Il giovane centrocampista più che un sogno, vive la visione di indossare la maglia bianconera, anche grazie al parere positivo espresso dagli osservatori juventini. Tant’è che si profila la possibilità per il baby-Pirlo di allenarsi con i colleghi suoi pari della Juventus.

Ma questo non è un caso isolato, di tre anni più grande rispetto a Nicolò, nella stessa squadra dei Giovanissimi, ci sono Manolo Portanova e Filippo Delli Carri, di un anno più piccolo di quest’ultimo, rispettivamente centrocampista centrale e difensore. Ad ingrossare le fila nella rosa degli eletti della “Vecchia Signora” c’è l’amore che nutre per essa il terzino sinistro Pietro Beruatto, figlio di Paolo.

E non finisce qui: alla lista dei candidati vincenti si aggiunge Filippo Grosso, figlio di Fabio, che gioca nella stessa squadra giovanile, in buona compagnia del fratello più piccolo, di nome Giacomo, che tifa Juventus. E fra gli juniores rampolli di calciatori già campioni del mondo non dimentichiamo Mattia Barzagli e Luis Thomas Buffon.

Ma tutti questi talenti in erba sono degli “eletti”, forse predestinati a diventare stelle del firmamento sportivo alla stregua dei propri genitori. Ma intanto vivono la fase di svincolo adolescenziale che dà spazio alla costruzione della personalità, ai vari significati dell’identità di persona e di “professionisti del pallone”.

Non si capisce se a prevalere sia la passione o il senso del dovere che fa pensare, più che ad un divertimento, ad un vero e proprio impegno lavorativo, per di più da svolgere stando costantemente sotto i riflettori dei mass-media e le attese degli addetti ai lavori. E di esempi ce ne sono a bizzeffe con i vari Maldini, Vieri, Chiesa, Ganz o Cannavaro giusto per citare qualche nome tra i più celebri. La nuova generazione di talenti calciatici include pertanto molti figli di ex giocatori famosi. Alcuni si sono rivelati oggettivamente bravi e predestinati, altri semplicemente dei fortunati, altri ancora per nulla all’altezza dei padri.

Qualcuno ha detto: “Meglio l’entusiasmo, che il talento” ma, in questo caso, per tante giovani leve sembrano esserci entrambi. Tuttavia non scordiamo che delle “primavere”, cioè l’età biologica degli atleti, non potranno mai essere di esclusiva proprietà di un club. Infatti, il tempo gioca un ruolo favorevole. Insomma, non c’è solo la carriera con i suoi obiettivi ferrei da raggiungere, ma sfaccettature tipiche della giovinezza che hanno i propri comandi e le proprie necessità.

Ed allora ecco che sovvengono i celebri versi di Lorenzo il Magnifico: “Come è bella giovinezza che si fugge tuttavia, chi vuol esser lieto sia, del diman non v’è certezza…”

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