ALESSANDRIA – Amato e odiato a Lecce, risolutore ad Alessandria. In pochi mesi, ed a più di mille chilometri di distanza, è cambiata diametralmente la quotidianità dell’ex tecnico giallorosso Piero Braglia, ora alla guida della compagine piemontese, a punteggio pieno nel Girone A di Lega Pro con 6 vittorie su 6 e già a più 5 lunghezze sulla seconda classificata, la Cremonese. Braglia, tre promozioni in carriera, cercherà il poker proprio con i Grigi, guidati in campo dai gol di un attacco atomico formato da Gonzalez e Bocalon, e dalla solidità difensiva (solo 2 gol al passivo nelle prime giornate).
Il trainer toscano, intervistato dalla Gazzetta dello Sport, ha raccontato a tutto tondo le emozioni di questi primi mesi in Piemonte, partendo dai retroscena che lo hanno portato sulla panchina dell’Alessandria: “Erano due anni che volevo allenare l’Alessandria -afferma-. Ci sono riuscito in estate, anche se sono stato l’unico tecnico in Italia ad aver convinto il direttore sportivo a farsi prendere e non viceversa. Magallini mi ha ascoltato tre ore prima di prendermi“.
Lunedì sera è in programma Alessandria-Cremonese, match che, se conquistato dalla truppa di Braglia, potrebbe ampliare ancora il divario con le concorrenti. L’allenatore, cercando di mantenere i piedi per terra, risponde anche a chi insinua sul non-gioco del suo credo tattico e sulla presunta “facilità” del Girone A rispetto: “Dobbiamo stare zitti e lavorare, non pensare ai record. Il Girone A? Tutti luoghi comuni. Idem quelli sul gioco. La mia squadra gioca a calcio checchè se ne dica. Il campionato è molto più duro di quanto possa sembrare, abbiamo avversari importanti come Livorno, Arezzo, Cremonese e la sorpresa Olbia”.
Braglia poi rivela sprazzi della quotidiana vita al Nord, fatto insolito per un allenatore abituato ad allenare nelle piazze del Sud: “Non ero mai salito oltre la mia regione da allenatore. A sessant’anni ho superato questo, al Nord ci ero stato solo da calciatore, per un anno, a Trieste. Mi vedevano più adatto, forse, al Centro-Sud. L’adattamento? Mi trovo molto bene, la gente di Alessandria è passionale e c’è tanto attaccamento nei confronti della squadra. Lo stadio è sempre pieno. Tutt’altro che freddezza”.
E poi spazio alle abitudini, che coinvolgono anche il vice Mauro Isetto: “Con il mio vice andiamo sempre al bar di fronte il Moccagatta (lo stadio di Alessandria, ndr) a bere un Crodino. Scaramanzia? Macché, lo facciamo per parlare di calcio in libertà, ci andiamo anche quando perdiamo le amichevoli. Ad Alessandria ci sfidiamo spesso a carte io, Isetto e Magalini. Giochiamo a ‘ciapa no’, ma vince sempre il direttore. Meno male che in palio mettiamo solo una pizza, altrimenti resteremmo in mutande”.
A 61 anni Braglia vive una seconda giovinezza: “Mi sento bene, amo stare in panchina – conclude il tecnico toscano – e trasmettere la mia grinta ai giocatori. Provo lo stesso divertimento del primo giorno. In fondo, vincere è uguale a tutte le latitudini“.