LECCE – Il 27 gennaio 2017, in ricorrenza della Giornata della Memoria, alcuni studenti del Liceo Classico e Musicale “G. Palmieri“ di Lecce hanno avuto l’opportunità di tornare indietro nel tempo ed andare alla scoperta di frammenti di storia rimasti a lungo nell’oblio sia della città di Lecce, che del suo territorio. Per l’occasione, è stata così organizzata una visita guidata, partita da Piazza Sant’Oronzo (l’ex Piazza dei Mercanti), a cura dell’archeologa e guida turistica Lara Galati, che ha accompagnato i partecipanti in un percorso mirato ad illustrare la suddivisione in ere storiche della presenza ebraica nella città.
In pochi sanno, ad esempio, che le prime testimonianze certe della presenza di ebrei risalgono addirittura al 1359. In questa data, infatti, fu imposto un dazio per cui, “sive christianus sive iudeus”, (sia i cristiani, sia gli ebrei) dovevano pagare una tassa prestabilita per il consumo della carne. La maggior parte degli ebrei, però, era concentrata solo in una ristretta zona del capoluogo, ovvero quella vicina alla Basilica di “Santa Croce”, dove all’epoca sorgeva proprio la sinagoga, distrutta dai tumulti scoppiati in città per opera dei cristiani ed inizialmente sostituita, in dispregio dell’altra religione,con la Chiesa dell’Annunziata, oggi non più esistente, della quale rimangono solo alcune testimonianze architettoniche inglobate nell’attuale Palazzo Personè.
Una via quasi nascosta, che si trova nei paraggi, ossia Via della Sinagoga, prende il nome proprio dalla zona in cui in altre epoche si riteneva che sorgesse il luogo di culto giudaico. Come accennato, differenze di razza, religione e cultura hanno contribuito, nel tempo, a scatenare dissidi tra le due popolazioni. Spesso e volentieri, infatti, le famiglie ebraiche erano più che benestanti, potendosi permettere dei privilegi che i cristiani non potevano concedersi. Per di più, nel 1473, Maria D’Enghien, contessa di Lecce, stabilì che tutti gli ebrei della città dovessero essere contraddistinti dalla cosiddetta “rotella rossa“. Tali costrizioni culminarono, in seguito, con l’editto di Carlo V, datato 1541, nel quale si stabiliva che tutti gli ebrei avrebbero dovuto lasciare il Regno di Napoli.
Come ultimo, ma non meno importante, appuntamento della visita, i ragazzi, nelle sale del Castello Carlo V, hanno visitato una mostra intitolata “Da Otranto a Santa Maria al Bagno – Oltre 2000 anni di presenze ebraiche in provincia di Lecce” che ripercorre le tappe storiche che hanno caratterizzato la permanenza di cittadini giudei fino all’immediato dopoguerra.
Tra il 1944 e il 1947, migliaia di sopravvissuti ai campi di sterminio nazisti furono dislocati tra Santa Maria al Bagno, Tricase, Santa Cesarea Terme e Santa Maria di Leuca dall’UNRRA (United Nations Relief and Rehabilitation Administration), organismo creato dagli Alleati per aiutare i reduci nei percorsi di integrazione e riabilitazione. Dal Salento, considerato un paradiso terrestre, la maggior parte scelse di raggiungere Israele per ricominciare una vita normale dopo gli orrori vissuti nei campi di concentramento.
A raccontare quegli anni, sul web è stato pubblicato un documentario intitolato “Una porta per Israele“, nel quale i protagonisti raccontano in prima persona la loro esperienza che vuole avere un valore paradigmatico anche per le future generazioni affinché nessuno dimentichi mai il significato dell’Olocausto e che è stato mostrato ai partecipanti all’interno delle sale del castello leccese ai partecipanti.
Articolo realizzato dagli alunni del Liceo Classico Musicale “G. Palmieri” di Lecce Carlo Campobasso, Arianna Longo, Michele Madaro, Alessio Marenaci, Carolina Rubino, Eleonora Potenza, Lorenza Suriano nell’ambito del progetto di alternanza scuola/lavoro previsto dalla legge 107/2015